Paul Krugman su Tobin tax: giusta, ma non risolverà la crisi

Federica Agostini

18 Ottobre 2012 - 13:56

Paul Krugman su Tobin tax: giusta, ma non risolverà la crisi

La tassa sulle transazioni finanziarie non è argomento nuovo, se ne discute da molto tempo e in morte parti del mondo. Paul Krugman, premio Nobel per l’economia nel 2008, si è detto più volte favorevole alla Tobin Tax illustrandone i potenziali punti di forza, ma la sola tassa sulle transazioni finanziarie non risolverà la crisi. Abbiamo estrapolato alcune delle considerazioni dell’autore che, seppure non riferite all’attualità dei fatti che stiamo vivendo, risultano lo stesso particolarmente significative.

La situazione

L’Italia, insieme ad altri dieci paesi dell’Eurozona, sta lavorando all’imposta di bollo sulle transazioni finanziarie. Un’aliquota da applicare alle transazioni sui mercati finanziari, al fine di generare nuovi utili per lo Stato. La Tobin tax sarà applicata alla compravendita di azioni, derivati e "strumenti finanziari partecipativi" con una aliquota dello 0.05% secondo modalità di applicazione ancora da definirsi.

Un punto da chiarire quando si parla di Tobin tax è che l’idea originale di Tobin era quella di imporre una tassa sulle sole transazioni che riguardassero gli scambi sul mercato valutario, l’dea attuale, invece, prevede l’imposizione di una imposta di bollo sulle transazioni effettuate sui mercati finanziari, sebbene venga chiamata lo stesso Tobin tax.

Una tassa sulle transazioni finanziarie: è giusta?

Un’imposta sulle transazioni finanziarie, ovvero una visione moderna di quella ideata nel 1972 da James Tobin, è un qualcosa cui la finanza mondiale avrebbe dovuto già essere arrivata, ha più ribadito Krugman.

Visto il numero esorbitante di transazioni che ogni giorno vengono effettuate, una tassa del genere consentirebbe un "guadagno" per l’economia pari a centinaia di miliardi di dollari nel giro di qualche decennio.

Come potrebbe funzionare?

Tuttavia, i dubbi attuali riguardo all’imposta sulle transazioni finanziarie sorgono sul numero di mercati aderenti: un numero a dir poco esiguo.

Infatti, secondo quanto spiegato da Krugman, la Tobin tax potrebbe funzionare anche sul mercato "Over the Counter", ovvero senza una localizzazione fissa, grazie a quella che l’autore definisce centralizzazione delle transazioni, come è ad esempio l’istituzione finanziaria London-based. Questa centralizzazione è ciò che fa aumentare i volumi scambiati rendendo così possibile anche l’identificazione e la tassazione delle transazioni.

Chi colpirebbe?

Come sottolinea lo stesso Krugman, una tassazione delle transazioni finanziarie sarebbe un ottimo strumento contro la crisi. L’applicazione di una minima aliquota sarebbe una spesa marginale per gli investimenti sul mercato forex o sul lungo termine, ma allo stesso tempo sarebbe un disincentivo per quanti facciano "soldi facili" anticipando e dissestando i mercati. 

La tassa sulle transazioni finanziarie risolverebbe la crisi?

No, la tassa sulle transazioni finanziarie non impedirebbe i cattivi investimenti e non ridurrebbe i danni sino ad oggi fatti, ma è innegabile che un certo tipo di investimenti siano parte delle cause relative alla storia della crisi finanziaria.
Secondo Paul Krugman, ciò che ha trasformato i cattivi investimenti in catastrofe è stato l’eccessivo affidamento, da parte del settore finanziario, sulla liquidità a breve termine.
Una tassa sulle transazioni finanziarie, scoraggiando il finanziamento a brevissimo termine avrebbe reso meno probabile la corsa verso la catastrofe e, seppure non dovesse risolvere la crisi, almeno ne ostacolerebbe ritorni futuri.

La tobin tax risolverebbe i nostri problemi?

Certamente no, spiega Krugman, ma potrebbe essere parte di un processo di riduzione del "troppo gonfio" settore finanziario. Una singola tassa sulle transazioni finanziarie non può risanare il debito, ma lo stesso possiamo dire dei tagli alle pensioni. Insomma, conclude Krugman, le tasse sono necessarie, ma quando sono parte significativa di un piano verso la soluzione.

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