Il co-pilota Giorgetti grida «Brace, brace!». E la retromarcia sui tabaccai parla chiaro

Mauro Bottarelli

30 Gennaio 2022 - 18:00

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Il titolare del Mise e la nudità del Re: energia e inflazione tramano un brusco ritorno alla realtà. E se l’obbligo di green pass per i negozi si fa arbitrario, parte l’apologia per la pillola Pfizer

Il co-pilota Giorgetti grida «Brace, brace!». E la retromarcia sui tabaccai parla chiaro

Data la mole, più che di un canarino si tratta di uno pterodattilo nella miniera. Ma attenzione a sottovalutare l’allarme lanciato dal ministro per lo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, nel pieno delle celebrazioni per il secondo mandato Mattarella: inflazione, bolletta energetica e rallentamento della crescita stanno preparando una primavera da incubo. Il governo deve attrezzarsi.

Insomma, come su un simbolico aereo, il co-pilota Giorgetti ha invitato gli italiani a bordo a porsi in posizione brace, brace! Quella da atterraggio di emergenza. Quella da impatto. Brusco. Perché dopo mesi di narrativa sul Pil dei record, sul PNRR come nuovo Piano Marshall, sui riconoscimenti dell’Economist e sul Recovery Fund che garantirà navigazione tranquilla al nostro debito, ora Madama Realtà sta entrando a palazzo. Con modi bruschi da Thelma e Louise e non da cortigiana e in punta di galateo: senza una risposta al suo bussare, la porta la sfonderà.

E l’aver minacciato le dimissioni, un classico coup de theatre delle politica declinata in modo e tempo di comunicazione a effetto, carica la messa in guardia di Giorgetti di ulteriore tensione. Per due motivi. Primo, il ministro leghista sta vedendo aumentare a dismisura le pratiche relative a crisi aziendali depositate sul suo tavolo. Secondo, stante il rapporto di stima reciproca e stretta collaborazione che lo unisce a Mario Draghi, sicuramente Giancarlo Giorgetti ha concordato la mossa proprio con il presidente del Consiglio, una volta garantito lo sblocco dell’impasse dalla disponibilità di Mattarella.

Come dire, la ricreazione del governo dei Migliori è finita. Così come certi trionfalismi in libera uscita da dicasteri tanto strategici, quanto ostaggio di ego ipertrofici dei titolari. E, forse, punto fermo anche sul CTS che detta i tempi della società e dell’economia. In tal senso, una grossa mano - non si sa quanto involontaria - l’avrebbe fornita l’infelice uscita del vice-ministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, riguardo la determinazione del governo a rendere difficile la vita ai non vaccinati, poiché pericolosi. Al netto delle scuse e del ridimensionamento da parte dell’interessato, la riprova arriva dalla silenziosa ma drastica retromarcia sull’obbligo di green pass base dal 1 febbraio per tabaccai e pubblici esercizi non destinati alla vendite di beni essenziali.

Come sempre accade in questi casi, l’inversione a U è stata nascosta tra le pieghe delle cosiddette FAQ, le domande e risposte del governo relative ai nuovi provvedimenti restrittivi contenuti nei decreti. E proprio a ridosso della deadline e come risposta alla minaccia di sciopero dei tabaccai, eccone comparire una che stravolge completamente l’impostazione in oggetto, coinvolgendo anche il resto delle attività di vendita al dettaglio. Ovvero, i titolari delle attività commerciali che non vendono beni di prima necessità, e quindi non solo i tabaccai, non devono effettuare necessariamente i controlli sul possesso del green pass base all’ingresso, ma possono svolgerli a campione successivamente all’ingresso della clientela nei locali.

Tradotto, ci siamo resi conto delle saracinesche abbassate e dei locali vuoti, ci siamo resi conto di città commercialmente e turisticamente morte come durante un vero lockdown e abbiamo provveduto. Ma non abbiamo il coraggio di ammettere che abbiamo sbagliato tutto. Perché siamo i Migliori e non possiamo chiedere pubblicamente scusa o dire mi dispiace, esattamente come Fonzie di Happy days. Tradotto ulteriormente, nessun controllo all’ingresso. Il titolare del negozio, se vuole, può compierne a campione e a sua discrezione. Ovvero, provvedimento archiviato.

E al netto di parrucchieri ed estetisti che ora chiederanno ragione del loro regime di apartheid, la natura emergenziale di quanto avvenuto è insita proprio nell’origine della rivolta: i tabaccai, ovvero gli agenti riscossori dello Stato per antonomasia. Perché oltre a vendere genere di monopolio, nei loro punti vendita si pagano multe, Tari, abbonamenti ai mezzi pubblici, canoni e tasse locali. Lo Stato che si fa forte del parere dei virologi, si è fatto piccolo di fronte alle minacce della sua lunga mano fiscale, nonostante il rassicurante travisamento da paradiso del tabagista.

Tira brutta aria, quando si arriva a certi punti. E paradossalmente è ancora peggio, quando una simile retromarcia viene silenziata dai media. Gli stessi che, prima della settimana quirinalizia, dedicavano ossessivamente il 90% del loro lavoro al Covid e ai suoi addentellati. Silenzio pressoché tombale. Così come sul crollo del 51% delle prime dosi somministrate la scorsa settimana, sintomo che a ridosso della scadenza del 1 febbraio l’effetto ricatto sugli over 50 aveva esaurito già il suo effetto.

Al riguardo e per chiudere, mi sento in dovere di offrire un vero servizio pubblico. Con il mese entrante, infatti, oltre all’obbligo vaccinale arriveranno anche le pillole della Pfizer, poiché il generale Figliulo ha già confermato l’acquisto di 11 milioni di dosi. Il farmaco in questione di chiama Paxlovid e dopo quella della FDA americana, la scorsa settimana ha ricevuto il via libera anche dall’EMA, l’ente di certificazione e controllo farmacologico europeo. In questo caso, titoli e titoloni si sono sprecati su giornali, tg e siti.

Il tutto senza però soffermarsi troppo su effetti collaterali e interazioni pericolose con altri farmaci, oltretutto di uso comunissimo fra i cittadini.A confermarlo ci pensa questo pdf, un documento che più ufficiale non si può, poiché trattasi del bugiardino del farmaco in questione pubblicato proprio dalla FDA statunitense sul suo sito e sotto forma di comunicato stampa, in ottemperanza agli obblighi federali di trasparenza. E cosa dice, in breve? A parte sconsigliarne l’uso a prescindere per chi soffre di patologie renali o epatiche, è la lista dei possibili effetti collaterali in caso di assunzione con altri farmaci a risultare un pochino troppo lunga.

E decisamente allarmante, poiché le interazioni non solo riguardano categorie diffusissime come i prodotti contro il colesterolo alto, gli anti-coagulanti e gli anti-depressivi ma le conseguenze di tali interazioni con il Paxlovid vengono definite potenzialmente letali dallo stesso ente di controllo e certificazione statunitense. Sarebbe stato carino che tutto questo fosse stato comunicato come parte integrante della notizia sull’arrivo della pillola in Europa. Si chiama completezza di informazione. E costa poca fatica, due minuti di navigazione sul sito della FDA. Qualcosa sta cambiando, sottotraccia ma molto rapidamente. Perché l’impatto con la realtà appare decisamente alle porte. Come confermato dal brace, brace! del co-pilota Giorgetti, mentre il Parlamento ballava sul Titanic del secondo mandato.

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