Le banche centrali dei vari paesi membri dell’UE, più Svizzera e Svezia, hanno eliminato i vincoli sulle vendite di riserve auree
Qualche tempo fa le banche centrali europee hanno rinnovato il Central Bank Gold Agreement fino al 2019. Secondo gli esperti del settore aurifero, si è trattato di una mossa quasi superflua visto che da anni le riserve auree degli istituti centrali di tutta Europa sono ridotte al lumicino. In ogni caso questa volta c’è un aspetto che sicuramente non va trascurato e che potrebbe avere un forte impatto sull’andamento delle quotazioni del metallo prezioso. Infatti, rispetto al passato in Europa le banche centrali dei vari paesi membri non hanno fissato alcun limite alle vendite di riserve auree.
Secondo alcuni esperti di oro e altri metalli preziosi, l’accordo così impostato sembra avere poco senso ma il World Gold Council ritiene invece che si tratta di una notizia molto positiva, in quanto è stato fornito “un chiaro segnale che le vendite di oro sono state sostanzialmente completate”. Nel suo breve comunicato rilasciato un paio di giorni fa la stessa BCE (che rientra tra i firmatari dell’accordo insieme alle banche centrali dei paesi dell’eurozona, più Svizzera e Svezia) ha sottolineato che in questo momento non c’è “alcun piano di vendere quantità significative di oro”.
Il primo accordo in tal senso risale al 1999, che provocò una svendita di oro fin sotto i 300$ l’oncia. Oggi, però, il settore ufficiale non rappresenta più un pericolo per la stabilità delle quotazioni del metallo giallo, visto che dal 2010 le banche centrali mondiali sono diventate acquirenti netti di oro. Oggi le banche centrali firmatarie dell’accordo possiedono 11.945 tonnellate di oro, pari al 37% delle riserve auree nel mondo e quasi il 7% di tutto l’oro che sia mai stato estratto. Gli esperti ritengono che non dovrebbero esserci ripercussioni significative sull’andamento del metallo sui mercati internazionali. Al momento la valutazione dell’oro è di poco inferiore ai 1.300$ l’oncia.
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