M5S, Roma: ancora “dispotismo”, sfiduciata consigliera Burri

Claudia Cardone

14 Aprile 2017 - 12:10

M5S, Roma: sfiduciata la consigliera Burri del III Municipio perché non aderente alla linea del partito secondo la Capocci. Ma non è certamente la prima volta che il M5S allontana suoi membri macchiandosi di dispotismo.

M5S, Roma: ancora “dispotismo”, sfiduciata consigliera Burri

M5S, Roma: nella Capitale i contrasti interni al Movimento sono all’ordine del giorno.

Il Movimento Cinque Stelle appare più diviso che mai e sempre troppo impegnato a sedare faide interne piuttosto che ad occuparsi dei reali problemi di gestione di una realtà così complessa.

Il teatro dello scandalo questa volta sembrerebbe essere Montesacro dove la fanno da padroni Roberta Lombardi e Marcello De Vito, e dove Roberta Capoccioni, presidente del III Municipio, ha appena sfiduciato Francesca Burri, sua consigliera molto vicina alla linea politica della Raggi.

Formalmente la Capoccioni ha giustificato la sua scelta dichiarando pubblicamente che la Burri non segue la linea politica del gruppo e che spesso e volentieri si è opposta alle decisioni di partito arrivando persino a votare contro le proposte di M5S.

Non la pensa allo stesso modo la consigliera municipale e presidente della Commissione ambiente Francesca Burri che parla di mobbing ed ostruzionismo interno al partito. Per la Burri la mossa della Capoccioni è stata funzionale alla sua crociata contro la Raggi di cui lei ne rappresenta le istanze ma non solo.

Che la Raggi e la Capoccioni non siano mai state sulla stessa lunghezza d’onda è una realtà di fatto ma in questa situazione il problema non è tanto questo quanto il fatto che la Burri denuncia all’interno del partito una poca aderenza a quei principi che in realtà dovrebbero contraddistinguerlo.

Il suo peccato, sostiene, è stato semplicemente quello di non adattarsi a tutte le azioni, anche “illecite”, di cui il Movimento si sta macchiando. Un esempio in tal senso potrebbe essere la nomina di Giovanna Tadonio che non si è mai candidata alle elezioni ma che, guarda caso, è stata favorita perché compagna di De Vito. Queste le sue parole:

“Non mi piace quando si fanno due pesi e due misure: se una cosa del genere l’avesse fatta il PD avremmo gridato allo scandalo”

Ma questo è solo un esempio. La Burri, tra le altre cose, è stata accusata di aver spesso e volentieri votato contro le proposte del suo partito schierandosi anche a favore dell’opposizione. Azioni che hanno provocato non solo l’allontanamento dal suo gruppo ma anche una mozione di sfiducia nella quale si dichiara che il Movimento si dissocia dalle azioni di Francesca Burri.

Esattamente qual è stata la colpa della Burri? I provvedimenti che ha votato in appoggio all’opposizione erano giusti, secondo il suo giudizio, e vantaggiosi per il benessere dei cittadini, suo obiettivo primario.

Il fatto grave e che fa riflettere è che ancora una volta si riconferma la linea dispotica e antidemocratica del Movimento che non accetta nessun altro parere che esuli da quello del gruppo o dalla decisione personale del “capo”.

Che il M5S portasse avanti come proprio vessillo "O sei con noi o sei contro di noi" l’avevamo già appurato in tante e tante occasioni.

A partire dalle numerose alzate di testa di Grillo che in più di un’occasione ha mandato gente a casa perché “non aderente agli ideali del partito”, ma anche a Roma non è certamente la prima volta che si verificano situazioni simili. Vediamole nel dettaglio.

M5S, Roma: le spaccature “O sei con me o sei contro di me”

Il Movimento Cinque Stelle l’ha fatto ancora una volta.

O sei con noi o sei contro di noi” e quindi vai a casa. L’episodio di Montesacro che ha coinvolto Francesca Burri non è stato certamente un caso isolato nella tormentata storia del Movimento e nel caso più specifico del M5S di Roma.

Che ci siano problemi di democrazia interni al partito oramai è cosa appurata.

Tra i casi più eclatanti possiamo ricordare sicuramente insieme a quello di Montesacro, quello dell’VIII Municipio di Roma dove l’amministrazione del M5S è stata recentemente sovvertita a causa di spaccature interne.

Neanche un mese fa e nel Municipio della Garbatella è caduto il governo del Movimento Cinque Stelle. Anche in questa occasione la crisi è stata originata da una rottura interna al partito che ha portato alle dimissioni di Paolo Pace, presidente dell’VIII Municipio di Roma a seguito di violenti contrasti interni durati mesi.

La pietra dello scandalo è stata la riqualificazione degli ex mercati generali che non è piaciuta e che ha ricordato da vicino i dissensi per il nuovo stadio della Roma. I consiglieri del Municipio in quell’occasione negarono il loro assenso al presidente e alla cerchia dei suoi accusandolo di dispotismo.

Paolo Pace a sua discolpa invece denunciò l’impossibilità di lavorare in un gruppo che ha sempre fatto di tutto per rovesciare il partito e le sue decisioni. Le sue dimissioni sono state un atto di dignità necessario perché egli non era assolutamente in grado di lavorare in un contesto in cui i suoi non lo appoggiavano ma soprattutto non rispettavano il suo ruolo di presidente.

A niente è servito l’intervento del Comune e della Raggi che hanno provato a riparare la situazione, ma senza grandi successi. Un altro caso di intransigenza e di faide interne al Movimento è stato proprio quello della Raggi in opposizione alla Lombardi da lungo tempo.

I loro dissapori erano iniziati con Alfonso Marra e Salvatore Romeo che l’ala più ortodossa del partito aveva chiesto di spostare. La Raggi aveva pressoché ignorato la richiesta continuando invece a tutelare i due che di fatto avevano un potere eccessivo che faceva storcere il naso ai più.

Anche in questo caso davanti alla mancata approvazione da parte dei suoi il sindaco M5S del Comune di Roma ha continuato per la sua strada senza prendere in considerazioni le istanze degli altri membri del partito che alla fine, per come sono andate le cose, erano più che lecite.

Il problema che riguarda il Movimento Cinque Stelle è più grande delle singole liti e dei disaccordi su una questione piuttosto che su un’altra. E’ un problema di gestione, di mancanza di elasticità e di adattabilità. La linea dura e pura non è sempre vincente soprattutto se si parla della politica, una faccenda dagli equilibri delicati dove la mediazione deve essere un passaggio obbligato.

O sei con me o sei contro di me” non soddisfa in un contesto che dovrebbe essere democratico ma di fatto non lo è.

Troppo spesso in tutte queste crociate interne fatte di interessi personali e favoritismi di parte ci si dimentica che l’obiettivo primario, come ha detto Francesca Burri, dovrebbero essere i cittadini.

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