E’ passata quasi una settimana dalle elezioni politiche 2013, che potremmo definire “storiche” per il risultato ottenuto: il colpo di scena, l’ingovernabilità. Nonostante le premesse per un governo stabile siano piuttosto scarse, è tempo di organizzarsi perché il 15 marzo inizierà ufficialmente la XVII legislatura. Governissimo, larghe intese o nuovo voto? Quale scenario potrebbe prospettarsi?
Il PD di Bersani, partito di maggioranza alla Camera, mentre il Senato risulta spaccato da uno scarto minimo di seggi, deve organizzarsi, nonostante le critiche di Grillo che negli ultimi giorni ha espresso l’intenzione di chiudere le porte e non dare la fiducia a nessuno, per poi ritrattare oggi e dare il suo assenso ad un governissimo PD-PDL purchè proponga “l’immediata modifica della legge elettorale, la cancellazione dei rimborsi elettorali e la durata massima di due legislature per ogni parlamentare”.
Matteo Renzi, sindaco di Firenze e sconfitto alle Primarie proprio da Bersani, interviene sulla strada che dovrebbe percorrere il suo partito: “Trovo sbagliato e dannoso inseguire Beppe Grillo sul suo terreno, quello delle dichiarazioni ad effetto. Grillo non va rincorso, va sfidato”.
Cosa deciderà di fare Bersani? Una cosa certa ad un governassimo con Berlusconi non ci sta: “Di occasioni per dimostrarsi responsabile ne ha avute e le ha sprecate tutte”. Chiusa anche la porta a larghe intese: “Sarebbe la morte del PD”.
Gli 8 punti di Bersani
Per il segretario del PD Pierluigi Bersani sembra arrivata l’ora di agire.
“Chiamatelo come volete: governo di minoranza, governo di scopo, non mi interessa. Mercoledì prossimo lo proporrò in direzione, poi al Capo dello Stato. Io lo chiamo un governo del cambiamento, che mi assumo la responsabilità di guidare, che propone sette o otto punti qualificanti e che chiede in Parlamento la fiducia a chi ci sta”.
Quali sono gli 8 punti?
- il lavoro;
- l’aiuto dei Comuni rispetto al disagio sociale;
- lo sblocco dei pagamenti della P.A.;
- il dimezzamento del numero dei parlamentari eletti;
- la riduzione dei costi della politica;
- le norme anti-corruzione
- le norme sul conflitto di interessi;
- la green economy.
Bersani mette al primo posto il lavoro. D’altronde i dati Istat diffusi ieri e i tassi record della disoccupazione parlano chiaro.
“Voglio che il prossimo governo ponga una questione dirimente, di cui ho parlato al telefono con Hollande l’altroieri: l’austerità da sola ci porta al disastro. In sede europea, tutti devono mettersi in testa che il rientro dal debito e dal deficit è un tema che va spostato nel medio periodo. Ora c’è un’altra urgenza assoluta: il lavoro”.
Bersani fa riferimento anche alla legge elettorale, la proposta del PD è già stata presentata al Parlamento, spetta agli altri valutarla: maggioritario a doppio turno, sul modello francese.
Le elezioni 2013
Dato come gran vincitore, dopo la competizione elettorale il PD ha dovuto ammettere una parziale sconfitta. Bersani ha così commentato il voto di protesta degli italiani:
“In primo luogo c’è da rispettare l’esito del voto. In secondo luogo c’è bisogno che ciascuno si assuma le sue responsabilità. A noi spetta la prima parola perché abbiamo la maggioranza, larga alla Camera e relativa al Senato. E allora per noi responsabilità significa cambiamento. Il cambiamento non è un’esclusiva del Movimento Cinque Stelle”.
A coloro che invocano le sue dimissioni Bersani risponde: “Sono due anni che dico che questo 2013 per me è l’ultimo giro. Lo so e l’ho sempre saputo. Ma da mozzo o da comandante io non lascio la nave”.
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