I minibond possono essere una soluzione al credit crunch per le imprese non quotate e che non riescono ad accedere al credito? Una panoramica sulle dinamiche che hanno portato alla nascita di queste obbligazioni "alternative" che suscitano crescente interesse anche in Italia.
Il sistema bancario oggi assume un ruolo di centro di controllo, dalla stampa viene spesso definito in modo misterioso: i “poteri forti”. Riferendosi alla prima banca (in senso moderno) nata nel 1406 a Genova – “Banco di San Giorgio” – Machiavelli usava definirla come “uno Stato nello Stato” in quanto si occupava di gestione del debito pubblico.
L’effetto di una crisi economica, che perdura oramai da anni, ha fortemente ridotto la capacità dei debitori di far fronte alle obbligazioni contratte, questo ha portato ad un incremento delle sofferenze e dei crediti problematici. La conseguenza di questo declino causa un deterioramento di tutto il sistema finanziario rappresentato dai bilanci bancari che ha imposto in più occasioni dei “salvataggi” da parte dei governi. Questi ultimi sperimentano così un aumento del deficit governativo ed un conseguente allargamento dello spread dei titoli di debito sovrano. In un sistema bancario che risulta ancora oggi fortemente esposto ai governativi, periodi di aumento dello spread causano un deterioramento dei conti delle banche stesse, causando infine il fenomeno noto come “credit crunch”: le imprese non ricevono più credito e quindi non riescono a far fronte ai propri impegni. L’effetto finale è una diminuzione del PIL che porta a sua volta un aumento dello spread sui titoli governativi.
È innegabile riconoscere al nostro sistema bancario un ruolo da protagonista nell’esperienza di successo dell’industria per il nostro Paese. È sufficiente pensare alla galassia Mediobanca – oggi in dissolvimento - per avere un’idea del ruolo delle grandi banche in Italia. Nei moderni sistemi capitalistici la moneta diventa bene fungibile e la sua domanda ed offerta trova il suo domino nel meccanismo di trasmissione tra la banca centrale e il sistema creditizio delle banche. In questo ambito si svolge la politica monetaria definita dal policy-maker. Le banche difatti svolgono diverse funzioni tra cui anche quella sociale, al pari di una qualsiasi impresa pubblica o privata, in quanto promotrici di investimenti e quindi di nuova ricchezza, oltre alla garanzia sui depositi.
L’incremento dei tassi sui titoli di Stato italiani ha avuto anche la conseguenza di peggiorare le condizioni creditizie per le imprese in precedenza allineate a quelle praticate in Francia e Germania. Le imprese fortunate che riescono ad accedere al credito, quindi, si trovano in una condizione difficile sullo scenario competitivo internazionale, pagando rispettivamente circa 170 e 190 punti base in più rispetto alle concorrenti tedesche e francesi.
Una possibile soluzione è quella di indirizzare stabilmente parte delle risorse a lungo termine (previdenza, accumulazione, investimento) disponibili nel sistema finanziario italiano, verso il sistema produttivo delle grandi imprese “intermedie” (non quotate) e delle PMI nazionali. Il mezzo oggi a disposizione si chiama “minibond” introdotto con i “decreti sviluppo” nel 2012. Rimossi alcuni ostacoli di natura fiscale e civilistica, si aprono concretamente opportunità per potenziali emittenti finora esclusi. Le emissioni fino ad ora hanno raggiungo quasi i 5 miliardi di euro e l’interesse è crescente.
In questo ambito diventa dunque auspicabile una riduzione della dipendenza del tessuto produttivo dal credito bancario e dal credito a breve termine in primis. Il “deleveraging” degli attivi delle banche rafforza queste considerazioni.
Il tema focale però risulta essere quello delle garanzie sottostanti ai differenti tipi di quote dei fondi dedicati ai mini-bond. Le quote "senior" potrebbero essere garantite dalla Banca Europea per gli Investimenti, le quote mezzanine dal fondo europeo per gli investimenti. Tali garanzie sarebbero un sicuro volano per la creazione di un mercato liquido che permetterebbe l’accesso diretto delle imprese al mercato dei capitali.
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