Naspi, nessuna novità per l’indennità di disoccupazione nel 2023: stesse regole per calcolo della durata e degli importi. Ecco una guida aggiornata alla misura di sostegno per chi perde il lavoro.
Anche nel 2023 chi perde il lavoro può richiedere l’indennità di disoccupazione conosciuta come Naspi (Nuova assicurazione sociale per l’impiego).
Nonostante le voci di una possibile stretta, ad esempio prevedendo una durata ridotta, con la legge di Bilancio 2023 non sono state apportate modifiche alla cosiddetta “disoccupazione”, mantenendo le stesse regole in vigore nel 2022 per quanto riguarda calcolo della durata e dell’importo della Naspi, come pure per i requisiti da soddisfare per farne richiesta.
Le uniche novità rispetto allo scorso anno riguardano l’importo della Naspi, poiché le soglie ogni anno vengono adeguate alla rivalutazione dei trattamenti assistenziali e previdenziali. Di conseguenza, visto che nel 2023 è stata accertata una rivalutazione pari al 7,3%, l’importo della Naspi è destinato ad aumentare: tuttavia, per sapere di quanto bisognerà attendere la relativa circolare con cui l’Inps ne svelerà le cifre.
In attesa di questa importante informazione possiamo comunque guardare al funzionamento della Naspi - introdotta dall’articolo 1, decreto legislativo 4 marzo 2015, n° 22, in sostituzione di atre due prestazioni di disoccupazione, quali l’Aspi e la MiniAspi - nel 2023, analizzandone requisiti e regole per il calcolo della durata e dell’importo.
Uno strumento di prioritaria importanza per chi improvvisamente si trova senza lavoro, il quale può perlomeno godere di un’indennità sostitutiva - con la relativa copertura previdenziale - per alcuni mesi in cui risulta disoccupato, con la speranza che questo periodo finisca quanto prima.
Requisiti
L’indennità di disoccupazione spetta ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che hanno perso involontariamente l’occupazione. Nei suddetti lavoratori sono compresi anche:
- apprendisti;
- soci lavoratori di cooperative con rapporto di lavoro subordinato con le medesime cooperative;
- personale artistico con rapporto di lavoro subordinato;
- dipendenti a tempo determinato delle pubbliche amministrazioni.
Dallo scorso anno, per effetto di quanto stabilito dalla legge di Bilancio 2022, possono accedervi anche “gli operai agricoli a tempo indeterminato delle cooperative e loro consorzi che trasformano, manipolano e commercializzano prodotti agricoli e zootecnici prevalentemente propri o conferiti dai loro soci di cui alla legge 15 giugno 1984, n. 240”, fino a prima esclusi dalla possibilità di godere di un tale strumento.
Continuano a non poter accedere alla prestazione, invece, i:
- dipendenti a tempo indeterminato delle pubbliche amministrazioni;
- lavoratori extracomunitari con permesso di soggiorno per lavoro stagionale, per i quali resta confermata la specifica normativa;
- lavoratori che hanno maturato i requisiti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato;
- lavoratori titolari di assegno ordinario di invalidità, qualora non optino per la Naspi.
Per disoccupati si intende quei soggetti privi d’impiego che abbiano perduto involontariamente la propria occupazione. Con “involontariamente” si comprendono anche coloro che hanno rassegnato le dimissioni per giusta causa, come pure i lavoratori licenziati per motivi disciplinari.
E ancora, rientrano nei casi in cui si parla di perdita involontaria del lavoro:
- dimissioni intervenute durante il periodo tutelato di maternità, ossia a partire da 300 giorni prima della data presunta del parto e fino al compimento del primo anno di vita del bambino;
- risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, purché sia intervenuta nell’ambito della procedura di conciliazione presso la direzione territoriale del lavoro secondo le modalità di cui all’articolo 7, legge 15 luglio 1966, n. 604 come sostituito dall’articolo 1, comma 40, legge 92/2012;
- risoluzione consensuale a seguito del rifiuto del lavoratore di trasferirsi presso altra sede della stessa azienda distante più di 50 chilometri dalla residenza del lavoratore e/o mediamente raggiungibile con i mezzi pubblici in 80 minuti o più;
- licenziamento con accettazione dell’offerta di conciliazione di cui all’articolo 6, decreto legislativo 22/2015;
Altro requisito è quello per cui sono necessarie almeno 13 settimane di contribuzione contro la disoccupazione nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione. A tal proposito, sono valide tutte le settimane contributive, a patto che risulti erogata una retribuzione non inferiore ai minimi settimanali.
Non vengono più richiesti, invece, i 30 giorni di lavoro effettivo negli ultimi 12 mesi: questo requisito è stato definitivamente abolito dalla legge di Bilancio 2022.
Anche i dipendenti pubblici ne hanno diritto?
Come abbiamo appena visto l’indennità di disoccupazione Naspi spetta alla generalità dei lavoratori dipendenti, del settore pubblico e di quello privato. Nel settore pubblico, però, è necessario fare un distinguo.
La Naspi spetta al dipendente pubblico solo in caso di contratto a tempo determinato; per i lavoratori a tempo indeterminato la Naspi non spetta. Di fatto, quindi, l’insegnante precario che viene assunto con contratto a termine alla conclusione del rapporto di lavoro può richiedere l’indennità di disoccupazione mentre l’insegnante assunto a tempo indeterminato che viene licenziato per motivi disciplinari o per superamento del periodo di comporto non ne ha diritto.
I dipendenti pubblici, da sempre, denunciano una disparità di trattamento rispetto ai dipendenti privati (che non emerge solo per quel che riguarda l’indennità di disoccupazione ma anche, per esempio, nella liquidazione del trattamento di fine rapporto) ma tant’è: la legge questo prevede.
