Milano Città-Stato, davvero una possibilità?

Giulia Nevi

5 Giugno 2019 - 13:12

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Milano Città-Stato: a settembre la raccolta firme per il referendum consultivo. Ma è un progetto veramente possibile?

Milano Città-Stato, davvero una possibilità?

Conclusi i dibattiti sulle elezioni europee, fa ora discutere e desta notizia il progetto di una Milano Città-Stato.

Da settembre partirà nel capoluogo lombardo la raccolta firme per indire un referendum consultivo e poi avviare la procedura per definirsi Città-Stato.
Al di là del possibile fascino storico di un ritorno al Ducato di Milano, il desiderio di libertà del capoluogo è concretamente realizzabile?

Il progetto Milano Città-Stato

L’idea di rendere Milano Città-Stato nasce dal progetto dell’associazione VIVAIO nel 2015.
L’associazione, che ha redatto anche un proprio Manifesto, vorrebbe fare della metropoli lombarda una città ideale, una città smart, una “lente di intelligenza”.

Il progetto si concretizza in un vero e proprio magazine e in diversi tavoli di lavoro e continua poi a crescere anche per merito delle elezioni del Sindaco tenutesi a maggio del 2016. Accarezzano, infatti, l’idea anche i due principali candidati sindaci: Sala, attualmente in carica, e lo sfidante Parisi.

Accantonate le europee, visto l’aumento di visualizzazioni e il crescere delle adesioni, gli organizzatori e fondatori hanno deciso ora di dare attuazione legislativa al progetto partendo con la raccolta delle firme a settembre necessaria per il referendum consultivo.

Il processo per rendere Milano una Città-Stato

Serviranno almeno mille firme per poter indire il referendum consultivo che vuole rendere il capoluogo indipendente. Se l’iter dovesse ottenere risultati positivi, si passerebbe alla procedura normata dall’art. 132 della Costituzione, secondo cui si possono creare nuove Regioni con un minimo di un milione di abitanti - Milano ne contava nel 2017 1 milione e 352 mila.
In integrazione alla legge costituzionale bisognerà attenersi alla legge Delrio, legge 7 aprile 2014, che disciplina le città metropolitane a Statuto ordinario, cui Milano fa parte. Si procederà così, sentiti i Consigli regionali, ad indire un nuovo referendum consultivo per ottenere la nomina della Nuova Regione tramite apposita Legge Costituzionale.
Un iter dunque articolato e complesso, ma concretamente realizzabile.

Possibile sì, ma quanto necessario?

Così l’autonomia legislativa è possibile ed anche quella contabile è realizzabile: Milano ha tuttora 4 miliardi di debito, ma negli ultimi quattro anni (dal 2015) questo è stato ridotto di 538 milioni, un bel traguardo che porterebbe il capoluogo ad azzerarlo quasi completamente nei prossimi venti, trent’anni; uno scenario molto più sostenibile rispetto al debito complessivo italiano e forse per questo il capoluogo cerca maggiore indipendenza.

Se a livello legislativo e contabile il progetto è fattibile, ciò che pone il maggior dubbio è la concreta necessità di rendere Milano una Città-Stato.

Se si legge il Manifesto ufficiale dell’organizzazione “Milano Città Stato”, gli ideali, la vision e le motivazioni al cambiamento sono i medesimi che ogni città italiana vorrebbe perseguire: essere un centro che permette la crescita e la realizzazione dei propri membri, un posto dove si gestisce il bene comune per un sogno comune.
Ulteriori motivazioni all’indipendenza sono i vantaggi concreti legati ad un accesso diretto ai fondi europei nonché l’autonomia legislativa sulle tematiche di formazione, lavoro e ricerca, che però sono di grande interesse anche per altre realtà comunali.

Cosa rende Milano differente dalle altre città, e soprattutto dalla altre tredici città metropolitane italiane che non vantano moti secessionisti?

Se è diversa, cosa la rende diversa? Non sarebbe meglio, nel rispetto della grande autonomia che possiede come città metropolitana, esportare questa diversità per emancipare le altre città? Quali in particolare tra le difficoltà incontrate - e che in parte possono aver portato al diffondersi di un’idea di indipendenza - sono condivise anche dalle altre metropoli italiane?

Trovando dunque le difficoltà incontrate o i punti di forza dell’essere città metropolitana sarà possibile apportare correttivi o potenziare la legge Delrio che le regolamenta e garantire il funzionamento di una realtà come la metropoli che è ben lungi da un Ducato medievale.

Ulteriori punti critici a Milano Città-Stato

Altri punti critici risiedono nell’appoggio politico al progetto: dalle ultime tornate elettorali delle europee è emerso che il PD è il primo partito nel Comune ma, spostandosi verso la periferia della città, la Lega si fa più potente.
I due partiti hanno ideali e progetti diversi sulla “autonomia” che una nomina a Città-Stato avrebbe.
Un altro punto critico risiede in quello dei confini, che dovrebbero essere per loro natura più sfumati se si vuole garantire una crescita della città mentre definendosi città-Stato si potrebbe rischiare di imbrigliarsi e confinarsi inutilmente. Se Milano vuole essere città europea perché diventare città-Stato?

Se la fattibilità non è un problema, la sua urgenza forse sì, perché sarebbe di certo più utile al momento che il mondo politico ed istituzionale si impegnasse a raccogliere le motivazioni sottostanti la richiesta di autonomia, al fine di apportare correttivi alla legge e alleggerimenti al sistema delle città metropolitane. Città metropolitane che di fronte alle necessità contemporanee richiedono libertà d’azione diverse. Si pensi anche alla Capitale e alle altre metropoli come Torino, Venezia - recentemente venuta alla cronaca per il problema delle navi da crociera in laguna - e ancora Bologna, Napoli, Bari e le altre che richiedono anch’esse maggiori possibilità di manovra e attenzioni.

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