Da Orlando fino a Franceschini passando per Violante, nel PD tutti contro Renzi che però tira dritto ricordando che lui con Forza Italia non ha mai governato.
Sempre più sotto assedio Matteo Renzi ormai oggetto di critiche quotidiane non solo dagli altri esponenti del centrosinistra, ma anche da molti esponenti di quel Partito Democratico che sembrerebbe essere in un momento di gran caos.
Le elezioni amministrative dello scorso giugno rischiano di essere uno spartiacque per il futuro del PD. Il voto delle comunali ha di fatto acutizzato tutte le problematiche esistenti da mesi all’interno del partito.
Il bersaglio di tutte le accuse è Matteo Renzi, che ormai viene visto come un problema per il centrosinistra sia dagli scissionisti e da Pisapia sia da una buona fetta del Partito Democratico, compresi anche chi come il ministro Dario Franceschini finora lo aveva sempre sostenuto.
Renzi invece per tutta risposta fa muro con i suoi fedelissimi alla pioggia di critiche tirando dritto per la sua strada, confidando ancora di poter guidare il partito alla vittoria nelle prossime elezioni politiche e non risparmiando qualche frecciatina a chi lo critica per una eventuale alleanza con Silvio Berlusconi.
Renzi al momento resiste
Il rovente scorso fine settimana per il centrosinistra continua ad avere strascichi. I due differenti eventi di sabato, Renzi a Milano con i circoli del PD e Pisapia con gli scissionisti a Roma, hanno aumentato la frattura tra queste due anime del centrosinistra che sono sempre più distanti.
Non manca però anche il fuoco amico per quanto riguarda il segretario del Partito Democratico. Il primo nei giorni scorsi a muovere critiche è stato Dario Franceschini, da sempre fedele alleato che però ora sta iniziando a smarcarsi anche lui.
Il ministro dei Beni Culturali infatti, dopo la debacle alle amministrative, ha criticato la linea di Renzi di chiusura verso le altre anime del centrosinistra, rimarcando la vocazione unitaria del PD.
Una sorta di retromarcia questa di Franceschini, che fino ad allora aveva sempre appoggiato la linea dura di Renzi, che non dovrebbe aver fatto per nulla piacere all’ex premier visto anche la forza della corrente facente capo al ministro all’interno del partito.
Dopo Franceschini è stata la volta di Luciano Violante, con l’ex Presidente della Camera che dai microfoni di Radio Radicale ha chiesto a Matteo Renzi di non candidarsi alle prossime elezioni lasciando campo invece all’attuale premier Paolo Gentiloni.
Per ultimo poi è arrivato il nuovo affondo di Andrea Orlando, presente assieme a Gianni Cuperlo alla manifestazione di Pisapia a Roma, che ha paventato l’ipotesi di una sorta di referendum tra gli iscritti del PD in caso di una alleanza con Silvio Berlusconi.
Un’uscita quella di Orlando che ha seccato Matteo Renzi, il quale stando a quanto riportato dal Corriere della Sera ai suoi avrebbe fatto notare come lui, a differenza di chi ora si dice contrario a un’alleanza con Silvio Berlusconi, con Forza Italia non ha mai governato.
Un pensiero questo che sarebbe rivolto in particolare proprio ad Andrea Orlando, che divenne ministro all’epoca all’Ambiente proprio con la nascita del governo Letta, che vedeva la presenza nell’esecutivo anche del fu Polo delle Libertà di Silvio Berlusconi.
Le divisioni nel Partito Democratico
La situazione attuale del Partito Democratico è paradossale. I dem infatti sono la maggiore forza in Parlamento e il pilastro sul quale si legge il governo Gentiloni che, almeno in maniera formale, gode anche dell’appoggio esterno del Movimento Democratici e Progressisti.
I rapporti però tra gli scissionisti e Matteo Renzi, ovvero il segretario del PD, sono pessimi con i vari scontri che hanno ripercussioni anche sull’attuale esecutivo, che in autunno rischia di non avere al Senato i numeri per approvare la manovra economica.
All’interno del Partito Democratico non è che le cose vadano meglio. Anche dopo l’esito delle primarie, Andrea Orlando non ha deposto la sua ascia di guerra contro Matteo Renzi, recapitando aspre critiche al suo segretario reo di non voler dialogare con gli scissionisti.
Accusa questa di non volere allargare la coalizione piovuta anche dall’altro ministro Dario Franceschini, che come risultato ha provocato di isolare la posizione di Matteo Renzi all’interno del partito.
Il segretario del PD ha provato a convincere Giuliano Pisapia a sposare la causa dei dem alle prossime elezioni, ma l’ex sindaco di Milano sembrerebbe voler proseguire per la propria strada.
Se fosse riuscito ad aggregare al Partito Democratico il Campo Progressista di Giuliano Pisapia e magari qualche altra formazione centrista e progressista, nessuno avrebbe potuto rimproverare Renzi di non aver allestito una coalizione con tutte quelle forze politiche di centrosinistra che in qualche modo legittimavano una sua candidatura come premier.
Invece al momento il PD è solo come lo è rimasto Matteo Renzi, che però è ancora forte del plebiscito ottenuto alle primarie di fine aprile. La situazione adesso è tesa ma, passata l’estate, quando si inizierà a respirare meglio l’aria delle elezioni il segretario conta di ricompattare il partito, anche se saranno sui temi della manovra economica e della legge elettorale dove si giocherà la partita decisiva per le sorti del centrosinistra.
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