La Naspi, quindi, non solo non prende in considerazione nei 4 anni precedenti l’evento di disoccupazione i periodi lavorati alle dipendenze della Pubblica Amministrazione con contratto a tempo indeterminato per il calcolo delle retribuzioni che danno luogo all’importo dell’indennità, ma neanche i periodi che, di fatto, potrebbero far crescere la durata del beneficio.
Per il lavoro svolto nella Pubblica amministrazione a livello di Naspi, quindi, è determinante il tipo di contratto sottoscritto se a tempo determinato o a tempo indeterminato.
Durata
La durata dell’indennità di disoccupazione è calcolata in base alla storia contributiva del beneficiario.
La Naspi è infatti erogata dall’Inps per un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive presenti negli ultimi 4 anni. Per determinare la durata dell’assegno di disoccupazione, non si calcolano i periodi contributivi che ne hanno già dato diritto.
La Naspi, sulla base di quanto previsto dalla normativa di riferimento e da ultimo con il decreto 150/2015 ha una durata massima di 24 mesi.
Calcolo dell’importo
Per il calcolo dell’importo della Naspi è preso a riferimento il reddito del lavoratore negli ultimi 4 anni di lavoro.
Il calcolo della Naspi corrisponde al 75% dell’imponibile medio (fino a una certa soglia) degli ultimi 4 anni, e dal 1° gennaio 2022 con una decurtazione del 3% a partire dal sesto mese (prima era dal quarto) di fruizione e per ogni mese successivo di percezione dell’indennità di disoccupazione. Nel caso dei disoccupati Over 55, invece, la decurtazione si applica a partire dall’ottavo mese di fruizione.
Per capire a quanto ammonta l’importo del sussidio di disoccupazione bisognerà prima di tutto calcolare la retribuzione media settimanale percepita negli ultimi 4 anni. La cifra dovrà essere moltiplicata per il coefficiente fisso 4,33 per ottenere lo stipendio di riferimento sulla base del quale determinare il calcolo dell’importo riconosciuto.
Nel 2022, la Naspi è stata pari al 75% dell’importo dello stipendio medio, qualora pari o inferiore a 1.250,87€. Per i titolari di stipendi superiori all’importo di cui sopra, la somma riconosciuta sarà pari al 75% del proprio stipendio più il 25% della cifra in eccesso. L’importo massimo mensile della Naspi per il 2022 non può in ogni caso essere superiore a 1.360,77€.
Siamo ancora in attesa delle soglie, e di conseguenza degli importi, riferite al 2023.
Contributi figurativi
Quando un lavoratore è titolare d’indennità di disoccupazione Naspi, i contributi figurativi sono riconosciuti automaticamente dall’Inps senza bisogno di presentare apposita domanda.
Si chiamano contributi figurativi perché sono accreditati, senza alcun onere per il lavoratore, e vanno a coprire periodi per i quali la contribuzione effettiva è assente.
Ai fini del calcolo della pensione spettante i periodi di Naspi, quindi, vengono considerati come se il lavoratore avesse percepito una retribuzione (che viene rapportata alla media mensile delle retribuzioni dei 4 anni precedenti) entro un tetto mensile stabilito dalla norma e moltiplicato 1,4.
Ai fini della pensione, quindi, i periodi in cui si è percepito indennità di disoccupazione sono validi esattamente come quelli effettivamente lavorati.
Da notare che ai fini del calcolo della quota retributiva della pensione la stessa viene elaborata eseguendo un doppio calcolo, uno che esclude i contributi figurativi della Naspi, ed una che li include. Confrontando i due calcoli poi, l’Inps liquida la pensione con quello che è più favorevole al lavoratore.
Domanda
La domanda di Naspi va effettuata entro 68 giorni, pena decadenza, dalla data di cessazione del rapporto di lavoro. Per il licenziamento per giusta causa il suddetto termine decorre dal 38° giorno la data di cessazione.
La domanda va presentata telematicamente dal sito Inps, oppure chiamando il contact center (numero 803 164 gratuito da rete fissa, oppure 06 164 164 da rete mobile) oppure tramite enti di patronato e intermediari dell’Istituto.
Obblighi
Accedere alla Naspi dà diritto quindi a ricevere un sostegno della durata massima di 24 mesi, o comunque fino a quando non si trova un altro lavoro, ma ci sono anche degli obblighi per i percettori dell’indennità.
Ad esempio, è bene sapere che la presentazione della domanda di Naspi equivale al riascio della Dichiarazione d’immediata disponibilità (Did) allo svolgimento di attività lavorativa e alla partecipazione alle misure di politica attiva. Per questo motivo, entro i 15 giorni successivi, bisognerà recarsi al Centro per l’impiego per la stipula del patto di lavoro. Nel dettaglio, il beneficiario della Naspi verrà incluso nel programma di politica attiva Gol, prendendo parte a un percorso di formazione personalizzata per la riqualificazione delle competenze e per l’accompagnamento al lavoro. E per chi non partecipa alle attività previste scatterà la decadenza dell’indennità.
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Altro obbligo è per chi inizia un’attività di lavoro subordinato della durata superiore a 6 mesi, o a tempo indeterminato: questo deve comunicare all’Inps il reddito presunto che ne deriva entro il termine di un mese dall’inizio del rapporto di lavoro, o dalla data di presentazione della domanda qualora il rapporto lavorativo era preesistente alla domanda medesima. Per chi non lo fa scatta la decadenza della Naspi.
Lo stesso succede a chi inizia un’attività lavorativa autonoma o parasubordinata senza comunicare all’Inps il reddito annuo presunto entro un mese dall’inizio, o dalla data di presentazione della domanda qualora l’attività lavorativa autonoma o l’iscrizione alla Gestione separata era preesistente alla domanda stessa.
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