Forexinfo ha intervistato il dott. Francesco Leghissa, Ufficio studi della Copernico SIM su alcuni titoli italiani al momento sotto il riflettore, sul successo del collocamento dei BTP Italia e su prospettive future della politica italiana e dell’Eurozona. Ringraziandolo ancora per la disponibilità si riporta di seguito l’intervista rilasciata a Forexinfo.
- Per quanto riguarda i titoli italiani, in questi giorni i riflettori sono accesi su Telecom Italia. Il consiglio tenutosi giovedì scorso ha deciso di costituire un comitato per valutare la fusione con 3 Italia, in attesa dell’assemblea degli azionisti prevista per oggi. Pensa che le trattative andranno a buon fine? Cosa prevede per il titolo Telecom?
La trattativa è interessante: sta riportando l’attenzione sulla società che sembrava abbastanza statica, ancora legata al decreto del golden share del governo e sta muovendo il titolo dopo il crollo che ha avuto nei primi due mesi dell’anno. Resto come molti operatori, scettico sulla conclusione positiva delle trattative, ci sono molti ostacoli. In primo luogo vedo dei problemi politici legati agli asset strategici e in particolare alla rete strutturale; altri problemi possono venire dall’antitrast: l’unione del primo e quarto operatore in italia porterebbe problemi di concentrazione del monopolio. La problematica fondamentale comunque rimane quella dell’infrastruttura, la trattativa potrebbe andare a buon fine se si facesse un operazione simile a quella fatta con Eni: separazione di Telecom e la rete di infrastruttura quindi la rete telefonica. Ci vorrebbe l’interesse dalla Cassa Depositi e Prestiti che ha manifestato interesse, ma il problema è legato al quibus di disponibilità economiche e alla volontà del gruppo cinese di procedere con una sorta di Opa o comunque con un riacquisto di azioni per raggiungere almeno una maggioranza relativa e qui entra in gioco la controllata di Telecom che è Telco. Vedo difficile che si riesca a oltrepassare tutte queste barriere soprattutto considerando che non abbiamo ancora un governo in carica e che i problemi principali da superare sono di natura politica.
- Occhi puntati anche se MPS, il prossimo 29 aprile si terrà l’assemblea per il voto del bilancio 2012. In questa occasione la fondazione MPS dovrà votare il suo sostegno all’azione di responsabilità intrapresa dal management contro gli ex-vertici della banca. Come si evolverà questa vicenda?
La fondazione ha già sostanzialmente dato il suo appoggio all’azione di responsabilità sia contro gli ex manager che nei confronti delle banche coinvolte. La cosa interessante è la straordinarietà di questo fatto; si tratta di un’azione di responsabilità contro gli ex manager, qualcosa di molto raro soprattutto in Italia, dove una cosa del genere non si è vista nemmneo nel caso Parmalat. Un’azione dell’attuale managment contro il vecchio cerca di dare un segnale di discontinuità con il passato, a mio avviso si tratta di un’operazione di pulizia dell’immagine della banca. Al di là dei danni economici provocati da questa vicenda infatti, c’è stato un forte danno all’immagine, alla fiducia della Banca più vecchia del paese e terzo istituto a livello nazionale. Penso che si procederà con l’iniziativa e che andrà a buon fine, con una causa vicile di richiesta danni nei confronti dei due responsabili principali. E’ un atto dovuto, mancava solo l’ok della Fondazione che non poteva tirarsi indietro perché avrebbe fatto pensare di essere stata in qualche modo complice o almeno a conoscenza dei fatti, serviva un forte segnale di discontinuità.
- Quest’azione legale avrà delle ripercussioni sul titoli MPS?
No, non vedo come questo possa influire significativamente sulla performance del titolo. Il problema di MPS è vedere quale strategia verrà attuata del nuovo managment per risanare il bilancio e soprattutto riportare quel clima di fiducia di cui una banca ha bisogno per agire in maniera profittevole. Non mi aspetto quindi che la decisione sull’azione di responsabilità abbia un impatto immediato sul prezzo, ci sarà da vedere cosa accade a medio-lungo termine.
- Emissione Btp Italia, richieste per quasi 9 miliardi e chiusura anticipata. Cosa pensa di questo investimento e quali sono le ragioni di tale successo?
