Perché la Romania ci sta dando una lezione di democrazia

Giulia Mirimich

8 Febbraio 2017 - 16:14

La protesta a Bucarest continua, i cittadini in Romania chiedono le dimissioni del nuovo governo e danno al mondo una vera e propria lezione di democrazia. Ecco perché.

Perché la Romania ci sta dando una lezione di democrazia

Sono giorni ormai che in Romania le strade di Bucarest pullulano di cittadini indignati impegnati nella protesta contro il nuovo governo, in nome della democrazia.

Il popolo romeno ha gridato un sonoro “no” la cui eco è risuonata in tutta Europa. Un “no” in favore della democrazia, il principio su cui getta le sue fondamenta la libertà - di parola, di stampa, d’opinione - quel principio grazie al quale potere esecutivo, potere legislativo e potere giudiziario si controbilanciano e si controllano a vicenda.

I romeni ci hanno ricordato le differenze tra una democrazia reale e una democrazia di facciata, ma soprattutto hanno dimostrato che l’esercizio del potere popolare è ancora efficace.

Esiste il potere del popolo ed esiste l’identità del cittadino, inteso nel senso cosmopolita del termine, difensore della giustizia. Sembra quasi paradossale che una lezione tanto importante giunga dal più grande paese dei Balcani, un paese notoriamente dilaniato per anni dall’antidemocrazia dello stalinismo.

Ma forse proprio per questo, proprio perché la Romania e il popolo romeno hanno sacrificato per anni il desiderio di democrazia, ora si cerca di difenderla il quanto più possibile. Cittadini impegnati nella difesa della giustizia sociale, impegnati a dire “no” alla corruzione delle istituzioni.

In un’Europa dilaniata da partiti estremisti e conservatori, in un’Europa dove emergono sempre più figure simili a Marine Le Pen e Geer Wilders, in un mondo diviso tra personalità quali Trump e Putin, c’è enorme bisogno di lezioni di democrazia.

La Romania ci ricorda che a fare la differenza sono davvero i cittadini e che realmente sono i governi a dover temere i loro popoli, non il contrario.
 La piazza ferma il governo e il mondo dovrebbe fermarsi a guardare questo spettacolo.

Romania: i motivi della protesta

Le proteste in Romania sono cominciate il 1 febbraio a causa del ddl per la riduzione delle pene per corruzione e abuso di potere, nato per mano del Partito Socialdemocratico, erede di quel Partito Comunista che non ha bisogno d’essere ricordato.

L’incisività della protesta romena è stata tale da determinare, appena quattro giorni dopo, l’annullamento del decreto con il quale la legge anticorruzione veniva notevolmente indebolita. Ma i cittadini non si fermano: chiedono le dimissioni del governo.

Anche i romeni all’estero si sono uniti a quella che è stata considerata la più grande protesta dal 1989, anno della caduta del comunismo in Romania.

Il ddl che il governo ha cercato di far passare non era soltanto un tentativo di mettere al riparo l’esecutivo da possibili inchieste giudiziarie, ma anche di salvaguardare quei numerosi rappresentanti di spicco del Psd sotto indagine per reati di corruzione.

Primo tra tutti lo stesso presidente del partito, Liviu Dragnea, riconosciuto colpevole per frode elettorale. Non era dunque affatto casuale la particolare premura per la depenalizzazione delle leggi anti corruzione.

Inevitabile pensare a situazioni analoghe vissute nel nostro paese, con esiti decisamente differenti.

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