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Romania tra caos e proteste: cosa sta succedendo e perché?

lunedì 6 febbraio 2017, di Marco Frattaruolo

Proteste in Romania: cosa sta succedendo?
In molti hanno definito le proteste che vanno in scena dallo scorso primo febbraio per le strade di Bucarest tra le più grandi dai tempi del crollo del Comunismo, avvenuto nel 1989. A Bucarest, capitale della Romania, dalla sera del 1° febbraio migliaia di cittadini continuano infatti a sfilare contro il governo a guida socialdemocratica.

All’inizio la protesta aveva come bersaglio il decreto legge introdotto il 31 gennaio dal governo in carica che prevedeva la riduzione delle pene per corruzione e abuso di potere. Le proteste hanno fatto sì che domenica 5 febbraio il governo ritirasse la nuova legge, ma la vittoria della piazza non ha comunque fermato l’ondata di manifestazioni, tanto che domenica centinaia di migliaia di persone sono tornate a manifestare.

Nonostante la loro vittoria i manifestanti continuano infatti a chiedere le dimissioni da parte del governo guidato dal socialdemocratico Sorin Grindeanu, e rassicurazioni in merito al fatto che in futuro non vengano più scritti decreti legge in merito alla depenalizzazione della corruzione, uno dei problemi che più affligge la Romania.

Di seguito vediamo quali sono i motivi che hanno portato i cittadini rumeni a scendere in piazza e quali sono le prospettive future del paese.

Proteste Romania 2017: i motivi delle manifestazioni

Le proteste che in Romania vanno ormai avanti senza interruzione dallo scorso 1°febbraio hanno come bersaglio il nuovo governo socialdemocratico guidato da Sorin Grindeanu. In principio, il motivo che aveva messo in moto la sollevazione popolare era stata l’approvazione di un decreto legge che prevedeva la riduzione delle pene per vari reati di corruzione e di abuso di potere.

La nuova legge, contestata dal popolo, avrebbe infatti previsto la decriminalizzazione di vari reati di corruzione e la punibilità con il carcere per reati di abuso di potere solo nel caso in cui fosse stato dimostrato un danno nei confronti dello stato maggiore a 44mila euro.

Secondo molti, compreso il presidente della Repubblica Klaus Iohannis (che è intervenuto direttamente chiedendo l’intervento della Corte Costituzionale, del capo della Corte suprema, di quello dell’organizzazione anti-corruzione e del procuratore generale), la nuova legge sarebbe stata scritta solo ed esclusivamente in favore del leader del Partito Socialdemocratico rumeno Libiu Dragnea, a processo proprio per abuso di potere e il cui danno nei confronti dello stato ammonterebbe a circa 24mila euro, quindi sotto la soglia che sarebbe stata prevista dalla legge.

La rabbia dei cittadini e le imponenti proteste di piazza, passate non di certo inosservate soprattutto all’interno dei confini dell’Unione europea, domenica hanno però indotto il governo di Grindeanu a ritirare la legge.

In un intervento televisivo, Grindeanu oltre a dichiarare che il decreto sulla corruzione avrebbe conformato il paese alla Costituzione, ha inoltre affermato che il la legge in questione tornerà in parlamento, il quale sarà chiamato a discuterla. Nel frattempo il ministro per gli Affari e il Commercio, Florin Jianu, si è dimesso dall’esecutivo per “motivi etici”, mentre al ministro della Giustizia, Florin Iordache, è stato espressamente chiesto di far luce sui motivi del flop.

Romania: perché i cittadini continuano a protestare?

Nonostante domenica 5 febbraio il governo di Grindeanu abbia annunciato il ritiro della legge sulla corruzione i cittadini rumeni, sfidando il grande freddo invernale, sono scesi di nuovo in strada per festeggiare e per continuare le proprie proteste. Il tentativo del governo rumeno di mettere mano a una legge che riguarda uno dei temi più delicati del paese, la corruzione, ha infatti preoccupato la popolazione che ora ritiene le contro-mosse adottate dal governo insufficienti.

Durante le proteste di domenica uomini e donne rumeni hanno chiesto a gran voce le dimissioni del governo e la promessa che in futuro non vi siano più tentativi di introdurre leggi depenalizzanti sulla corruzione.

Secondo molti analisti il governo Grindeanu non può dormire sonni tranquilli.
I precedenti parlano infatti piuttosto chiaro: nel 1989 le violente proteste contro il regime di Nicolae Ceausescu portarono al crollo del regime comunista tra i confini rumeni, mentre, se volessimo risalire a fatti più recenti, nel novembre del 2015 il riversarsi in piazza del popolo rumeno contro il governo socialdemocratico guidato dall’allora primo ministro Victor Ponda (accusato di corruzione in merito all’incendio di un locale di Bucarest in cui morirono 64 persone) portò alle sue dimissioni. Come si suol dire se è vero che due indizi sono una coincidenza..

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