Pensioni, come ci vanno le donne nel 2024: le nuove soluzioni possibili

Simone Micocci

20/09/2023

20/09/2023 - 14:11

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Ape Sociale rosa o nuova Opzione Donna? Il governo riflette sulla migliore soluzione per consentire alle donne un accesso privilegiato alla pensione.

Pensioni, come ci vanno le donne nel 2024: le nuove soluzioni possibili

Per donne e uomini si applicano le stesse regole per andare in pensione, con la sola eccezione rappresentata dalla pensione anticipata che nel caso delle lavoratrici richiede un anno di contributi in meno (41 anni e 10 mesi di contributi contro i 42 anni e 10 mesi degli uomini).

C’è poi il discorso legato a Opzione donna: per anni, infatti, le lavoratrici hanno goduto di un canale preferenziale per l’accesso alla pensione, potendo andarci già a 58 anni (e con 35 anni di contributi) a patto di accettare un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno. Tuttavia, con l’ultima manovra il governo ha rivisto sensibilmente i criteri di accesso a Opzione Donna rendendoli molto più stringenti: ciò ha reso particolarmente difficile accedere a questa misura, tant’è che per com’è oggi non rappresenta una strada percorribile per gran parte delle lavoratrici.

A tal proposito, con la Legge di Bilancio 2024 il governo dovrà rispondere alla domanda su cosa intende fare per le lavoratrici, anche perché è bene ricordare che le donne solitamente trovano maggiori difficoltà rispetto agli uomini nel raggiungere un elevato numero di contributi e per questo motivo per loro è complicato accedere a misure di flessibilità che prevedono un requisito contributivo stringente come ad esempio nel caso di Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi).

Ebbene, secondo indiscrezioni sembra che il governo stia valutando due strade alternative per le donne: da una parte semplificare l’accesso all’Ape sociale, dall’altra il ritorno al passato per Opzione Donna.

Opzione Donna, come funziona oggi e cosa può cambiare nel 2024

Oggi a Opzione Donna possono accedere le lavoratrici che entro il 31 dicembre 2022 hanno maturato i seguenti requisiti:

  • età minima 60 anni, con la possibilità di ridurla di 12 mesi per ogni figlio avuto ma fino a un massimo 2 anni (scendendo così a 58 anni);
  • 35 anni di contributi.

Allo stesso tempo bisogna far parte di almeno una delle seguenti categorie:

  • caregiver, ossia assistono, al momento della richiesta e da almeno 6 mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità, ovvero un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i settanta anni di età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti;
  • invalide civili, ossia se hanno una riduzione della capacità lavorativa superiore o uguale al 74 per cento;
  • lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa. Per quest’ultime il requisito anagrafico si riduce a 58 anni indipendentemente dal numero dei figli.

Requisiti che di fatto hanno circoscritto la platea di Opzione Donna a poche migliaia di lavoratrici, tant’è che non sono mancate le polemiche da parte di coloro che improvvisamente sono state escluse dalla platea delle beneficiarie. Ed è proprio alle “esodate” di Opzione Donna che il governo dovrà dare una risposta che potrebbe arrivare con la Legge di Bilancio 2024 dove, risorse permettendo, potrebbe esserci il ritorno ai vecchi requisiti:

  • età minima 58 anni per le lavoratrici subordinate, 59 per le autonome;
  • 35 anni di contributi.

Nessun vincolo ulteriore: ad accedere a Opzione Donna potranno essere tutte le lavoratrici indipendentemente dalla categoria di appartenenza. Laddove le risorse non dovessero bastare non è da escludere invece una soluzione di mezzo: niente più categorie riservate, ma il requisito anagrafico continuerebbe a essere pari a 60 anni.

L’Ape rosa

La seconda possibilità, che potrebbe essere alternativa o complementare a Opzione Donna a seconda di quelle che saranno le risorse, prevede invece una semplificazione dell’Ape Sociale per le donne.

Nel dettaglio, l’obiettivo è di ridurre il requisito anagrafico attualmente richiesto dall’Ape sociale - 63 anni - per le donne, portandolo a 61 o persino a 60 anni, mantenendo inalterato il requisito contributivo:

  • servirebbero quindi ancora 30 anni di contributi alle donne che rientrano in una categoria tra disoccupate, invalide e caregiver;
  • per le lavoratrici impiegate in mansioni gravose, invece, il requisito contributivo sarebbe pari a 36 anni.

Ma ricordiamo che già oggi esiste uno sconto di contributi per le donne con figli: per l’Ape Sociale, infatti, il requisito contributivo viene ridotto di 12 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di 2 anni.

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