Pensioni: perché il cumulo dei contributi non è ancora operativo?

Stefania Manservigi

19 Marzo 2018 - 16:09

Nonostante la Legge di Bilancio 2017 abbia esteso il cumulo gratuito dei contributi anche ai professionisti, al momento non risulta ancora operativo. Ecco perché.

Pensioni: perché il cumulo dei contributi non è ancora operativo?

Tra i liberi professionisti e la possibilità di andare in pensione avvalendosi del cumulo contributivo gratuito ci sarebbe un problema che, per il momento, sembra insormontabile: la competenza del costo delle pratiche, stimato in 65 euro per professionista.

Il problema d’altronde era stato già sollevato dall’Inps dieci mesi dopo l’approvazione della Legge di Bilancio quando, nell’ottobre 2017, l’Istituto ha emanato una circolare che subordinava ad un accordo Casse-INPS l’applicazione della norma. L’accordo c’è stato ma non su tutto: le parti infatti non sono riuscite ad accordarsi sulle spese bancarie e applicative, quantificate nella cifra di 65 euro a testa.

A distanza di mesi, dunque, la situazione si trova in un punto di stallo, con molti liberi professionisti che hanno lasciato il lavoro per andare in pensione, e si trovano invece impossibilitati ad usufruire del cumulo. Una sorta di nuovi esodati, come li ha definiti COSMED nel comunicato stampa in cui denuncia la situazione.

Scontro Inps - Adepp, chi deve pagare i 65 euro?

Il cumulo dei contributi, dunque, pur essendo stato riconosciuto come un diritto dei liberi professionisti, non è al momento esigibile a causa della diatriba tra Inps e Adepp (l’associazione che riunisce le casse dei professionisti), che si stanno scaricando a vicenda la responsabilità di procedere al pagamento delle spese bancarie e applicative.

Le Casse di previdenza, attraverso alcuni comunicati, hanno sollecitato nei giorni scorsi l’attivazione del cumulo gratuito, spiegando che i costi di gestione non possono essere imposti alle stesse in quanto la legge imporrebbe la gestione del cumulo all’Inps.

Dal canto suo il presidente dell’Inps Tito Boeri non ha fatto passi indietro, e ha sottolineato come la competenza debba essere delle singole casse:

"Appare del tutto ingiustificato che debba essere l’Istituto previdenziale pubblico, finanziato con i costi dei contribuenti, a farsi carico di un costo che è, oggettivamente, di competenza di tutti gli Enti coinvolti nella procedura".

Il presidente dell’Inps ha inoltre invitato i liberi professionisti a

"rivolgere un appello alle vostre Casse di appartenenza, chiamandole alla responsabilità e alla ragionevolezza, per raggiungere al più presto un accordo sul punto".

I nuovi esodati

A riportare l’attenzione sulla vicenda, e sul pericoloso stallo che si è venuto a creare, è stato un comunicato della COSMED che ha sottolineato come la diatriba tra l’Inps e l’Adepp stia impedendo a molti liberi professionisti di usufruire di un diritto riconosciuto dalla Legge, creando situazioni di disagio e una nuova categoria di lavoratori esodati, senza pensione nè stipendio.

"Si nega così a lavoratori che hanno versato fior di contributi un diritto esigibile a norma di una legge dello Stato, in base alla quale essi hanno optato per un pensionamento che invece si è trasformato in una perdita del lavoro. Un paradosso legato ad una cifra risibile che gli stessi pensionati e pensionandi sarebbero disposti a pagare di tasca propria, con buona pace dei contendenti"

si legge nel comunicato, dove viene spiegato che nemmeno l’ipotesi di far pagare i costi di gestione direttamente agli interessati sarebbe percorribile perché

"per far pagare 65 euro all’interessato occorrerebbe una norma legislativa che richiederebbe oltre che un Parlamento ed un Governo insediato tempi tecnici non brevissimi".

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