Merkel: voglio l’accesso agli algoritmi di Google e Facebook

Flavia Provenzani

27/10/2016

La cancelliera Angela Merkel chiede accesso agli algoritmi super privati di Google e Facebook, accusati di alterare l’opinione degli utenti.

Merkel: voglio l’accesso agli algoritmi di Google e Facebook

Numerose, da sempre, sono le critiche rivolte a Google e Facebook di manipolazione dell’opinione pubblica, accuse intensificate durante la campagna per le Elezioni USA 2016. Ma un nuovo attacco da un’insospettabile cancelliera Angela Merkel punta ancora i riflettori sulla questione.

Dalla Germania arriva la doppia polemica rivolta a Google e Facebook con l’accusa di alterare le percezioni delle notizie e la gentile richiesta di avere accesso ai loro algoritmi super privati, super protetti, misteriosi e bramati dal 99% dei programmatori.
La Merkel, insomma, non ci sta e vuole libero accesso agli algoritmi dei giganti del web.

Se la cava ancor più male Facebook, accusato dalla cancelliera di alimentare l’avversione contro i migranti e stimolare la crescita dei movimenti di estrema destra.

"Gli algoritmi devono essere resi pubblici, in modo che ognuno si possa informare come cittadino interessato su domande come: cosa influenza il mio comportamento su Internet e quella degli altri?",

ha detto la Merkel nel corso di una conferenza stampa a Berlino nella giornata di martedì - come riportato dall’agenzia RT.

I contenuti del suo discorso fanno eco alle accuse simili lanciate ai giganti dei media dai soggetti considerati meno mainstream:

"Questi algoritmi, quando non sono trasparenti, possono portare ad una distorsione della nostra percezione, che ostacola la quantità di informazione".

Google utilizza un algoritmo per decidere quali risultati di ricerca debbano essere mostrati per primi all’utente, mentre Facebook gestisce l’ordine delle news nella home feed degli utenti, decidendo di includere alcuni post, pagine e amici di un utente piuttosto che altri.

Entrambi i giganti del tech spesso agiscono sulla base degli interessi dell’utente nei confronti dei media. Tuttavia, spetta ancora all’uomo scrivere e calibrare questi algoritmi, alla base della proprietà intellettuale di qualsiasi social media o aggregatore di ricerca. E questi algoritmi comprendono alcuni dei segreti commerciali tra i più protetti nel mondo, e i loro contenuti potenzialmente valgono miliardi. Nessun gigante di Internet ha mai rivelato il funzionamento interno dei propri algoritmi.

La Merkel non ha fatto specifico riferimento a Facebook, Google o Twitter, ma ha dichiarato che le grandi piattaforme stanno creando "bolle" con questo meccanismo, aumentando la pressione ai soggetti più piccoli che forniscono notizie agli utenti. Qualcuno potrebbe anche azzardarsi a chiamarla propaganda.

"Le grandi piattaforme di Internet, tramite i loro algoritmi, sono diventate una cruna di un ago attraverso cui i diversi media devono passare per raggiungere gli utenti",

ha avvertito la Merkel.

"Questo è uno sviluppo a cui dobbiamo prestare molta attenzione".

In loro difesa, in passato Google e Facebook hanno replicato che la cosiddetta bolla dei social media è in gran parte un "mito", e che gli utenti hanno un accesso più ampio alle diverse opinioni rispetto al modello tipico dell’era pre-internet, quando la maggior parte delle notizie passava solo attraverso una manciata di giornali e uno o due canali televisivi.

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