Medici in piazza il 29 maggio: cosa chiedono i “camici grigi”

Isabella Policarpio

27/05/2020

20/05/2022 - 13:11

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Studenti, medici neoabilitati, camici grigi, medici specializzandi e corsisti di medicina generale: tutti sono chiamati a manifestare in piazza contro il precariato e l’insufficiente numero di borse di studio per la specializzazione. Al via la mobilitazione nazionale.

Medici in piazza il 29 maggio: cosa chiedono i “camici grigi”

“Non privilegiati ma precari”, con queste parole i medici di tutta Italia sono pronti a scendere in piazza e protestare venerdì 29 maggio, nel rispetto delle distanze di sicurezza e con mascherina.

All’origine della manifestazione una questione che il Governo promette di risolvere da anni: il numero insufficiente di borse di studio per la specializzazione dopo la laurea in medicina.

Un vero e proprio paradosso poiché da una parte le strutture sanitarie lamentano la carenza di medici in corsia, dall’altra le autorità non fanno nulla per sciogliere il nodo dei “camici grigi”, medici abilitati esclusi dalla formazione specialistica per mancanza di posti.

Nemmeno l’emergenza coronavirus è servita a richiamare l’attenzione del Governo. Gli “eroi in corsia” chiedono più diritti e tutele.

Medici in piazza il 29 maggio: i motivi della protesta

“Le situazioni di difficoltà generano unità”, così si legge nel comunicato del Coordinamento organizzatore della mobilitazione nazionale per il SSN. Quella del 29 maggio è una protesta che unisce medici, specializzandi e studenti contro il precariato e la carente formazione post-laurea, negata dal numero di borse di studio insufficienti rispetto alla domanda.

Studenti, medici neo-abilitati, medici in formazione specialistica e corsisti di medicina generale chiedono una riforma organica della formazione medica, questione sentita da molti anni e che in questo particolare momento rivela tutta la sua necessità.

I più colpiti sono i cosiddetti “camici grigi”, giovani laureati costretti al precariato con incarichi di sostituzione nell’ambito della medicina generale (assistenza primaria, continuità assistenziale, medicina dei servizi, emergenza sanitaria territoriale), ai quali viene negato il diritto allo studio e alla formazione specialistica.

“I Medici specialisti in ospedale sono pochi, eppure sono tantissimi quelli che restano fuori dalle sue porte, in attesa di proseguire il proprio percorso di formazione. Questi sono i cosiddetti “camici grigi”, Medici neolaureati che sono rimasti esclusi dalle Scuole di Specializzazione e dal corso di Medicina generale per carenza di posti. Negli anni, l’accumulo dei camici grigi ha progressivamente costituito e alimentato il cosiddetto “imbuto formativo”.”

Così la nota del Comitato promotore.

La crisi sanitaria degli scorsi mesi ha “scoperchiato il vaso di Pandora” per anni voluto e alimentata da una politica negligente. Ed ora più che mai è indispensabile porre rimedio e assicurare da una parte il diritto alla studio ai laureati in Medicina e Chirurgia e dall’altra ai cittadini la certezza di un servizio sanitario efficiente.

“L’equazione è semplice e immediata: se mancano i Medici, l’intero sistema lavora in un continuo stato di precarietà, rischiando il collasso quando la richiesta di cure è superiore al normale.”

Nel frattempo qualche piccolo passo per il settore sanitario è stato compiuto pochi giorni fa con l’approvazione della legge contro le aggressioni al personale medico e infermieristico, il cui testo era bloccato in Parlamento dall’anno scorso. Adesso chi aggredisce un medico in corsia rischia fino a 16 anni di carcere.

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