L’ISTAT aggiorna il paniere 2015, ecco l’elenco dei nuovi prodotti. Intanto in Italia torna la deflazione: i dati sono ai minimi dal 1959.
Come accade ogni anno l’ISTAT ha revisionato l’elenco dei beni che compongono il paniere di riferimento della rilevazione dei prezzi al consumo.
Che cos’è il paniere ISTAT?
Al fine di misurare l’inflazione l’ISTAT ha messo a punto uno strumento statistico, ovvero l’indice dei prezzi al consumo, che, come spiega,
"misura le variazioni nel tempo dei prezzi di un insieme di beni e servizi, chiamato paniere, rappresentativo degli effettivi consumi delle famiglie in uno specifico anno".
Esistono tre diversi indici dei prezzi al consumo:
- NIC: per l’intera collettività nazionale, quindi considera il nostro Paese come una grande famiglia di consumatori in cui esistono abitudini diverse;
- FOI: per le famiglie di operai e impiegati, quindi tiene conto delle famiglie il cui capofamiglia è un lavoratore dipendente. E’ l’indice che viene impiegato per adeguare ad esempio gli assegni dovuti al coniuge separato;
- IPCA: l’indice armonizzato europeo, sviluppato per assicurare una misura dell’inflazione comparabile a livello europeo.
Paniere ISTAT 2015
Quali beni include il paniere ISTAT 2015 e come viene aggiornato annualmente? In ragione delle novità che sono emerse nelle abitudini di spesa delle famiglie.
Alla luce degli indici citati, forniamo alcuni numeri. Quest’anno il paniere usato per calcolare gli indici dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale (NIC) e per le famiglie di operai e impiegati (FOI) contiene 1.441 prodotti (contro i 1.447 del 2014), aggregati in 618 posizioni rappresentative (614 nel 2014). Quello usato invece per il calcolo dell’indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA) si compone di 1.457 prodotti (1.463 nel 2014), aggregati in 623 posizioni rappresentative (619 nel 2014).
Cosa entra e cosa esce dal paniere? La seguente infografica fotografa la situazione attuale.
Evidenziamo quindi le principali entrate e uscita nel paniere ISTAT 2015. Tra le entrate:
- biscotti senza glutine;
- pasta senza glutine;
- birra analcolica;
- car sharing e bike sharing;
- bevande al distributore automatico;
- caffè al ginseng al bar;
- assistenza fiscale alla persona (assistenza fiscale per il calcolo delle imposte sull’abitazione).
Tra le uscite segnaliamo invece beni di consumo piuttosto obsoleti, quali:
- navigatore satellitare;
- impianto HiFi;
- registratore DVD;
- corso di informatica.
Leggi la nota informativa integrale dell’ISTAT.
A livello geografico sono stati 80 (in linea con l’anno precedente) i comuni capoluogo di provincia che hanno concorso alla stima dell’inflazione. In termini di popolazione provinciale, la copertura dell’indagine è stata pari all’83,5% (83,3% nel 2014).
La deflazione in Italia
L’Italia torna in deflazione, fenomeno relativo alla riduzione del livello dei prezzi. A gennaio l’indice dei prezzi al consumo calcolato dall’ISTAT è sceso:
- dello 0,4% rispetto a dicembre 2014;
- dello 0,6% su base annua.
Questi dati indicano come l’Italia abbia toccato i minimi storici dal 1959. Questa deflazione, come ha spiegato l’ISTAT, è data dalla contrazione del livello dei prezzi legata soprattutto all’accentuarsi del crollo di quelli dei beni energetici, soprattutto di quelli non regolamentati e rallentamento della crescita dei prezzi dei servizi:
- carburanti (-14,1% da -8 di dicembre);
- (trasporti +0,2% da +2%).
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