Non solo ingovernabilità. L’Istat parla chiaro: PIL, debito e fisco. Ecco le tre ferite dell’Italia. Il PIL crolla, sulla scia dell’aumento del debito pubblico e del fisco, acuito da livelli record della disoccupazione, definita proprio ieri da Draghi una “sfida urgente”. In Italia nel mese di gennaio i disoccupati raggiungono la soglia dei 3 milioni, mentre i precari sono più di 2,8 milioni. Bisogna arrestare questo circolo vizioso che attanaglia la nostra economia: l’aumento delle tasse e della disoccupazione genera una contrazione dei consumi reali (nell’ultimo anno del 4,3%) e la stasi dell’economia, che si traduce infatti nel calo del PIL. Unica nota fuori dal coro: l’export, che cresce del 2,3%.
PIL
Il Pil italiano nel 2012 ha subito una contrazione pari al 2,4%, lo 0,8% in più rispetto all’anno precedente. Nel 2011 l’economia italiana era cresciuta dello 0,4%. Sempre in riferimento al 2012 il rapporto deficit/PIL raggiunge quota 3%.
Debito
Il rapporto debito/PIL in Italia arriva al 127%, il livello più alto raggiunto da più di vent’anni. Dal 2011 al 2012 il debito pubblico è cresciuto quasi del 7%. Tuttavia, l’indebitamente netto, ovvero l’avanzo primario al netto della spesa per interessi, migliora in misura maggiora all’1% rispetto all’anno precedente e si attesta sulla soglia del 2,5% del PIL.
Fisco
L’aumento delle tasse segue il trend negativo del rapporto debito/Pil. Dal 1990 non si registrava una pressione fiscale come quella attuale. Dal 2011 al 2012 ha subito un aumento significativo: dal 42,6% al 44%.
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