Home > Altro > Archivio > M5S: ecco i migliori momenti del “dispotismo” di Grillo
M5S: ecco i migliori momenti del “dispotismo” di Grillo
mercoledì 22 marzo 2017, di
Grillo, caso Genova: si continua con la linea dura e pura. Il leader del Movimento Cinque stelle, infatti, ha ribadito le sue posizioni intransigenti per quello che lui definisce il suo partito dichiarando che: “Chi non concorda faccia un altro partito”.
La stessa frase era stata detta qualche mese fa non appena era emerso lo scandalo Raggi, dopo aver messo il bavaglio ai suoi per non far loro proferire parola sulla vicenda del sindaco di Roma.
Ancora una volta il leader pentastellato, in barba a qualsiasi tipo di mediazione, ha imposto una sua decisione al Movimento annullando le comunarie di Genova e cambiando arbitrariamente il candidato per le amministrative.
“Il garante del M5S sono io e il metodo è giustissimo”
Come era prevedibile, una valanga di polemiche e proteste si è abbattuta sul fondatore dei Cinquestelle che però continua a mantenersi tranquillo e a proseguire per la sua strada non badando minimamente a nessun’altra opinione se non alla sua.
Intanto c’è chi non ci sta alla sua politica dispotica: i dissidenti e i ribelli si stanno riorganizzando. Tra i nomi spiccano quelli di Francesco Battistini, Federico Pizzarotti e Cassimatis, la candidata esclusa a Genova.
Gli ex M5S, intervistati dalla stampa, hanno segnalato una recente svolta autoritaria all’interno del partito che li avrebbe portati ad abbandonare la nave. In realtà, a ben vedere, questa è sempre stata la politica di Grillo, dalla nascita del partito fino ad oggi.
Movimento Cinque Stelle: ecco i 5 migliori momenti del “dispotismo” di Grillo
Che Grillo ami gestire quello che lui definisce il suo partito non è certamente una novità. Che ami lanciare diktat nel suo blog e nelle piazze anche.
Purtroppo dalla fondazione del Movimento Cinque Stelle fino ad oggi sono state diverse le situazioni in cui il leader pentastellato ha imposto la sua opinione senza alcuna possibilità di replica.
Ricorre sempre la stessa frase: “Chi non concorda faccia un altro partito”. Ma allora, il Movimento Cinque Stelle che cos’è? l partito nato per dare voce al popolo come professava alla sua nascita oppure il partito per dare voce solo a Grillo?
Ecco i 5 migliori momenti del “dispotismo” di Grillo:
1) Caso Genova
È il caso più recente. Arbitrariamente Grillo ha revocato il simbolo del Movimento alla vincitrice delle comunarie Marika Cassimatis. Perché? non era di suo gradimento. L’azione non è passata inosservata e ha sollevato polemiche sia all’interno del M5S sia critiche in particolar modo dal PD. Per Grillo i discorsi stanno a zero: il partito è suo, ci sono delle regole per farlo andare avanti, regole ferree e chi non è d’accordo non è obbligato a rimanere;
2) Caso Parma
Grillo ha sospeso il sindaco di Parma Pizzarotti che ha ricevuto un avviso di garanzia per abuso di ufficio senza averlo dichiarato. Buttato fuori su due piedi senza possibilità di replica nonostante il sindaco abbia dimostrato i numerosi tentativi fatti per contattare Montecitorio ma invano. Dopo la cacciata, Pizzarotti ha fondato un suo movimento chiamato “Effetto Parma” che sta convogliando gli espulsi del M5S;
3) Caso Raggi
Non appena venne fuori lo scandalo del sindaco di Roma, Virginia Raggi, indagata per il caso Marra, la prima mossa democratica di Grillo fu mettere un bavaglio ai suoi. Il senso è sempre lo stesso: o sei con me e decido io, oppure arrivederci. A memoria di ciò un chiaro aggiornamento sul suo blog:
“Chi non sarà d’accordo con il programma definito dagli iscritti, potrà perseguire (se riuscirà a essere rieletto) il suo programma in un’altra forza politica. Sono gli iscritti a dettare la linea del movimento, i portavoce devono semplicemente attuarla. I responsabili della comunicazione del movimento 5 stelle sono Ilaria Loquenzi, Rocco Casalino e Cristina Berlotti rispettivamente alla Camera, al Senato e in Parlamento Europeo, che si coordinano con Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Tutte le uscite comunicative dei portavoce (partecipazioni ad eventi, interviste alla tv, interviste ai giornali, post sui social network riguardanti l’azione politica del Movimento 5 stelle e simili) devono essere concordate assieme a loro. Altrimenti si rischia di danneggiare l’immagine del Movimento 5 stelle con uscite goffe e maldestre. Chi danneggia l’immagine del Movimento 5 stelle può incorrere nelle sanzioni definite dal Regolamento: richiami e sospensioni. Non si fanno sconti a nessuno.”
4) Caso Gela
Nel 2015, un altro caso di sindaco cacciato da Grillo. Stiamo parlando del sindaco di Gela, Domenico Messinese buttato fuori dal partito come la sua collega campana la Capuozzo. Per lui le accuse sono state di aver fatto assumere una sua conoscente, di non essersi ridotto lo stipendio e di aver appoggiato una politica filo-eni, tutte azioni contrarie, a detta di Grillo, alla politica del Movimento;
5) Caso Serenella Fuxa
Serenella Fuxa fu la prima di una lunga serie di espulsioni che vennero a seguire. La senatrice, poco concorde con Grillo riguardo la sua linea di gestione politica, già da tempo si era messa in attrito con il leader fino a quando non raggiunse il culmine: appoggiò la Boschi in Senato durante una mozione di sfiducia portata avanti da M5S. Anche per lei nessuno sconto, fuori subito.
Purtroppo questi non sono stati gli unici casi di espulsioni su due piedi dal partito che Grillo ha deliberatamente imposto. Questi sono i casi più eclatanti che hanno dato molto da parlare. In questa lista solo una storia stona rispetto alle altre: quella di Virginia Raggi, l’unica indagata che non è stata buttata fuori ma è stata difesa dal leader con un omertoso silenzio.
Movimento Cinque Stelle: primo partito in Italia nonostante gli scandali
Sebbene gli scandali all’interno del M5S siano all’ordine del giorno, il partito comunque resta il primo partito con un vantaggio evidente su PD, Lega Nord e FI.
Il Movimento di Grillo rimane in testa con il suo 29,9% di consensi nonostante gli scandali che continuano a susseguirsi in casa Cinque Stelle. Il partito, anche se ha subito un lievissimo calo, è comunque il primo in Italia a dispetto del PD che invece cola a picco.
Il M5S convince ancora: la campagna populista di Grillo e del suo Movimento ha creato un largo seguito di popolazione a favore del partito che ancora oggi nonostante tutto appoggia lo appoggia.
Per gli altri invece, in particolar modo PD e Lega, la situazione non è così rosea: il PD con il 26,8% ha avuto un calo di -0,3% e la Lega con 12,4% ha subito un abbassamento di consensi del -0,5%. Stabile invece Forza Italia che si presenta come un’opposizione forte.
Ma perché se gli scandali hanno visto un calo dei consensi in casa PD non hanno interessato il Movimento Cinque Stelle? Per approfondire ulteriormente l’argomento clicca qui.