La crisi, scrive Wolfgang Münchau nel suo editoriale sul Financial Times, non è affatto finita.
Dove sono finiti i buoni propositi per la creazione dell’unione bancaria? Il piano OMT, scrive pungente l’autore, può aver ridato fiducia agli investitori, ma ha allentato la pressione poltica sull’urgenza di maggiore unione. La coseguenza? Impossibile dire che il peggio sia realmente passato.
Unione Bancaria: a che punto siamo?
Il fatto che gli stati membri dell’Eurozona abbiano tanta fretta di approvare una legislazione unilaterale sulla regolamentazione finanziaria, cosa ci dice riguardo al progetto dell’unione bancaria? In breve tempo, Francia e Germania hanno proposto misure che proteggono l’attività di trading delle banche. Soltanto i due paesi, e nessun altro, hanno coordinato le rispettive mosse. Ma questa difesa, non rappresenta forse un potere che ogni unione bancaria che si rispetti dovrebbe possedere?
La risposta è che l’attività bancaria rimane a livello nazionale per tutti gli aseptti economicamente rilevanti. La Banca Centrale Europea diverrà il supervisore comune del settore bancario, e questo è stato già accordato. Ma non ci saranno depositi comuni sulle assicurazioni. Anche il sistema di risoluzione che dovrebbe essere avviato quest’anno mostra delle imperfezioni e finirà col proteggere soltanto i contribuenti dei paesi creditori, ma non accelererà il sistema di risoluzione delle banche sottocapitalizzate dell’Eurozona. Sospetto che l’intento della legislazione Franco-Germanica sia quella di mettere al sicuro la posizione delle rispettive banche migliori.
La legislazione in questione di pone di spingere le banche a trasferire le proprie attività di trading (ovvero quelle effettuate per proprio conto e non per conto cliente) ad entità legali separate, pur non condizionando in questo modo l’attività di market making. Erkki Liikanen, governatore della banca centrale finlandese, ha proposto la separazione completa, la Commissione ha pianificato direttive comunitarie, ma l’azione Franco-Tedesca ne ha anticipato gli esiti.
L’attuale scandalo politico in Italia è un promemoria che ci ricorda perché è necessario un programma comprensivo. La Banca Monte dei Paschi di Siena è la banca più vecchia al mondo, tuttavia la sua lunga storia non ha impedito che si intraprendessero pericolosi scambi di derivati che hanno costretto il governo italiano ad intervenire con una garanzia di 3.9 miliardi di Euro.
Banche di investimento vs. banche commerciali
La separazione dell’attività bancaria di investimenti e commerciale, sulle linee della legge bancaria della Glass-Steagall Act, non risolverà certamente i problemi del settore bancario. Anche se tale atto non fosse stato parzialmente abrogato, Lehman Brothers sarebbe fallito lo stesso nel 2008, e l’economia mondiale sarebbe comunque caduta. Tuttavia, una separazione piena tra investimenti e servizi bancari al dettaglio avrebbe salvato i contribuenti italiani dallo scandalo MPS.
Il segnale più importante inviato dalla legislazione unilaterale in Francia e in Germania è la mancanza di volontà politica di risolvere il pasticcio bancario, che è al centro della crisi della zona euro. Al contrario, i governi stanno cercando rifugio in gesti simbolici.
Sulla scia della crisi immediata, la priorità avrebbe dovuto essere la ricapitalizzazione delle banche col denaro pubblico, la chiusura e la fusione delle banche deboli e garantire che le banche non stessero adeguando i loro bilanci concedendo prestiti alle imprese. Questo è ciò che sta accadendo nell’Europa meridionale in questo momento.
La mia stima è che il sistema bancario della zona euro sia sottocapitalizzato per un totale variabile tra i 500 miliardi e i mille miliardi di Euro. Il problema non sono soltanto le banche spagnole, ma anche quelle tedesche e francesi, che sono state più abili a nascondere le loro perdite. Se la ripresa dovesse rivelarsi soltanto superficiale, come credo che sarà, tali perdite emergeranno nel giro di poco tempo.
Crisi dell’Eurozona: priorità
A questo punto, la priorità dovrebbe essere quella di continuare ad eliminare la frammentazione. Il piano OMT della BCE è stato ufficialmente giustificato come mezzo di diffusione e trasmissione della politica monetaria nella zona Euro. Passati sei mesi, sappiamo che ha contribuito ad abbassare i tassi di interesse sui titoli di Stato, ma non ha fatto assolutamente nulla per migliorare il sistema di transizioni. Le aziende del nord Italia continuano a soffrire gli elevati tassi di interesse sui prestiti che prendono dai vicini austriaci. Soltanto una unione bancaria effettiva potrebbe porre fine a questo tipo di discriminazione. Ma tutto ciò richiederebbe assicurazione comune sui depositi e politiche di risoluzione effettive. Ma niente di tutto ciò accadrà.
L’altra priorità dovrebbe essere quella di fare esattamente ciò che prevede la legislazione Franco-Tedesca, ma su scala più ampia: fornendo assicurazione che le banche non porteranno l’economia verso il basso e non chiederanno il riscatto ai contribuenti. La combinazione della separazione completa tra banche di investimento e banche commerciali, misure precauzionali e obblighi di trasparenza potrebbero essere una serie di passi in avanti utili, seppure ancora insufficienti.
Nulla di tutto ciò sta accadendo, anzi molte persone sembra siano diventate più ottimiste nei confronti dell’Eurozona, in alcuni casi fin anche euforiche. Difficilmente passa un giorno senza che qualcuno dichiari la fine della crisi. Ma due degli aspetti più pericolosi rimangono irrisolti: banche zombie e miglioramenti macroeconomici. Il piano OMT ha contribuito a peggiorare la crisi del settore bancario, allentando la pressione politica affinché si creasse una sana unione bancaria. La pressione era evidente a luglio dello scorso anno, ma è evaporata a partire da settembre.
La ri-nazionalizzazione delle banche significa che l’unione monetaria è insostenibile oggi, come lo era lo scorso luglio ed ora le politiche necessarie a risolvere questi problemi sono state ormai abbandonate.
| Traduzione a cura di:
Federica Agostini |
Fonte: Financial Times |
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