Naspi, chi rifiuta un contratto a tempo determinato ne ha diritto?

Isabella Policarpio

17 Gennaio 2019 - 08:41

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La Naspi spetta ai lavoratori dipendenti in caso di cessazione involontaria del contratto. Se il rapporto cessa volontariamente il diritto si perde, ma esiste un modo per evitarlo.

Naspi, chi rifiuta un contratto a tempo determinato ne ha diritto?

La Naspi è l’indennità di disoccupazione che viene erogata dall’INPS ai lavoratori dipendenti che perdono il lavoro non per loro volontà. In pratica, si tratta di aiuto economico limitato ai lavoratori dipendenti che vengono licenziati.

Dunque, ci si chiede se in caso di rifiuto di rinnovare il contratto a tempo determinato il dipendente mantenga o meno il diritto alla Naspi. A questo interrogativo dobbiamo dare una risposta negativa.

Tuttavia esiste un modo - come vedremo - per beneficiare ugualmente dell’indennità, ma occorre la collaborazione del datore di lavoro.

Che succede in caso di rifiuto di rinnovo del contratto a tempo determinato?

La Naspi è l’indennità di disoccupazione, introdotta con il Jobs Act nel 2015, riconosciuta ai lavoratori dipendenti in caso di cessazione involontaria del contratto di lavoro subordinato. Dunque si tratta di un’indennità per chi perde il posto di lavoro non per sua volontà.

Di conseguenza, nel caso in cui il datore di lavoro proponga al dipendente di rinnovare un contratto a tempo determinato, il lavoratore che rifiuta perde il diritto alla Naspi, poiché si tratta di una sua scelta.

Al contrario, se la cessazione del contratto a termine dipende dalla volontà dell’azienda, il lavoratore disoccupato ha pienamente diritto a ricevere l’aiuto economico dall’INPS.

Si può evitare di perdere il diritto alla Naspi?

Come abbiamo anticipato, il diritto alla Naspi, sussiste solo in caso di perdita involontaria del posto di lavoro. Quindi, se si vuole rifiutare il rinnovo del contratto a termine e mantenere il beneficio, cosa si può fare?

Una possibile soluzione è raggiungere un accordo con il proprio datore di lavoro, ovvero comunicare la volontà di non accettare il rinnovo del contratto e chiedere al datore di essere licenziati.

Per incentivare il datore di lavoro a procedere al licenziamento, suggeriamo di sottoscrivere l’accordo in una sede protetta - come un sindacato o l’Ispettorato territoriale del lavoro - nel quale il dipendente si impegna formalmente a non impugnare l’atto di licenziamento.

In questo modo, almeno dal punto di vista formale, si tratterà di una cessazione involontaria del rapporto di lavoro e, quindi, il diritto alla Naspi non si perde.

Per calcolare l’importo della Naspi, suggeriamo la lettura del nostro articolo di approfondimento sulle caratteristiche della Naspi per il 2019.

Naspi, cos’è e chi ne ha diritto

La Naspi (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) è una indennità di disoccupazione destinata ai lavoratori dipendenti che perdono il posto di lavoro non per loro volontà.

Questo sussidio viene erogato dall’INPS per un determinato arco temporale, precisamente per il numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive negli ultimi 4 anni.

Hanno diritto alla Naspi le seguenti categorie di lavoratori subordinati:

  • chi ha stipulato un contratto di apprendistato;
  • i soci lavoratori di cooperative con contratto di lavoro subordinato;
  • il personale artistico con contratto di lavoro subordinato;
  • i dipendenti a tempo determinato della Pubblica Amministrazione.

In alcuni casi, il lavoratore subordinato ha diritto alla Naspi anche se si dimette volontariamente. Queste ipotesi sono:

  • il mancato pagamento dello stipendio;
  • le molestie sessuali sul posto di lavoro;

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