Paghetta ai figli obbligatoria anche dopo la maggiore età: lo dice la legge

Isabella Policarpio

04/03/2019

04/03/2019 - 12:29

condividi

La paghetta è obbligatoria anche dopo la maggiore età? Ecco cosa dice la legge al riguardo.

Paghetta ai figli obbligatoria anche dopo la maggiore età: lo dice la legge

Anche i figli maggiorenni hanno diritto a ricevere la paghetta, purché non ancora economicamente indipendenti. Questo è quanto sancito dal Tribunale di Trieste in ottemperanza alle disposizioni del Codice Civile e ai principi generali della Costituzione in materia di mantenimento della prole.

Inoltre, secondo una decisione della Cassazione, differentemente da quanto previsto per l’assegno divorzile all’ex coniuge, la paghetta da corrispondere al figlio (maggiorenne e non) deve sempre essere commisurata al tenore di vita della famiglia.

Queste sono le argomentazioni che hanno portato i giudici del Tribunale di Trieste a dare ragione alla ricorrente di 26 anni che si era vista ridurre drasticamente la paghetta dal padre. Vediamo i dettagli della decisione.

Paghetta obbligatoria per i figli dopo la maggiore età: il caso

La paghetta è obbligatoria anche se i figli sono maggiorenni. Questo è quanto sancito dal Tribunale di Trieste in data 7 settembre 2017, in seguito al ricorso di una 26enne a cui il padre aveva drasticamente ridotto la paghetta mensile: da 500 euro a 20 euro.

Da parte sua, il padre si è difeso in giudizio dicendo che la riduzione non era solamente una forma punitiva ma un incentivo per la figlia a studiare di più, visto che non era ancora riuscita a conseguire il titolo di laurea triennale.

Tuttavia, ogni argomentazione è stata respinta. Così, i giudici hanno condannato il padre a corrispondere 500 euro alla figlia, in modo tale da assicurarle il tenore di vita al quale era abituata.

Sul punto occorre fare una precisazione: anche se il mantenimento del “tenore di vita” non è più considerato un criterio di determinazione dell’assegno di divorzio per l’ex coniuge, la regola non si estende anche ai figli, così come sancito dalla Corte di Cassazione nella sentenza n. 3922 del 19 febbraio 2018.

La paghetta è obbligatoria? Cosa dice la legge?

Il caso di specie potrebbe stupire, ma in realtà non si tratta di un unicum. Infatti, diverse fonti normative prevedono che i genitori abbiano l’obbligo di mantenere i figli non economicamente indipendenti, anche se maggiorenni.

Tale obbligo è espressamente sancito dall’articolo 337 septies del Codice Civile, che recita:

“Il giudice, valutate le circostanze, può disporre in favore dei figli maggiorenni non indipendenti economicamente il pagamento di un assegno periodico. Tale assegno, salvo diversa determinazione del giudice, è versato direttamente all’avente diritto.”

Tuttavia, nel 2016, il Tribunale di Milano ha fissato a 34 anni il limite di età oltre il quale il figlio maggiorenne non ha più diritto a ricevere alcun mantenimento da parte dei genitori, fermo restando gli obblighi assistenziali in caso di stato di assoluta indigenza.

Invece, se il figlio maggiorenne è portatore di handicap grave, troveranno applicazione le disposizione previste in favore dei figli minori. In tal caso l’obbligo di assistenza morale ed economica non è sottoposto a limitazioni, nemmeno di età.

Cosa succede se il figlio inizia a lavorare?

Se il figlio maggiorenne inizia a lavorare, i genitori sono comunque tenuti a provvedere al suo mantenimento qualora la retribuzione non sia tale da assicuragli l’indipendenza economica.

Quindi nel caso di un lavoro precario, come può essere un tirocinio, i genitori sono sempre tenuti a dare al figlio la paghetta. Diverso è il caso di un lavoro stabile che prevede un reddito tale da consentire al figlio di mantenersi da solo.

Naturalmente, se il figlio perde il posto di lavoro non potrà rivendicare le paghette perse. Resta fermo, tuttavia, che se il figlio versa in condizioni di indigenza per cui è impossibilitato all’acquisto di beni di prima necessità e a sostenere le spese sanitarie, i genitori sono obbligati a provvedere alla sua sopravvivenza e, quindi, a versargli una paghetta che, anche se ridotta, possa toglierlo dallo stato di miseria.

Precisiamo: il genitore non è tenuto obbligatoriamente a versare al figlio una somma di denaro, ma potrà provvedere alle spese in prima persona, acquistando medicinali, vestiario e qualsiasi altra cosa necessaria a garantire al figlio una vita dignitosa.

Iscriviti a Money.it

Correlato

Bonus nido, ecco quando arrivano i soldi

Prestazioni a sostegno del reddito

Bonus nido, ecco quando arrivano i soldi