Leoni per Agnelli: chi vince e chi perde in Siria dopo l’abbattimento del caccia russo

Carlo Landi

24/11/2015

La Turchia ha abbattuto un caccia russo uccidendo uno dei due membri dell’equipaggio. Ecco quali possono essere le conseguenze di questo ennesimo tragico evento.

Leoni per Agnelli: chi vince e chi perde in Siria dopo l’abbattimento del caccia russo

I fatti. Oggi, 23 novembre 2015, alle ore 09.20 “local time”, un velivolo Su-24 “Fencer” delle forze aeree della Federazione Russa durante un’operazione contro le forze ribelli in Siria è stato abbattuto da velivoli da combattimento Turchi.

Pilota e Navigatore si sono lanciati con il seggiolino eiettabile, la sequenza di apertura del paracadute è avvenuta regolarmente. A quanto noto uno dei due componenti l’equipaggio sarebbe morto, l’altro sarebbe stato catturato da forze ribelli non meglio identificate che avrebbero impedito agli elicotteri del Combat SAR (Search and Rescue) russo di recuperare l’equipaggio.

Le dichiarazioni ufficiali della Federazione Russa e della Turchia, unite alle evidenze tecniche deducibili dai video dell’abbattimento, indicano che il “Fencer” è stato abbattuto da un aereo da caccia F16 turco utilizzando un missile aria-aria a corto raggio, con tutta probabilità un AIM- 9L di produzione statunitense.

Un’azione tattica semplice, quasi “scolastica”, con un velivolo, l’F-16, dotato di un’avionica di ultima generazione e di un missile altamente efficiente contro un velivolo degli anni ’70-’80 alla fine della propria vita operativa.

Il video dell’abbattimento messo online da RT

L’analisi tattica
Che le operazioni in corso sopra la Siria non fossero prive di rischi per i velivoli delle varie forze aeree impegnate, lo ha fatto capire il presidente russo, Putin, quando ha affermato che le attività erano state coordinate con le forze occidentali “per evitare situazioni di rischio”. Le operazioni aeree in Siria si stanno svolgendo in uno scenario profondamente “non convenzionale”.

In primo luogo manca una forza aerea avversaria, ma questo anziché favorire i cacciabombardieri li obbliga a prevedere scenari difficilmente ipotizzabili. Forze aeree di diverse nazioni si muovono in spazi relativamente ridotti e senza adeguato coordinamento: una ricetta altamente rischiosa.

Un po’ quello che accade nelle partite di pallone tra ragazzini: tutti giocano contro tutti e tirano nella stessa porta, con la differenza che i “giocatori” pesano decine di tonnellate, viaggiano a oltre 800 km/h e trasportano armamenti sofisticati. Non è impossibile finire sulla linea del “fallo laterale” e attivare le armi di un caccia.

Di certo la Federazione Russa non è abituata e non gradisce far conoscere a Francia, Stati Uniti ed agli altri alleati le proprie operazioni.
Il segreto più importante per ogni militare è quello che farà tra due ore o il giorno dopo.
Rivelarlo vuol dire aprire la possibilità di avere interferenze o ostacoli nella propria azione. Lo stesso vale per le forze alleate. Quindi cooperazione, ma fino a certi livelli e a certi punti e questo non aiuta sicuramente ad evitare incidenti come quello avvenuto sui cieli al confine tra Siria e Turchia e il loro ripetersi.

L’analisi politico-strategica
Al di là delle dichiarazioni ufficiali, è certo che tutti i maggiori contendenti presenti sull’area dalla Francia agli Stati Uniti alla stessa Federazione Russa abbiano preventivato di dover fronteggiare episodi di questo tipo, quindi ognuno cercherà di trarne il massimo vantaggio.

La reazione della NATO è quella classica prevista dal trattato politico-militare stilato nell’ormai lontano 4 aprile ’49 e che all’articolo 5 prevede che “un attacco armato contro una o più di esse (nazioni firmatarie n.d.r.) deve essere considerato come un attacco contro tutte...”.

Con un meccanismo rodato da decenni di guerra fredda, la Nato ha convocato una riunione straordinaria del Consiglio dell’Alleanza. Più un atto dovuto che un vero momento decisionale di rilievo. Tutti sanno che il Fencer non aveva nessun intento minaccioso contro la Turchia.

Di certo arriverà una condanna dell’evento e del comportamento spregiudicato di Mosca nelle sue operazioni già ampiamente criticate dagli “occidentali”.
I risultati nel medio-lungo periodo non potranno che avere effetti limitativi sull’efficacia delle attività di questa alleanza variegata e un po’ bislacca che sta operando sui cieli dell’Iraq e della Siria.

Le Forze russe probabilmente difenderanno i loro cacciabombardieri con velivoli da superiorità aerea e obbligheranno le altre nazioni ad azioni di “protezione delle forze”.

Risultato immediato: una riduzione dell’efficienza degli attacchi. Politicamente la Turchia è l’attore che rischia di perdere di più. Perdere credibilità della propria azione che già molti leggono non tanto come “anti ISIS”, ma contro le frange estremiste che il governo di Ankara cerca di debellare.

La Federazione Russa può giocare, con diritto, la parte dell’amico tradito mentre cerca di dare un contributo alla soluzione del conflitto.
Chi esce vittorioso da questi eventi è proprio il sedicente stato islamico. Difficile credere che gli attentatori di Parigi avessero visto così lontano da prevedere che la loro azione potesse provocare screzi all’interno della NATO e addirittura un rischio di conflitto internazionale, ma le lotte tra “alleati” rischiano di amplificare il suono cupo delle bombe o il crepitio degli AK-47.

Come per le Torri gemelle, si va delineando una situazione in cui i “danni di lungo periodo” sembrano ben più vasti di quelli sanguinosi del 13 novembre.
E un primo risultato negativo per l’Occidente è già realtà: i mercati finanziari sono precipitati sulla stessa traiettoria del velivolo russo e una ripresa, certamente possibile, richiederà impegno, tempo e risorse.

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# Russia
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