Coronavirus: perché il numero dei morti in Italia non cala

Leonardo Pasquali

15/05/2020

25/08/2021 - 09:27

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L’Italia ha fatto il proprio ingresso nella Fase 2 da oltre una settimana ma il numero dei morti da coronavirus non scende, gli esperti spiegano perché.

 Coronavirus: perché il numero dei morti in Italia non cala

Con l’arrivo Fase 2 ci si aspettava anche un calo drastico del numero dei morti da coronavirus in Italia che però non è arrivato. Perché?

La conta delle vittime continua a oscillare e rimane ancora alta. Le nuove infezioni invece si stanno sensibilmente riducendo, giorno dopo giorno.

Il Governo, intanto, è in attesa di capire quali siano stati i primi effetti dell’allentamento delle restrizioni ma per osservarli ci vorrà ancora un po’.

Coronavirus, in Italia ancora tanti morti: perché?

La Fase 2 in Italia è stata avviata lo scorso 4 maggio, quando il Governo ha deciso di alleggerire il lockdown anche alla luce del miglioramento nei numeri dell’epidemia. Nonostante i nuovi contagi giornalieri siano calati di molto, la conta delle vittime non scende. Nella giornata di ieri si sono registrate 992 infezioni in più e 262 decessi, di cui 111 solo in Lombardia. La notizia però non preoccupa gli esperti che, anzi, predicano calma.

Il dato sui morti sarà infatti l’ultimo a scendere. Il perché lo ha spiegato l’epidemiologo Vittorio Demicheli, direttore sanitario dell’ATS Milano, in un’intervista al Corriere della Sera in merito:

“Il dato dei decessi sarà l’ultimo ad abbassarsi definitivamente. È quello più triste da comunicare, è anche l’ultimo degli indicatori che ci preoccupano in questo momento: i morti di ieri sono persone che hanno contratto l’infezione un mese fa. Sono lunghe storie cliniche, non riguardano il presente, mentre adesso l’attenzione è focalizzata su eventuali riprese del contagio”.

Gli indicatori della seconda ondata

Ciò che preoccupa gli esperti in questo momento sono altri indicatori, che potrebbero segnalare l’arrivo di una seconda ondata. Come spiegato da Demicheli, si stanno tenendo d’occhio sopratutto tre elementi: “le chiamate al 118, il flusso nei pronto soccorsi e i contagi di giornata”. In questo senso le statistiche risultano in miglioramento: dei 223.096 infetti attuali, 11.453 sono ospedalizzati e 885 sono ricoverati in terapia intensiva.

La speranza è che in queste condizioni il virus non torni a circolare, nonostante le restrizioni per i cittadini siano molto meno severe rispetto a due mesi fa. Ecco le parole del direttore dell’ATS Milano in merito:

“I nuovi positivi sono direttamente proporzionali al numero dei tamponi. Una percentuale che ora si è ridotta molto, intorno al 3% dei test. E circa un terzo di questi arriva dallo screening di massa che si sta ultimando nelle RSA. Penso che il virus anche se in maniera ridotta sia ancora tra la popolazione. Ma più i giorni passano più possiamo sperare che il serbatoio sia sempre più piccolo per consentire una ripresa”.

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