Dopo la rottura con gli scissionisti, il Campo Progressista di Giuliano Pisapia flirta con il PD anche se ci sarebbe un veto su Renzi possibile premier.
Giuliano Pisapia sembrerebbe nutrire più di un dubbio su Matteo Renzi possibile candidato premier della coalizione guidata dal PD. Dopo la rottura con il Movimento Democratico e Progressista, l’ex sindaco di Milano continua a rimanere indeciso riguardo il suo futuro politico.
Secondo Bruno Tabacci, ex assessore di Milano sotto la giunta Pisapia e ora tra le persone più vicine all’avvocato, il segretario del partito maggiore di una coalizione non può ambire a fare il premier, ruolo dove invece si starebbe comportando più che bene l’attuale inquilino di Palazzo Chigi Paolo Gentiloni.
Campo Progressista quindi avrebbe le idee molto chiare su come imbastire una alleanza elettorale con il Partito Democratico: la coalizione si può fare ma come capo del governo andrebbe individuata una figura terza rispetto agli attuali leader di partito.
Anche se gli ultimi sondaggi politici elettorali non sembrerebbero essere favorevoli, rimane viva nel centrosinistra italiano la convinzione che dopo le prossime elezioni possa nascere un governo contiguo a quello attuale di Gentiloni soprattutto se, come ormai appare probabile dopo la decisione di ricorrere al voto di fiducia, dovesse essere approvato il Rosatellum-bis.
I paletti di Pisapia
Fare da “stampella” oppure da “ruota di scorta” al Partito Democratico non sembrerebbe essere allo stato attuale delle cose una prerogativa di Giuliano Pisapia. La telenovela riguardante il centrosinistra quindi non è ancora vicina alla sua conclusione.
Il divorzio consensuale tra Campo Progressista e gli scissionisti, quindi di conseguenza anche con tutto il resto della sinistra, farebbe pensare a una naturale migrazione del movimento fondato dall’ex sindaco di Milano verso i lidi del PD.
Da tempo infatti si parla di una possibile lista alle prossime elezioni in supporto ai dem formata da, oltre Pisapia, anche da Emma Bonino e dall’attuale ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda.
Il Partito Democratico così sarebbe a capo di una coalizione che vedrebbe al suo interno anime centriste, radicali e più marcatamente di sinistra. Matteo Renzi in questo modo andrebbe a trovare la quadratura del cerchio con una alleanza credibile e bilanciata.
Anche qui però al momento non sembrerebbero mancare i problemi. Secondo Tabacci infatti a questo punto si verrebbe a porre la questione del candidato premier, visto che secondo lui questo ruolo non potrebbe essere attribuito al segretario di un partito.
Ospite di un evento in Salento, poche ore prima anche Giuliano Pisapia aveva sottolineato come Matteo Renzi “non è il candidato premier, ma è il segretario del partito più grande del centrosinistra”.
Il messaggio quindi che arriva da Campo Progressista è forte e chiaro. Visto che nuove primarie sarebbero fuori luogo e inutili, il nodo non sembrerebbe essere così facile da sciogliere anche perché, sul versante dem, non ci sono dubbi su chi debba essere il candidato premier.
Gentiloni sempre in partita
Spesso anche canzonato per il suo modo molto silenzioso di guidare il governo, Paolo Gentiloni ogni giorno che passa acquisisce sempre più nuovi sponsor per una sua riconferma a Palazzo Chigi.
Anche Bruno Tabacci infatti definisce l’attuale premier una “persona di altissimo livello”, parole queste che suonano quasi come una investitura indiretta su chi dovrebbe guidare secondo Campo Progressista il prossimo governo.
Oltre che dal Colle, un Gentiloni-bis poi sarebbe ben visto anche da Bruxelles, dal mondo economico e da quello istituzionale in generale. Matteo Renzi invece è sempre più determinato che mai a tornare lui alla guida del paese.
Nonostante questi mal di pancia palesati, alla fine Pisapia andrà a far fronte comune con il Partito Democratico alle prossime elezioni. Per il centrosinistra però quello del possibile premier al momento sembrerebbe essere l’ultimo dei problemi.
Intanto c’è una legislatura agli sgoccioli che deve portare a termine gli ultimi obiettivi, ovvero legge elettorale e manovra Finanziaria. Se nel primo caso il voto di fiducia dovrebbe bastare a evitare imboscate, sulla legge di Bilancio ci potrebbe essere qualche problema in più.
La questione più importante però è che in questo momento una vittoria elettorale per la coalizione del PD sembrerebbe essere molto lontana. I dem infatti vengono attestati come primo partito del paese ma, oltre alla concorrenza dei 5 Stelle, c’è anche il fatto che il centrodestra unito sarebbe avanti.
Pisapia negli ultimi mesi è stato più corteggiato di una diva di Hollywood però, in sostanza, sono pochi i voti che potrebbe portare in dote. In più il suo strappo con i bersaniani ha provocato l’immediato ricompattamento di tutto il fronte di sinistra ostile a Renzi, che alle elezioni se rimane coeso può dar molto fastidio al PD.
Anche col Rosatellum-bis lo scenario più probabile è quello di un pareggio elettorale. Dalle urne potrebbe uscire fuori un governo tecnico o di scopo più che uno dalle larghe intese, con Renzi che quindi sarebbe fuorigioco in questa eventualità anche senza i paletti posti da Campo Progressista.
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