L’esercito iracheno è ormai prossimo alla liberazione di Mosul dopo la conquista della moschea di al-Nuri. Isis ormai vicino alla sconfitta, cosa faranno ora i jihadisti?
La città di Mosul, uno dei due maggiori centri controllati dall’Isis, è vicina alla sua liberazione dopo l’avanzata dell’esercito iracheno, che ha conquistato anche la simbolica moschea di al-Nari.
Proprio nella moschea di al-Nari, diventata poi un luogo simbolico per gli jihadisti, il 29 giugno del 2014 il leader dell’Isis Abu Bakr al-Baghdadi aveva di fatti proclamato la nascita del sedicente Stato Islamico.
Tre anni dopo ecco quindi l’esercito di Baghdad avanzare sempre più nella parte vecchia di Mosul, dove ancora diverse centinaia di miliziani dell’Isis sono asserragliati pronti a lottare fino all’ultimo, anche se la loro capitolazione ormai sarebbe vicina.
Visto che anche Raqqa, l’altra grande città in mano all’Isis situata però in territorio siriano, è assediata da tempo da più fronti, la fine dello Stato Islamico sembrerebbe essere ormai imminente. Rimane però da capire cosa intenderanno fare poi i jihadisti una volta che il califfato non esisterà più.
Isis vicina alla resa
Il sedicente Stato Islamico è ormai vicino alla resa. La città di Mosul infatti, considerata la capitale del califfato nel territorio iracheno, sarebbe ormai prossima alla liberazione da parte dell’esercito regolare di Baghdad.
La notizia della conquista dell’area dove è situata la moschea di al-Nuri ha più di una valenza. Qui infatti nacque tre anni fa il califfato, diventando quindi il luogo simbolo di tutti i jihadisti.
Proprio in occasione dell’anniversario della ricorrenza, i miliziani dell’Isis pochi giorni fa avevano fatto saltare in aria la moschea di al-Nuri e distrutto il suo minareto, per non farla così finire in mano alle forze irachene.
Una sorta di atto simbolico di chi vede vicina la propria fine, anche se ancora i guerriglieri jihadisti controllano circa il 50% della città vecchia di Mosul, protetti da una fitta rete di cunicoli e da migliaia di civili usati letteralmente come scudi umani.
Anche se rallentato da queste problematiche, l’esercito iracheno continua la sua avanzata verso la liberazione totale di Mosul, dove sarebbero presenti ancora alcune centinaia di miliziani dell’Isis.
Oltre Mosul, anche Raqqa sarebbe vicina alla caduta. Qui le milizie turche al Nord e quelle dei ribelli siriani uniti ai curdi a Sud, hanno circondato da settimane la città siriana da tempo in mano all’Isis.
Oltre alla notizia della presunta morte del proprio leader Abu Bakr al-Baghdadi, che secondo fonti russe sarebbe rimasto ucciso a seguito di un bombardamento effettuato da Mosca, l’Isis starebbe quindi per perdere il controllo delle due maggiori città del califfato.
Per la caduta di Mosul e Raqqa quindi sembrerebbe essere ormai soltanto questione di tempo, mentre rimangono tutti gli interrogativi su cosa farà l’Isis dopo che le due grandi città saranno liberate.
Cosa farà ora l’Isis?
Da tempo si parla di una sorta di piano estremo di riserva da parte dei guerriglieri dell’Isis. Al momento il sedicente Stato Islamico è una sorta di ampia striscia di territorio che parte dalla parte più a Nord della Siria e termina in quella dell’Iraq.
Attaccato da tempo da entrambi i fronti, come detto le due principali città del califfato sono ormai sul punto di essere liberate, ma l’Isis si starebbe preparando a quello che potrebbe essere lo scontro finale.
Più di un’autorevole fonte ha parlato di armi chimiche spostate a Deir ez-Zour, altra città in mano da tempo ai jihadisti situata al confine tra Siria e Iraq in una zona particolarmente impervia e desertica. Una sorta di fortino dove l’Isis starebbe concentrando le proprie truppe ma anche i propri chimici.
Il timore è che proprio nella città di Deir ez-Zour i miliziani dell’Isis possano mettere in atto la loro ultima strenua resistenza, pronti anche all’utilizzo di armi chimiche piuttosto che cedere a quelli che sono considerati gli infedeli.
Oltre a quello che però succede all’interno del sedicente Stato Islamico, c’è preoccupazione per quello che l’Isis potrebbe compiere anche lontano da quei territori controllati e che ormai sarebbero sul punto di cadere.
Per prima cosa va ricordato che anche in Africa, specie in Libia, Nigeria, Kenya e Somalia, ci sono ampie zone in mano ai jihadisti. Una volta sconfitto il califfato, bisognerà quindi pensare anche a queste altre criticità.
Poi c’è sempre il timore delle possibili ritorsioni in Occidente. Da tempo infatti si parla dei guerriglieri islamici che starebbero facendo rotta o ritorno in Europa. Un pericolo questo che allerta da tempo i nostri servizi di sicurezza.
Anche se il califfato sembrerebbe essere ormai prossimo alla caduta, questo però purtroppo non andrà a significare che anche l’Isis di conseguenza sarà presto sconfitto. Per vincere questa guerra infatti i tempi saranno lunghi, ma è una battaglia che l’Occidente non può perdere.
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