I francesi non vogliono più Macron: nei sondaggi il 60% è contro di lui

Simone Micocci

26/07/2018

26/07/2018 - 16:07

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In un anno di presidenza Macron ha perso il 30% della fiducia: oggi 6 cittadini su 10 sono scontenti del suo operato, mentre l’80% è scioccato da quanto accaduto con lo scandalo Benalla.

I francesi non vogliono più Macron: nei sondaggi il 60% è contro di lui

È passato poco più di un anno dall’elezione di Emmanuel Macron come presidente francese; era il 7 maggio quando il leader di En Marche! dopo il 24,01% ottenuto al primo turno ha surclassato al ballottaggio la Le Pen ottenendo il 66,10% dei voti.

Un anno dopo da questo storico successo, per Macron il trend sembra essere cambiato: secondo i sondaggi politici Ipsos, infatti, ad oggi solamente il 32% dei francesi è contento dell’operato del suo presidente, mentre il 60% ha espresso un’opinione sfavorevole.

D’altronde il primo anno di Macron all’Eliseo è stato caratterizzato da luci (poche) e ombre (tante); infatti, se da una parte il PIL francese sembra aver beneficiato della sua elezione - con un +1,9% nel 2017 - dall’altra la Francia è scossa da continue fibrillazioni interne, come dimostra l’ultima serie di scioperi che nel mese di maggio ha paralizzato i trasporti.

Senza dimenticare poi il recente scandalo di Alexandre Benalla, il misterioso collaboratore dell’Eliseo licenziato dopo la pubblicazione di un video che lo riprende mentre - mascherato da poliziotto - picchia alcuni manifestanti il 1° maggio scorso.

Da allora i francesi si sono interrogati sulle reali mansioni (e benefici) di questo misterioso bodyguard, arrivando persino ad ipotizzare una liaison tra Benalla e lo stesso Macron; indiscrezioni prontamente smentite dal Presidente francese il quale davanti ai parlamentari ha dichiarato “Alexandre Benalla non ha mai tenuto i codici nucleari, non ha mai occupato un appartamento di 300 metri quadri, non ha mai avuto uno stipendio di 10.000 euro, e non è il mio amante”.

Il problema è che, molto probabilmente, se il video non fosse stato reso pubblico Benalla sarebbe ancora al suo posto; dopo la notizia del pestaggio del 1° maggio arrivata nelle stanza presidenziali già il giorno successivo, infatti, questo era stato solamente sospeso solamente per due settimane. Sanzione che per la maggior parte dei francesi è stata poco adeguata al fatto commesso a conferma che tra Macron e Benalla possa esserci qualche legame nascosto.

Secondo quanto rilevato dai sondaggi 8 francesi su 10 sono rimasti sorpresi e scioccati dall’accaduto e per questo chiedono maggiore trasparenza a Macron per quelle che saranno le scelte future; lo stesso Macron, d’altronde, ha garantito che dopo quanto successo nei fatti del 1° maggio ci sarà una profonda ristrutturazione nella macchina della presidenza, iniziata appunto con l’allontanamento di Benalla.

Macron crolla nei sondaggi: di chi è la colpa?

Fatto sta che la storia d’amore tra Macron e i francesi sembra essersi conclusa anzitempo, con il Presidente francese che in un solo anno ha perso più del 30% della fiducia degli elettori; bisogna sottolineare, però, che non tutta la colpa è da imputare a Macron.

Non è la prima volta, infatti, che nella storia francese un Presidente perde buona parte dei consensi dopo un breve periodo di amministrazione; si tratta infatti di un trend comune a tutti gli ultimi presidenti dal 1958 ad oggi, i quali dopo aver beneficiato per pochi mesi di un aumento della fiducia dei cittadini (per merito di quello che viene definito effetto bandwagon) crollano verticalmente perdendo la maggior parte dei consensi guadagnati.

Basta l’approvazione della prima riforma impopolare, infatti, per far crollare il tasso di approvazione come è stato per Emmanuel Macron, il quale però a differenza dei suoi predecessori non sembra essere in grado di risollevarsi.

I francesi, infatti, vedono nel capo dell’Eliseo come un presidente interessato esclusivamente alla tutela dei ricchi, distante da quelli che sono i problemi della società. Un Presidente che più che dalla parte dei ceti in difficoltà sembra essere vicino alle istanze dei grandi gruppi industriali.

E i sondaggi non lo perdonano per questo.

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