Il Libro Bianco delle Forze Armate non piace a nessuno: ecco perché non va approvato

Simone Micocci

11 Luglio 2017 - 12:09

Nuove polemiche sul Libro Bianco delle Forze Armate: il Parlamento spinge per l’approvazione, ma i sindacati si oppongono e chiedono urgentemente un incontro.

Il Libro Bianco delle Forze Armate non piace a nessuno: ecco perché non va approvato

Libro Bianco: continuano le proteste da parte dei sindacati sulla nuova fase della “riforma delle Forze Armate” dopo quella avviata con il riordino delle carriere.

Che il Libro Bianco non piaccia alle Forze Armate non è più un segreto: ci sono diverse novità della riforma, infatti, che oltre a non convincere i ruoli di base non mettono d’accordo neppure i vertici.

Ecco perché i sindacati continuano a chiedere un incontro alle amministrazioni per discutere del Libro Bianco, ma i loro appelli ad oggi sono ancora inascoltati.

Prima di approfondire le motivazioni che hanno portato i sindacati ad opporsi al Libro Bianco facciamo un passo indietro e vediamo di cosa si tratta. Questo è un disegno di legge voluto dalla Ministra della Difesa Roberta Pinotti che lascia al Governo il potere di delega legislativa per la riorganizzazione dei vertici delle strutture e per la revisione del modello operativo e professionale delle Forze Armate tutte.

Questo si compone di 11 articoli riconducibili a 4 linee guida differenti:

  • revisione della governance;
  • maggiore integrazione con l’eliminazione delle duplicazioni e dei minori livelli gerarchici;
  • più collaborazione tra Difesa, Università e ricerca;
  • modifica della proporzione tra chi è a tempo indeterminato e chi è a tempo determinato.

Il provvedimento può essere diviso in due parti, una con le norme contenenti le novità per i vertici, e l’altra che fa riferimento alla revisione del modello operativo per il personale e gli organici.

Il problema è che - a differenza di quanto successo con il riordino delle carriere - il Libro Bianco non piace né per l’una né per l’altra parte ed è per questo che i sindacati vorrebbero un confronto con il Parlamento per chiedere almeno una modifica del testo.

I sindacati vogliono bloccare il Libro Bianco: ma il Parlamento è “sordo”

Mentre il riordino delle carriere comincia ad essere operativo (in queste ore è stato diffuso l’elenco dei promossi al ruolo di luogotenente) è il Libro Bianco delle Forze Armate a far discutere.

Ai sindacati - Co.Ce.R. su tutti - è pervenuta infatti la richiesta di parere in merito all’Atto n°2.728 del Senato, con il quale saranno recepite le linee guida dettate dal Libro Bianco.

Il problema è che i contenuti dell’Atto sono indicati in maniera talmente riassuntiva che è quasi impossibile per i sindacati esprimere un parere. Una tabella suddivisa in tanti piccoli articoli che sembra quasi voler escludere un eventuale parere negativo sulla riforma.

A tal proposito i sindacati hanno chiesto al Parlamento di essere ascoltate al più presto, come tra l’altro era stato promesso dal Ministro della Difesa nelle scorse settimane.

Il testo così com’è va assolutamente modificato e non è sufficiente il parere dato sulla “compilazione di una tabellina” per farlo. Ma quali sono i punti critici del Libro Bianco? Vediamoli di seguito.

Ecco perché il Libro Bianco non piace a nessuno

Come anticipato, la riforma attuata con il Libro Bianco non piace al personale delle Forze Armate così come ai vertici.

Per quest’ultimi il motivo del disaccordo va individuato nelle modifiche apportate al percorso di avanzamento di carriera dell’Alta Dirigenza militare che non soddisfano i funzionari dell’arma.

Ma la novità più discussa è quella che riguarda la riduzione del personale in servizio permanente, con il rapporto tra provvisori e definitivi che scenderà fino al 50%.

Nel dettaglio, l’obiettivo della Pinotti è svecchiare le Forze Armate e per farlo ha deciso che entro il 2024 il personale in ruolo delle Forze Armate sarà ridotto a 150mila unità (rispetto alle 190mila di oggi).

Il rapporto tra contratti a tempo determinato e indeterminato sarà portato al 40%-60%, con i militari in ferma prefissata che trascorreranno solamente un breve periodo (7 anni) all’interno delle Forze Armate per poi avere un accesso facilitato in un’altra amministrazione statale (ma smilitarizzata).

Il Co.Ce.R. si è opposto in maniera forte a questa novità, dichiarando che non è possibile avere un esercito con 45.000 precari su 90.000, o una Marina dove 15.000 unità sono solamente “di passaggio”.

Per i sindacati in questo modo si perderebbe il senso di appartenenza alle Forze Armate, elemento fondamentale per svolgere al meglio il proprio lavoro.

Limitare la carriera militare ad una durata di soli 7 anni è una decisione che non porterà alcun beneficio alle Forze Armate: per questo il Parlamento e il Governo dovrebbero ascoltare le richieste dei sindacati, o altrimenti si rischia di approvare un provvedimento che “scardina alle fondamenta i principi di servizio incondizionato alla Patria.

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