Liberi e Uguali, alle elezioni possibile flop come fu per la Sinistra Arcobaleno nel 2008?

Alessandro Cipolla

16/02/2018

In calo nei sondaggi, Liberi e Uguali alle elezioni del 4 marzo rischia di fare la fine della Sinistra Arcobaleno che, nel 2008, non superò la soglia di sbarramento.

Liberi e Uguali, alle elezioni possibile flop come fu per la Sinistra Arcobaleno nel 2008?

C’è uno spauracchio che aleggia sopra il cielo di Liberi e Uguali in vista del 4 marzo, ovvero quello del flop della Sinistra Arcobaleno che alle elezioni politiche del 2008 mancò clamorosamente il superamento della soglia di sbarramento rimanendo così fuori dal Parlamento.

Dieci anni dopo sono molte le analogie con quel voto: i sondaggi di Liberi e Uguali sono in questa campagna elettorale simili a quelli della Sinistra Arcobaleno, così come il quadro politico del centrosinistra è identico vista la separazione all’epoca tra il PD di Veltroni e la sinistra di Bertinotti.

Liberi e Uguali in crisi?

Quando lo scorso autunno Liberi e Uguali vide la luce gli auspici erano dei migliori. La crisi del Partito Democratico e del renzismo in generale sembravano essere un terreno fertile per una sorta di rinascita della sinistra in Italia.

L’alleanza tra Movimento Democratico e Progressista, Sinistra Italiana e Possibile, può garantire al listone un buon zoccolo duro di voti con l’obiettivo che è quello di crescere alle elezioni politiche fino alla doppia cifra.

Tornato in pista dopo cinque anni di assenza, Massimo D’Alema ha più volte fatto capire quale sia la strategia di Liberi e Uguali: portare in Parlamento più deputati e senatori possibile, per poi essere così determinanti nel gran ballo delle trattative post voto per la creazione di un governo dalle larghe intese.

Le recenti parole del leader di LeU Pietro Grasso vanno più o meno nella stessa direzione ma, come spesso accade, quelli che sono i progetti devono però poi trovare riscontro nella realtà dei fatti.

Luigi Di Maio di fatto snobba il listone di sinistra in quanto non garantirebbe un numero di parlamentari sufficiente per la creazione di una maggioranza. A riguardo, molto meglio guardare alla più forte destra di Salvini e della Meloni.

Per Grasso dunque non rimane che sperare in un governo di scopo assieme agli odiati Renzi e Berlusconi. Si pensa dunque già al post voto mentre questa campagna elettorale di Liberi e Uguali appare essere più che mai fiacca e priva di contenuti.

Grasso va poco in TV e non buca lo schermo mentre i giovani leader Speranza, Fratoianni e Civati, che dovrebbero rappresentare il nuovo da opporre alla esuberanza di un Di Battista che spopola nei salotti televisivi, sono scomparsi dai radar.

Il risultato è quello di un progressivo calo nei vari sondaggi dovuto anche alla crescita di Potere al Popolo, la lista della sinistra di protesta che viene data vicina al 2%. Voti questi che sarebbero tutti stati persi da Liberi e Uguali.

Il rischio di un nuovo 2008

Per scongiurare possibili brutte sorprese alle urne, Liberi e Uguali ha pensato bene di essere una lista (soglia di sbarramento al 3%) e non una coalizione (soglia di sbarramento al 10%). Una scelta questa che al momento fa dormire sonni tranquilli ai tre partiti che formano l’alleanza.

Posizionati come capolista nei listini proporzionali strategici, i leader del listone e i loro più fidati uomini sembrerebbero avere garantita l’elezione nel prossimo Parlamento. Dovrebbero però fare un piccolo sforzo di memoria e ricordarsi di quello che accadde nel 2008.

Dopo la caduta del secondo governo Prodi, il Centrosinistra si presentò formato soltanto da PD e Italia dei Valori con Walter Veltroni come candidato premier. Il Partito Socialista e gli altoatesini del SVP preferirono presentarsi da soli così come la sinistra.

Guidata da Fausto Bertinotti nacque la Sinistra Arcobaleno al cui interno erano confuiti Rifondazione Comunista, Partito dei Comunisti Italiani, Federazione dei Verdi e Sinistra Democratica.

Alle elezioni del 2006, Rifondazione prese quasi il 6%, i Comunisti Italiani più del 2% così come i Verdi. Nonostante che il peso elettorale di Sinistra Democratica fosse praticamente nullo, questa coalizione poteva valere un buon 10% dei voti.

Così come sta accadendo in questa campagna elettorale, i sondaggi di allora per la Sinistra Arcobaleno oscillavano attorno al 5%, con punte massime del 6% e picchi minimi del 4,8%. Va ricordato che nel 2008 la soglia di sbarramento era del 4%.

Alle urne per Bertinotti fu un’autentica Caporetto: 3,12% dei voti pari a 1.124.000 preferenze. Fine quindi di ogni speranza di “terzo polo” e sinistra che rimase fuori dal Parlamento con relativo rimpallo di colpe all’interno dell’alleanza.

In queste elezioni l’asticella da superare per Liberi e Uguali è quella del 3%, quindi più agevole rispetto a quella di dieci anni fa. I rischi di un clamoroso flop a vantaggio di Potere al Popolo però ci sono tutti.

Il sentore è che questa campagna elettorale così breve possa comunque in qualche modo salvare il listone da un tracollo. La storia, soprattutto quella politica, è ciclica ma la sinistra sembrerebbe non aver imparato nulla dagli errori del passato ma, per un responso, non rimane che attendere il prossimo 4 marzo.

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