Il successo dei BTP Italia è stato un sopresa, nessuno si aspettava una domanda di questo tipo. Il tesoro aveva messo in via precauzionale la possibilità di chiudere anticipatamente dopo i numeri dell’ottobre scorso. Gli investitori spinti dalla paura di non riuscire ad accaparrarsi i BTP hanno fatto una grande domanda il primo giorno che ha portato quasi alla soglia massima stabilita dal Tesoro. Per quanto riguardo i motivi di attrattiva, si tratta di un titolo interessante in un’ottica di investitori retail, tenendolo fino alla maturità si ha un premio dello 0.4% e inoltre permette una protezione contro l’inflazione italiana. Tutto questo rende abbastanza giustificabile questo successo tenendo anche conto che si tratta di un titolo con scadenza non particolarmente lunga, 4 anni sono un orizzonte di tempo considerato accettabile dalla maggior parte degli investitori.
- Sempre a questo proposito negli ultimi giorni si è parlato delle Cac, la clausole di azione collettiva che rendono i titoli di stato un investimento meno sicuro di quanto si pensi. Lei condivide il timore degli investitori?
Vista l’ enorme domanda di BTP direi che non è stata smussata da queste clausole, anche perché si tratta di una questione poco conosciuta di cui si sente parlare poco. Si tratta di clausole imposte dell’Europa su tutti i paesi in difficoltà per evitare operazioni di azzardo morale. A mio avviso è poco probabile che l’Italia arrivi alla richiesta di aiuti e ad una sorta di haircut sul debito pubblico detenuto dagli investitori, quindi non penso che siano queste clausole a rendere meno sicuro un titolo di stato. Soprattutto perché c’è da tenere in considerazione il fatto che per la Grecia è stata fatta una norma ad hoc, quindi nel caso in cui l’Italia arrivasse sull’orlo del fallimento e ci fosse bisogno di attribuire parte delle pardite agli obbligazionisti e ai detentori dei titoli di stato probabilmente si procederrebbe con un’altra norma ah hoc senza bisogno di ricorrere a queste clausole.
- Continuano in italia i problemi legati alla formazione del governo e si avvicina sempre più l’elezione del nuovo Presidente della Reppublica. La lentezza della politica italiana come incide sui mercati? E cosa prevede per il prossimo futuro?
A mio avviso c’è da fare una distinzione. Sui mercati finanziari l’impatto al momento è contenuto: le aste stanno andando bene, i rendimenti sono in calo e lo spread sotto controllo. Siamo ancora un pò in credito e i mercati finanziari, nonostante la mancanza di un governo da quasi due mesi, non hanno ripreso a speculare nei nostri confronti. Sul lato dell’economia reale invece la situazione è critica: i dati macro sono sempre più negativi soprattutto dal punto di vista dell’occupazione e della domanda interna. Si registra un crollo dei consumi, sarebbe necessaria una ripresa delle concessioni di credito da parte delle banche, ma per questo necessitiamo di un governo che faccia delle scelte di politica economica. I mercati finanziari stanno vivendo in maniera abbastanza indifferente lo stallo politico italiano, quello che sta veramente soffrendo è il popolo italiano.
- Si fanno sempre più insistenti le voci che si levano contro la moneta unica e le politiche di austerità promosse da Bruxelles. Pensa che l’Italia dovrebbe uscire dall’euro?
Per l’Italia sarebbe una follia uscire dall’euro. Vorrebbe dire tornare alla lira che si deprezzerebbe di circa il 50%. Dobbiamo tenere presente che l’Italia dipende dall’estero per l’energia elettrica, per il gas e il petrolio, abbiamo contratti a lungo termine stipulati in euro che verrebbero subito convertiti in una valuta debole come la lira. Questo sarebbe drammatico, ci farebbe tornare indietro di svariati decenni con un impatto sul PIL che quello che abbiamo vissuto nell’ultimo anno con un -2.5% ci farebbe sorridere. Uscire dall’euro non è previsto, l’euro è qualcosa di irrevocabile da cui non si torna indietro, ci sarebbero dei costi enormi per coniare moneta e ridare potere alla banca centrale. E’ vero, è un agomento del quale si sta parlando molto, ma rimane nel campo della mera fantasia e della speculazione.
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