Perché i tassisti scioperano?

Giulia Adonopoulos

22/02/2017

Taxi in sciopero da 6 giorni, ma perché? Ecco cosa dice la legge che non piace ai tassisti e i motivi della protesta.

Perché i tassisti scioperano?

Perché i tassisti stanno scioperando?

Questa la domanda che in tantissimi si stanno ponendo in seguito al caos che lo stop dei taxi sta provocando nelle principali città italiane. I tassisti sono in sciopero da 6 giorni e la protesta dei taxi è addirittura sfociata in scontri e violenze contro la polizia nel centro di Roma. Cosa sta succedendo? Per quale motivo i tassisti hanno intrapreso questa mobilitazione?

Il pomo della discordia è il decreto Milleproroghe, su cui il governo ha posto la questione di fiducia anche alla Camera. Il decreto, che dovrà essere convertito in legge entro il 28 febbraio, è giunto alla Camera senza modifiche rispetto alla versione approvata dal Senato, comprese le norme che riguardano la regolamentazione sui taxi abusivi e i servizi NCC (noleggio con conducente).

Le novità del decreto milleproroghe favorirebbero, secondo i tassisti, Uber. Per sapere cos’è Uber e come funziona attualmente in Italia puoi leggere: Uber: l’app mobile per prenotare auto a noleggio. Come funziona? e Uber a Roma: come funziona, costi, auto disponibili e tariffe

Ecco spiegato in modo semplice cosa dice la legge “anti-taxi” e “pro-Uber” e le ragioni che hanno portato i tassisti alle maxi-proteste in piazza.

Taxi in sciopero, perché? Cosa dice il decreto milleproroghe

Il decreto milleproroghe 2017 è il maxiemendamento approvato al Senato e in attesa di ottenere la fiducia alla Camera, che apporta molte novità in diversi settori. Per sapere cosa dice il decreto milleproroghe puoi leggere l’articolo Milleproroghe 2017, maxiemendamento approvato: lavoro, fisco, pensioni. Cosa cambia?

Tra le categorie più in disaccordo con le misure del decreto c’è quella dei tassisti. Perché? In sostanza, il decreto milleproroghe 2017 contiene un emendamento proposto dalla senatrice del PD Linda Lanzillotta che prevede il rinvio di un altro anno dell’entrata in vigore di alcune norme volte a contrastare il servizio abusivo dei taxi e di noleggio con conducente (NCC). Queste misure andrebbero a regolamentare anche Uber, il servizio di autotrasporto con conducente privato simbolo della sharing economy. Si tratta di due concorrenti molto forti per i taxi, che quindi si sentono penalizzati.

Le norme in materia di trasporto di persone tramite autoservizi non di linea sono sospese fino alla data del 31 dicembre 2017.

Sciopero taxi: cosa vogliono i tassisti?

I tassisti, appoggiati anche dalle forze politiche di destra, estrema destra e Movimento 5 Stelle (il sindaco di Roma Virginia Raggi ha espresso il suo sostegno ai tassisti in protesta), vogliono che l’emendamento Lanzillotta venga abrogato. Le maxi-proteste in piazza e gli scontri con le forze dell’ordine mirano proprio a fare pressioni sul ministro dei Trasporti Graziano Delrio affinché ciò accada.

I sindacati e le associazioni in difesa della categoria sono pronti a sedersi sul tavolo delle trattative per trovare un accordo con il governo che possa portare a una veloce regolamentazione del settore. Delrio ha risposto che “c’è bisogno di garanzie, da un lato sui diritti dei cittadini e dell’altro anche sui diritti di chi ha investito nella propria azienda, che sono i tassisti”.

Intanto gli italiani, stretti tra un sistema dei trasporti pubblici che funziona a metà e l’impossibilità di servirsi di Uber come in ogni Paese civile, sono in attesa di capire cosa succederà e chi, tra le due parti, avrà il pugno di ferro (anche se durante le proteste a Roma lo si è già intuito).

Ricordiamo che Uber, il servizio di trasporto automobilistico privato con autista e gestito via app, molto economico e amato all’estero, esiste in Italia. Uber c’è a Roma, Firenze e Milano, ma a causa dei ricorsi delle associazioni di tassisti, UberPop (versione di Uber per cui chiunque dotato di auto propria può registrarsi e utilizzare ai fini del trasporto di un cliente) è stato dichiarato illegale in Italia e bloccato per concorrenza sleale.

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