Cosa sono i MiniBot, ossia i «titoli di Stato di piccolo taglio» che potrebbero fungere da «moneta complementare» e preparare il terreno ad una possibile uscita dell’Italia dall’euro? Di seguito la guida completa con tutto quello che c’è da sapere sui MiniBot
I MiniBot stanno attirando l’attenzione pubblica di tutta Italia. Alcuni si schierano a loro favore, altri ritengono che ci sia uno strumento migliore di essi, e altri ancora li criticano aspramente.
Proprio quest’ultimi, pensano che i MiniBot rappresenterebbero il primo passo di un piano per far uscire unilateralmente l’Italia dall’euro minimizzando i danni, ovvero scongiurando la temuta corsa agli sportelli bancari per ritirare i risparmi.
Alla notizia dell’approvazione della mozione contenente il passaggio sull’introduzione dei MiniBot i mercati finanziari si sono immediatamente scaldati, penalizzando Piazza Affari e i Btp. Perché?
Cosa sono veramente i MiniBot e perché la loro introduzione spaventa i mercati finanziari minacciando una possibile uscita dell’Italia dall’euro? Cerchiamo di capire meglio cos’è e come funziona questo strumento.
MiniBot: cosa sono e come funzionano
Approvata all’unanimità dalla Camera dei Deputati martedì 28 maggio, la “mozione MiniBot” contempla l’impegno del governo ad accelerare il «pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni», anche attraverso l’emissione di «titoli di Stato di piccolo taglio».
In estrema sintesi per capire cosa sono i MiniBot, bisogna capire come li intende il legislatore. Per esso i MiniBot sono BOT privi di scadenza e senza tasso d’interesse equivalenti a tagli di piccolo calibro (5, 10, 20, 50 e 100 euro) messi in circolazione dallo Stato come forma di pagamento della Pubblica Amministrazione verso i propri creditori, per esempio per ripagare i debiti con le imprese o per distribuire i rimborsi fiscali ai cittadini.
A cosa servono i MiniBot?
Per i fautori della mozione approvata in Parlamento martedì 28 maggio 2019 (leggasi Lega, ma anche PD e M5S hanno votato Sì al provvedimento), invece, i MiniBot altro non sono che «titoli di Stato di piccolo taglio utilizzati come strumento di pagamento dei crediti e dei debiti della Pubblica Amministrazione verso le imprese».
Nella pratica i MiniBot sarebbero «titoli al portatore», ossia stampati fisicamente su delle banconote, peculiarità questa che li renderebbe del tutto simili ad una valuta corrente: ed è proprio qui il punto.
In sostanza i MiniBot potrebbero essere usati dalle aziende che li ricevono anche per pagare le tasse o comprare servizi e beni offerti dallo Stato. Infatti questi titoli hanno la caratteristica, nonché il rischio, di essere scambiati peer-to-peer, senza dover quindi passare da intermediari. I privati, tuttavia, non saranno costretti ad accettare i MiniBot come pagamento.
Leggi anche MiniBot: emetterli non genera nuovo debito ma potrebbe farlo in seguito.
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1 commento
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GGM
Giugno 2019
I minibot sono stati bocciati da tutti gli economisti compreso il ministro dell’ecomomia dello stesso governo. Non sono stati realizzati in nessun paese. Perchè? Se si vedono come debito, sono debito per pagare un debito, quindi peggiorano i conti pubblici. Se si vedono come moneta, che è fatta per circolare, non consente a chi le possiede di pagare le propie spese (non si possono utilizzare per pagare fornitori stranieri, nè dipendenti) e rischiano di creare una crisi di liquidità. Sarebbero un credito d’imposta per le tasse che l’azienda deve pagare allo Stato in un secondo momento, creando di fatto un beneficio (un pagamento) differito, che è già oggi il principale problema delle aziende fornitrici.