Il rinvio del tapering non poteva che fare bene alle commodity, che negli ultimi tempi avevano perso decisamente terreno anche a causa delle aspettative di avvio del piano di riduzione degli stimoli monetari da parte della FED. Tra le materie prime che hanno beneficiato maggiormente di questa decisione c’è senza dubbio l’oro, legato a stretto filo con il dollaro americano. Il clamoroso sell-off del biglietto verde ha chiaramente sostenuto le quotazioni del metallo prezioso, che negli ultimi anni aveva costruito le proprie fortune grazie al lancio dei tre round di quantitative easing della FED.
Negli ultimi giorni il metallo giallo aveva sperimentato forti vendite, tanto che i prezzi erano scesi sui minimi da oltre un mese a 1.291 dollari l’oncia. Tuttavia, nella sola giornata di ieri, l’oro ha guadagnato il 4,7% circa salendo fino a 1.368 dollari l’oncia, sui massimi degli ultimi 7 giorni. Ora il gold sembra pronto per un nuovo allungo sopra la resistenza di breve periodo posta a 1.370 dollari, che dovrebbe consentire ai prezzi di consolidare il rialzo fino a 1.400 dollari. Non va escluso, però, un fisiologico pullback dei prezzi verso l’area chiave di 1.350 dollari o anche fino a 1.340 dollari prima di una più che probabile ripartenza al rialzo.
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