La forza del dollaro e la fine ormai imminente del tapering stanno spingendo al ribasso l’oro, che stamattina è sceso sotto 1.260$ ai minimi da giugno scorso
Alla forza del dollaro statunitense sta facendo da contraltare la debolezza dei metalli preziosi, che stanno pagando non solo la straripante ascesa del biglietto verde (con il quale i precious metals hanno storicamente una correlazione inversa) ma anche le aspettative di un aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti prima del previsto. La fine ormai imminente del tapering - che nelle prossime settimane archivierà il programma di quantitative easing lanciato dalla FED sul finire del 2008, dopo il crack di Lehman Brothers e il tracollo del sistema finanziario globale – sta creando i presupposti per una cospicua diminuzione dell’offerta di moneta in circolazione, sebbene dall’altra parte dell’oceano la BCE stia andando nella direzione diametralmente opposta con continui tagli ai tassi e immissione di liquidità.
Gli investitori si aspettano che la FED possa incrementare il costo del denaro negli USA tra fine anno e inizio 2015, nonostante le dichiarazioni sempre molto “dovish” rilasciate dalla chairwoman Janet Yellen a margine delle ultime riunioni del FOMC. In uno scenario di mercato caratterizzato dal ritiro delle misure monetarie ultra-espansive negli Stati Uniti, l’oro ha storicamente trovato grosse difficoltà e anche questa volta sembra poter mantenere le passate prerogative. Il metallo giallo resta nel mirino della speculazione short, sebbene alcuni analisti finanziari continuino a mettere in allerta gli investitori da improvvisi rimbalzi tecnici dovuti alle preoccupazioni per la crisi geopolitica in Ucraina e in Iraq. Sui mercati asiatici l’oro ha proseguito la discesa iniziata nella giornata di ieri, quando i prezzi sono passati da 1.277$ a 1.260$ l’oncia.
Stamattina il metallo prezioso ha toccato il minimo più basso da quasi tre mesi a 1.257$ l’oncia, seguito a ruota dall’argento che ha evidenziato una flessione fino a quota 19$ l’oncia. Anche in questo caso siamo sui minimi da inizio giugno scorso. Dai top del 10 luglio di 1.345$, l’oro è arrivato a perdere il 7% del suo valore. Complice una maggiore volatilità implicita, ha perso quasi il doppio l’argento, che nello stesso periodo di osservazione ha lasciato sul terreno il 13,4% dai top di 21,55$ l’oncia. Per entrambi i metalli le previsioni restano negative da qui a fine anno. L’oro sembra proiettato verso il supporto chiave di 1.240$ che, se perforato, potrebbe spalancare le porte a un vistoso crollo fino a 1.200$ o anche 1.180$ l’oncia.
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