Legittimo impedimento dell’imputato e dell’avvocato: cos’è e quando si applica

Isabella Policarpio

29 Marzo 2019 - 10:11

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Il legittimo impedimento a comparire determina il rinvio dell’udienza e può riguardare sia il l’imputato che l’avvocato. Cos’è e quando si applica.

Legittimo impedimento dell’imputato e dell’avvocato: cos’è e quando si applica

Il legittimo impedimento causa il rinvio dell’udienza. Si tratta di un istituto del diritto processuale penale che conferisce al giudice la possibilità di posticipare una decisione quando l’imputato o l’avvocato non possono parteciparvi.

Tuttavia la disciplina penalistica è piuttosto severa: l’impedimento è legittimo solo quando integra un caso fortuito o di forza maggiore; in altre parole quando partecipare all’udienza è concretamente gravoso o costituisce un pericolo per la salute dell’imputato o dell’avvocato.

Spetta al giudice stabilire - con propria discrezionalità - se i motivi addotti dalle parti costituiscono legittimo impedimento o meno.

Legittimo impedimento dell’imputato: in quali casi?

Quando ricorre il legittimo impedimento, l’assenza dell’imputato in giudizio è giustificata. Infatti, ai sensi dell’articolo 420 ter, quando l’imputato (anche se detenuto) non si presenta in udienza per assoluta impossibilità di comparire, il giudice emette ordinanza di rinvio e stabilisce la data della nuova udienza.

Il legittimo impedimento dell’imputato (e, come vedremo, anche dell’avvocato) sussiste solo quando l’impossibilità a comparire è dovuta ad un caso fortuito o di forza maggiore, liberamente valutabile dal giudice di merito.

Dunque, per ottenere il rinvio dell’udienza non basta avvalersi del certificato medico, perché il giudice può discrezionalmente valutare il contenuto delle prescrizioni mediche e stabilire quando ricorre il legittimo impedimento e quando no. In altre parole, per integrare il legittimo impedimento, dal certificato medico devono emergere condizioni fisiche tali da impedire in modo assoluto all’imputato di partecipare all’udienza stabilita.

Legittimo impedimento dell’imputato e contumacia

Come abbiamo visto, il legittimo impedimento è una delle ipotesi in cui l’imputato ha una giustificazione per assentarsi dall’udienza. Invece, quando l’assenza è ingiustificata (perché non ci sono gli estremi del caso fortuito o della causa di forza maggiore) possono verificarsi due situazioni:

  • in caso di prima udienza, se l’assenza dell’imputato non è volontaria il giudice ne dichiara la contumacia ed il procedimento non subisce variazioni o interruzioni;
  • in caso di udienze successive alla prima, l’imputato viene dichiarato assente.

Legittimo impedimento dell’avvocato: in quali casi?

Il giudice può rinviare l’udienza anche quando il legittimo impedimento riguarda l’avvocato di parte. Anche in questo caso, il legittimo impedimento deve derivare da caso fortuito e forza maggiore.

Spetta al giudice, con propria discrezionalità, stabilire se l’impedimento dell’avvocato è legittimo e poi giustificare il rinvio dell’udienza.

In particolare, il giudice deve applicare quanto previsto dai commi 5 e 5 bis dell’articolo 420 ter del Codice di procedura penale, ovvero rinviare l’udienza solo quando l’assenza dell’avvocato è dovuta all’assoluta impossibilità di comparire, purché l’impedimento sia comunicato tempestivamente.

L’avvocato che abbia comunicato prontamente lo stato di gravidanza si ritiene legittimamente impedito a comparire nei 2 mesi precedenti la data del parto e nei 3 mesi successivi alla nascita.

Tuttavia l’udienza non può essere rimandata quando l’imputato è assistito da due difensori e la causa di legittimo impedimento riguarda uno solo di essi oppure quando l’avvocato impedito ha provveduto a designare un sostituto o quando l’imputato chiede che si proceda senza avvocato.

La discrezionalità del giudice nel valutare il legittimo impedimento è molto ampia; egli, infatti, può disattendere il certificato medico o la prognosi anche senza ricorrere a nuovi accertamenti, ma solo sulla base della propria esperienza.

La giurisprudenza in materia (sentenza n. 9025 31/01/2018, Corte di Cassazione) ha sancito che il certificato medico presentato dall’avvocato (quando l’impedimento dipende da motivi di salute) deve essere accurato e dettagliato e deve dimostrare l’impossibilità dell’avvocato a partecipare all’udienza. Quando, invece, il legittimo impedimento dipende da un impegno professionale concomitante con l’udienza, il giudice deve valutare la possibilità di designare un sostituto processuale o di variare l’orario dell’udienza in modo da consentire la partecipazione.

Malattia dell’avvocato: quando scatta il legittimo impedimento?

In merito al legittimo impedimento per malattia dell’avvocato, la giurisprudenza assume posizioni molto rigide.

Ciò perché, ai sensi dell’articolo 420 ter, il legittimo impedimento deve implicare l’assoluta impossibilità di comparire in udienza. Dunque, una situazione in cui per l’avvocato la partecipazione rappresenta un grave ed inevitabile rischio per la propria salute.

La giurisprudenza ha più volte escluso il legittimo impedimento dell’avvocato in caso di gastrite, attacchi di asma e sindrome influenzali, poiché non ritenute così gravi da costituire una causa di forza maggiore.

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