NSO: ecco chi c’è dietro al malware che ha infettato WhatsApp

Marco Ciotola

18 Maggio 2019 - 11:24

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Si chiama NSO la società legata alla recente violazione della sicurezza di WhatsApp. Da dove viene, chi c’è dietro e qual è il suo scopo?

NSO: ecco chi c’è dietro al malware che ha infettato WhatsApp

C’è una società israeliana dietro al malware che ha infettato WhatsApp tramite chiamate vocali. Si chiama NSO, e secondo prime indiscrezioni - diffuse dal Financial Times - si tratterebbe di una società che, dietro la maschera di azienda “specializzata nella lotta al cyber crime e al terrorismo”, si occuperebbe da anni della rivendita di cyber armi.

Il malware che ha colpito l’app del gruppo Facebook ha spinto la compagnia ad aggiornare con urgenza il sistema, avvisando immediatamente della cosa i suoi 1,5 miliardi di utenti, con tanto di invito a mettersi subito in pari con l’ultima versione disponibile, pena il pericolo violazione dei loro dati.

Questo dopo che il servizio di messaggistica ha rilevato una falla nel sistema di sicurezza, che ha consentito l’installazione da remoto di uno spyware, circostanza per lungo tempo ignota al comparto security della compagnia.

NSO: ecco chi c’è dietro al malware che ha infettato WhatsApp

NSO è nata nel 2010 e ha sede a Herzliya, sulla costa israeliana. Di proprietà della statunitense Francisco Partners, non sarebbe altro che una costola dell’unità telematica dell’esercito israeliano.

Già coinvolta in diversi episodi di spionaggio, avrebbe come prima missione quella di vendere spyware e malware ai governi che lo richiedono per motivi interni; motivi il più delle volte molto lontani dal campo del lecito.

Questo spiega anche i ricavi - quantificabili in diversi miliardi di dollari - della compagnia, che stipula contratti economicamente sempre importanti con diversi Paesi, e che secondo molti avrebbe fornito anche il software Pegasus, quello che venne utilizzato per spiare il giornalista saudita assassinato Jamal Kashoggi.

Secondo diversi osservatori il malware ora in questione sarebbe stato venduto in Israele, Turchia, Thailandia, Qatar, Kenya, Uzbekistan, Mozambico, Marocco, Yemen, Ungheria, Arabia Saudita, Nigeria e Bahrain.

Già lo scorso anno Amnesty International aveva denunciato il fatto che uno dei membri del suo staff fosse stato vittima dello spyware, dando avvio a una battaglia legale per costringere il Ministero della Difesa israeliano a sospendere la licenza di esportazione per NSO.

Interrogata in merito all’affaire WhatsApp, la società - tramite un portavoce - ha fatto sapere che la sua tecnologia è stata concessa in licenza solo alle agenzie governative e al “solo scopo di combattere il crimine e il terrorismo”:

“La nostra tecnologia è gestita esclusivamente da agenzie di intelligence e forze dell’ordine. Tutte le vendite sono autorizzate dal Ministero della Difesa israeliano e sono fatte solo per gli stati e per le loro forze dell’ordine”.

Motivo per cui - hanno precisato da NSO - qualsiasi utilizzo che si discosti da quelli elencati, se rilevato, sarà oggetto di “provvedimenti immediati”:

“Qualsiasi uso della nostra tecnologia che vada oltre lo scopo di salvare vite umane a rischio per via di criminalità e terrorismo spingerà la nostra azienda a prendere provvedimenti immediati, inequivocabilmente e in modo deciso”.

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