Perché un’azienda italiana dovrebbe quotarsi in Borsa

Francesca Caiazzo

15 Febbraio 2018 - 12:41

Le aziende italiane, soprattutto quelle di piccole dimensioni, hanno maggiori benefici in termini di crescita se quotate in Borsa. Eppure la propensione delle imprese alla quotazione è minore in Italia rispetto che in altri Paesi.

Perché un’azienda italiana dovrebbe quotarsi in Borsa

Le imprese italiane quotate in Borsa hanno maggiori opportunità di crescita e sono più profittevoli di quelle non quotate.

E’ il risultato di uno studio realizzato dall’Università Bocconi ed Equita finalizzato a esplorare l’andamento del mercato dei capitali e capirne sviluppo ed evoluzione.

Nonostante questa conclusione, però, in Italia le aziende - soprattutto quelle di piccole dimensioni - non hanno mostrato mai una grande propensione ad affacciarsi su Piazza Affari.

Le aziende quotate crescono di più

Le ragioni per cui un’azienda italiana dovrebbe quotarsi in Borsa sono diverse. Innanzitutto, la quotazione genera benefici sul fronte della crescita aziendale in termini di investimenti, personale impiegato e ricavi.

Essere su Piazza Affari diventa uno strumento di forza rispetto alle aziende non quotate anche nei momenti più turbolenti dell’economia nazionale, con una maggiore attitudine alla resistenza alla crisi e alla ripresa.

Effetti positivi dalla quotazioni si riversano anche sul mercato del debito e del finanziamento bancario: per le aziende quotate l’accesso è agevolato potendo contate su una cassa interna meno limitata rispetto alle azienda non in Borsa.
Infine, da non sottovalutare il contributo che un’azienda quotata offre alla crescita economica del Paese.

Ma se appare tutto così ottimale, come mai le imprese italiane mostrano minore propensione a quotarsi in Borsa rispetto alle realtà imprenditoriali di altri Paesi?

Le piccole imprese sono le più restie

Uno scenario affatto scontato, dunque, in cui nonostante gli eventuali benefici spingano verso la quotazione, le aziende italiane non sono così propense a farlo. Soprattutto quando si parla di imprese di piccole dimensioni.

Proprio queste ultime, infatti, sono le più restie a quotarsi. Dinnanzi alla necessità di incrementare la crescita e di ridurre l’eventuale indebitamento, dovrebbero considerare la quotazione come un’opportunità da cogliere e

“come strumento per la crescita e per raggiungere una size ottimale anche al fine di creare valore per i soci”.

Al contrario, le imprese più grandi, si affacciano sui mercati finanziari durante la fase di crescita

“e quindi quando necessitano di ottenere più visibilità e standing sul mercato dei capitali o quando gli azionisti delle stesse necessitano di una way out”.

Inversione di tendenza

La tendenza però sta subendo un’inversione di rotta, perché proprio le aziende più piccole nello scenario economico degli ultimi anni hanno saputo dare il loro importante contributo alla crescita dei mercati guardando con maggiore interesse a quello dei capitali.

Prova ne è

“l’interessante quanto auspicato sviluppo del mercato AIM di Borsa Italiana, sul quale Equita crede fortemente ed ha puntato in prima persona come dimostra la nostra recente Ipo

sottolinea il presidente della sim milanese, Francesco Perilli.

Ma quali sono le ragioni di questo cambiamento culturale della piccola imprenditoria? Andrea Vismara, amministratore delegato di Equita spiega:

“È dovuto a diversi fattori: una maggiore consapevolezza delle imprese italiane verso una struttura del capitale meno sbilanciata verso il finanziamento bancario; un crescente apprezzamento degli investitori verso le aziende italiane, che hanno mostrato ottima resilienza e performance di mercato”.

Piccoli passi, dunque, in un percorso ancora lungo, che dovrà prevedere:

“semplificazione del processo di quotazione sul mercato principale, differenziazione delle regole di quotazione tra large e small caps a vantaggio delle seconde e maggior tutela delle banche di investimento che supportano anche le PMI - eccessivamente impattate dalla MIFID 2

conclude Vismara.

Accesso completo a tutti gli articoli di Money.it

A partire da
€ 9.90 al mese

Abbonati ora

Iscriviti a Money.it