MPS: bloccato l’aumento di capitale. Quali prospettive si aprono?

Vittoria Patanè

28/12/2013

Il futuro della banca senese appare sempre più incerto. Lo spettro nazionalizzazione si avvicina

MPS: bloccato l’aumento di capitale. Quali prospettive si aprono?

L’assemblea degli azionisti ha deciso: l’aumento di capitale slitta al secondo trimestre del 2014. È la sconfitta di Alessandro Profumo, ma anche la vittoria di Antonella Mansi e della sua Fondazione.

L’ente ha fatto carte false negli ultimi mesi per bloccare la ricapitalizzazione allo scopo di cedere l’intero pacchetto MPS ad un prezzo prefissato e alla fine ha avuto la meglio.

Il 69,06% dei presenti in assemblea infatti ha detto no al progetto voluto dal presidente e dall’AD Fabrizio Viola. Di contro, l’82,04% ha espresso voto favorevole allo slittamento a giugno della manovra.

Quali prospettive si aprono dunque per la banca più antica d’Italia? Le dimissioni di Profumo sono nell’aria e lo spettro nazionalizzazione sembra ormai inevitabile. Nel frattempo, si attende la reazione dei mercati, che probabilmente non sarà per niente pacifica.

Le dimissioni di Profumo

È una sconfitta che brucia quella di oggi. La bocciatura di un progetto che per Profumo, ma anche per l’amministratore delegato Fabrizio Viola, rappresentava l’unica via di salvezza.

I due adesso si prenderanno qualche giorno per decidere sul da farsi, ma a gennaio potrebbero arrivare le dimissioni:

Ho detto in modo chiaro, già in sede assembleare, che quando assumeremo determinazione lo faremo nelle sedi appropriate, ovvero nel cda della banca

Ha dichiarato il presidente. Per ora dunque, nessuna decisione definitiva, ma le possibilità che i due decidano di rinunciare al proprio incarico, secondo gli analisti, non sono da sottovalutare. Per loro infatti, questa scelta equivale a un vero e proprio conflitto d’interessi, quasi impossibile da tollerare.

La Fondazione

Il motivo per cui l’ente senese ha combattuto strenuamente per far slittare l’aumento di capitale è ormai chiaro a tutti: cedere il proprio pacchetto azionario ad un prezzo prefissato per ripagare quei debiti contratti in seguito alla sconsiderata acquisizione di Antonveneta.

Il resto probabilmente verrà reinvestito nella banca stessa, in modo da sostenere l’istituto con una quota compresa tra il 4 e il 5%.

La nazionalizzazione

Nelle intenzioni di Palazzo Sansedoni ci sarebbe poi quella di riuscire a raggruppare investitori che decidano di garantire sulla ricapitalizzazione, in modo da evitare la nazionalizzazione della banca.

L’impresa attualmente, sembra tutt’altro che semplice. Da Roma, i vertici dell’Esecutivo, ministro delle Finanze in primis, seguono con attenzione le mosse senesi pronti ad intervenire. Antonella Mansi ha comunque chiarito questa mattina che la Fondazione si impegnerà per evitare l’eventualità di una nazionalizzazione:

Dobbiamo mettere in chiaro che la Fondazione, come tutti gli azionisti, subirebbe danni irreparabili dalla conversione in azioni dei titoli sottoscritti dal Governo.

Per ora quindi nessuna certezza. Tutto rinviato al prossimo anno.

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