Il Consiglio Europeo del 21 giugno ha valutato la politica economica del Governo , per il corrente anno e fino al 2017. Sono necessarie delle manovre di bilancio , per rispettare gli obblighi dei Trattati sottoscritti.
L’esito era abbastanza prevedibile. Esaurita l’euforia propalata come droga, dal sistema mediatico durante la campagna elettorale è arrivata, due giorni fa, la valutazione del Consiglio d’Europa sulle politiche di bilancio del Governo italiano.
L’eco dei media, per la verità su tale importante valutazione è stato vergognosamente censorio ancor più grave se si considerano gli ultimi dati Istat sul PIL italiano 2013 diminuito mediamente dell’1,9% e che varia tra il meno 0,6 % del nord ovest al meno 4% del Sud, con disoccupazione, in questa area, che ha raggiunto il 60% tra i giovani.
Il Documento di valutazione del Consiglio d’Europa nella sostanza consolida la fallimentare "austerità espansiva" che sta distruggendo in particolare il nostro Paese. In buona sostanza il Consiglio contesta e corregge i dati forniti dal Governo rilevando che:
- il deficit strutturale 2014 deve essere corretto di 0,2% di PIL;
- correzione di 0,6% PIL nel deficit 2015;
- viene definito ambizioso il piano di privatizzazione italiano.
Sugli equilibri di bilancio 2015 i conti sono sicuramente angoscianti! Infatti, la correzione già programmata di 0,4% punti di Pil più 0,3% richiesti dalla Commissione cui si sommano nell’ipotesi di mancate manovre nel corrente anno, lo 0,2% del 2014 per una correzione totale di 0,5% PIL ovvero in valore assoluto 8 miliardi di euro in conto 2015!
Nel Def approvato ad aprile l’avanzo primario nel 2015, passa dal 2,6% al 3,3% con un incremento di 0,7% punti ovvero di circa 11 mld di euro che sommati agli 8 porta la manovra di consolidamento a 19 miliardi di euro.
Questa cifra monstre deve essere integrata da altre voci come i 10 mld di taglio Irpef, cassa integrazione in deroga (o equivalente ammortizzatore sociale introdotto dal DDL Lavoro), missioni internazionali, agevolazioni per l’autotrasporto privato, 5 per mille, interventi per la non autosufficienza, politiche di contrasto alla povertà, finanziamenti alle scuole non statali, lavori socialmente utili, fondo di garanzia per acquisto prima casa: globalmente queste voci ammontano a 4 mld di euro.
I risparmi previsti dalla spending review sono pari a 17 mld per il 2015 e 32 ml per il 2016 e appaiono, ammesso che si riesca a operare i tagli, certamente insufficienti rispetto al fabbisogno 2015 e in pareggio nel 2016.
Una cosa è certa: un’eventuale ulteriore manovra inciderà pesantemente sulla crescita nel 2015. A questo punto appare evidente che o l’UE consente a Renzi di restare sotto il deficit del 3% o assume l’atteggiamento dello struzzo. In entrambe le ipotesi apparirà una Unione indegna di fiducia.
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