Praticanti avvocato: limiti al potere di controllo a distanza del “dominus”

Isabella Policarpio

16 Aprile 2019 - 15:48

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Il “dominus” è a tutti gli effetti un datore di lavoro, quindi anche nei confronti dei praticanti avvocato si applicano i limiti e le tutele previsti dallo Statuto dei lavoratori. I dettagli.

Praticanti avvocato: limiti al potere di controllo a distanza del “dominus”

Fino a che limite può spingersi il controllo del “dominus” nei confronti dei praticanti avvocato?

Data la peculiarità del rapporto che intercorre tra praticante e dominus è una domanda lecita. Tuttavia ci preme precisare che la posizione dell’avvocato è del tutto assimilabile a quella del datore di lavoro e, quindi, anche il “dominus” è tenuto a rispettare i limiti previsti dallo Statuto dei lavoratori in ambito di controllo dei praticanti.

In particolare, il “dominus” è tenuto a rispettare quanto stabilito dal Garante della privacy riguardo i controlli a distanza dei praticanti, altrimenti subisce le conseguenze penali e deontologiche che derivano dal fatto.

Il caso più comune può verificarsi quando il “dominus” lascia ai praticanti la gestione di alcuni clienti ma vi interferisce spiando e controllando le email. Dunque, in tal caso, si tratta di reato? Andiamo a vedere la questione nel dettaglio.

Praticanti avvocato: il “dominus” che controlla a distanza commette reato?

Il rapporto tra praticante e “dominus”, pur avendo delle peculiarità, deve comunque considerarsi alla stregua di un vincolo lavorativo vero e proprio, quindi come un rapporto tra datore e dipendente.

Per questo motivo, in caso di controlli a distanza bisogna applicare quanto stabilito dallo Statuto dei lavoratori e dal Garante della privacy, che proprio nel 2018 è intervenuto sull’argomento con un provvedimento che disciplina la riservatezza negli studi legali.

Di conseguenza, il “dominus” che spia le email del praticante, senza che quest’ultimo sappia che la corrispondenza non è privata, commette il reato di “violazione, sottrazione o soppressione di corrispondenza”, nel caso di specie delle email tra praticanti e clienti.

Quindi, nel caso in cui l’avvocato spii i praticanti con qualsiasi mezzo di controllo a distanza è punito con la multa da 154 a 1.549 euro oppure con l’arresto da un minimo di 15 giorni ad un massimo di un anno.

Inoltre, la legge prevede anche che il materiale raccolto non possa essere usato nei procedimenti penali o contestazioni di altra tipologia e non possa costituire prova in giudizio in quanto raccolto in modo illecito.

Controllo a distanza dei praticanti avvocato: quando è consentito?

Come abbiamo evidenziato, anche nei confronti dei praticanti vale il divieto di effettuare i controlli a distanza da parte del datore di lavoro.

Tuttavia il Jobs Act ha liberalizzato, almeno in parte, il sistema dei controlli, consentendoli in alcune circostanze. In particolare, le email possono essere controllate senza l’autorizzazione dei sindacati quando il dominus ha informato preventivamente il praticante del fatto che la corrispondenza è controllata.

Detto in altre parole, i praticanti avvocato devono essere consapevoli del fatto che il dominus ha libero accesso alla corrispondenza, altrimenti la fattispecie integra il reato di cui sopra.

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