PMI destinate al baratro, ignorate come non mai dal Governo italiano

Erasmo Venosi

12 Dicembre 2017 - 14:17

Totale assenza della politica dei Governi verso le PMI, quella che dovrebbe essere la spina dorsale dell’Italia.

PMI destinate al baratro, ignorate come non mai dal Governo italiano

La misura dell’inefficienza di tre ministri del Governo Renzi/Gentiloni è possibile leggerla nel Rapporto della Commissione europea sulle Piccole e Medie Imprese, nel Codice Appalti, che evoca il ministro Del Rio, nella produzione di prodotti “green”, che evoca il ministro Galletti e infine nell’ultima Relazione del Garante della Piccola e Media Impresa riferita al 2014, che evoca il ministro Calenda.

In quest’ultimo caso forse la cosa è coerente con il dato di fatto che gli ultimi due ministri dello Sviluppo Economico, Guidi e Calenda, sono espressioni di Confindustria e non so quante micro e piccole imprese ne facciano parte. Le PMI che rappresentano la spina dorsale dell’Italia!

Batte la PMI italiana di circa 10 punti percentuali il dato europeo sulla creazione di valore aggiunto, di circa 13 punti percentuali quello sulla occupazione (78,5% contro 66%). La crisi le ha colpite duramente e ancor più l’inconsistenza di sostegno da parte dei vari governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni.

Infatti, l’occupazione nelle PMI si è contratta significativamente e oggi è di quasi 13 punti percentuali inferiore a quella del 2008, anno di scoppio della crisi.
Lo sforzo del Governo? Ha dato una mano nella crescita delle imprese cosiddette innovative (start-up), che però sono due ogni mille di PMI. Quindi per lo 0,2% si abbandona il 99,8%. Questa è stata la politica dei Governi verso le PMI.

La Commissione europea sulla base del “Rapporto PMI” boccia sonoramente la politica di sei stati membri: Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Croazia e Cipro, Stati, in cui le PMI non hanno ancora ripreso lo stato di salute pre-crisi. PMI non aiutate, dice la Commissione, in vari settori. In quello del credito, dove la differenza di costo dal 2008 per la piccola impresa è aumentata rispetto a quella dei grandi prestiti. Nel settore ambientale, dove, in barba alla narrazione del Ministro Galletti, l’Italia è una dei peggiori Stati membri con politiche di supporto per le produzioni green.

I dati di sostegno alle PMI nel settore delle politiche ambientali sono impietosi:
a) Percentuale di PMI che hanno beneficiato di misure di sostegno pubblico per loro produzione di prodotti verdi nel 2015; Italia: 8; Media UE: 23;
b) Percentuale di PMI con una quota di fatturato superiore al 50% generata dal verde prodotti o servizi nel 2015; Italia: 21; Media UE: 18;
c) Percentuale di PMI che offrono prodotti o servizi verdi nel 2015; Italia: 15; Media UE: 26;
d) Percentuale di PMI che hanno beneficiato di misure di sostegno pubblico per loro azioni di efficienza delle risorse nel 2015; Italia: 6; Media UE: 30.

Lo avevamo denunciato, in precedenti articoli, il disastro del nuovo codice appalti edito dal ministero delle infrastrutture il cui responsabile politico è Delrio. Una ultra-bassa percentuale di appalti affidati alle piccole imprese oltre che ritardi patologici nei pagamenti. La percentuale di appalti per PMI è in UE di quasi il 30% e in Italia di 10 punti inferiore. Le PMI sono il nerbo portante dell’occupazione e della generazione di valore aggiunto in Italia, ma sembrano inconsistenti nelle politiche governative incentrate e attente verso le grandi lobby dei general contractor, dei banchieri, dei concessionari autostradali e di mostri come l’Holding FS, uno Stato nello Stato che assorbe, come denunciato da un superesperto come il Professor Ponti, circa 13 miliardi di euro l’anno.

Inattuata dopo 6 anni, ricorda la Commissione UE, la obbligatoria legge sulle PMI. Il governo Monti attuò invece prestissimo e trasferendo in Costituzione il pareggio strutturale di bilancio. Sul sito del MISE c’è solo la relazione sulle PMI del 2014.

In conclusione, la struttura più importante dello Stato dal punto di vista della creazione di ricchezza non è per nulla presa in considerazione. Ulteriore, ennesima conferma che questo disgraziato Paese ha una delle peggiori classi dirigenti politiche. O forse perché la politica ha rinunciato al suo ruolo delegandola a tecnici e uomini rappresentativi di potenti interessi di parte.

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