Numeri sballati dalla Protezione Civile sull’epidemia: lo studio dell’INPS

Leonardo Pasquali

22 Maggio 2020 - 18:45

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I numeri della Protezione Civile sull’epidemia di coronavirus non sarebbero attendibili secondo l’INPS, che nel suo resoconto parla di circa 20mila morti in più.

Numeri sballati dalla Protezione Civile sull’epidemia: lo studio dell’INPS

L’INPS cerca di fare luce sui dati diffusi dalla Protezione Civile in queste settimane circa le morti a causa del coronavirus.

Dopo l’inchiesta del Financial Times, anche l’Istituto ha voluto confrontare i decessi dichiarati ufficialmente con le previsioni sulla mortalità nel Paese precedentemente delineate.

Nel periodo che va da inizio marzo a fine aprile, ovvero nei mesi di lockdown, ci sarebbero stati quasi 20mila decessi in più rispetto a quelli riportati dal Dipartimento.

I dati sarebbero stati influenzati sia dalla valutazione della causa di morte sia dal luogo di esecuzione del tampone. Vediamo nel dettaglio quali sono le conclusioni tratte nel report.

INPS: dati sballati dalla Protezione Civile sull’epidemia, mancano 20mila morti

Sin dall’inizio dell’epidemia di coronavirus a fornire dati sull’andamento di contagi e morti è stata sopratutto la Protezione Civile attraverso un bollettino giornaliero. Tanti gli interrogati emersi in queste settimane sulle modalità di conteggio dei positivi e delle vittime, anche l’INPS ha deciso di andare in fondo alla questione. Attraverso un resoconto pubblicato nelle ultime ore si evince che i numeri forniti dal Dipartimento sarebbero “poco attendibili”.

All’appello mancherebbero circa 20mila decessi e i dati sarebbero stati influenzati non solo dalla “modalità di classificazione della causa di morte” ma anche dall’esecuzione del tampone post mortem. Il luogo del decesso poi rappresenta un’ulteriore variabile: il test in ospedale viene effettuato nella maggior parte dei casi ma per quanto riguarda le vittime scomparse in casa risulta molto meno probabile.

Analizzando le previsioni sulla mortalità per il 2020 e confrontandole con i dati di queste settimane si è scoperto che dal primo gennaio al 28 febbraio i morti sono stati 10.148 in meno in confronto ai 124.662 pronosticati mentre dal primo marzo al 30 aprile si è registrato un incremento di 46.909 unità rispetto ai 109.520 attesi. I decessi dichiarati dalla Protezione Civile per quest’ultimo periodo sono 27.938, ci sarebbe quindi uno scarto di ben 18.971 vittime e, secondo l’INPS, di queste 18.412 sarebbero da rintracciare nel Nord Italia.

Nel documento diffuso dall’Istituto si tenta anche di fornire un primo bilancio:

“L’andamento dei decessi, nel periodo considerato, è stato condizionato dall’epidemia e conseguenze del lockdown sia in negativo, ad esempio per le persone morte per altre malattie perché non sono riuscite a trovare un letto d’ospedale o perché non vi si sono recate per paura del contagio; sia in positivo, pensando alla riduzione delle vittime della strada o degli infortuni sul lavoro per lo smart working e il blocco dell’Italia”.

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