In un fumoso bar in una delle strette strade di Riga, un televisore è sintonizzato su una report sulla situazione di stallo elettorale in Italia. Andrejs, uno dei clienti più giovani, punta allo schermo: "L’euro - è veramente quello che vogliamo?".
Poco oltre il bar, una donna anziana carica di borse della spesa tira fuori i soldi quando gli viene chiesto che cosa l’euro potrebbe significare per la Lettonia. "Sarebbe tutto più costoso", interviene il suo compagno.
Un piano di salvataggio doloroso e conflittuale a Cipro e continue difficoltà nel tentativo di formare un governo in Italia hanno provocato rinnovati interrogativi sulla sostenibilità dell’euro. Questo è un momento strano per voler entrare a far parte del club per un piccolo paese che ha ricevuto un salvataggio internazionale solo quattro anni fa.
Le ragioni per l’adesione della Lettonia
Ma lo stato baltico vuole fare proprio questo, nonostante lo scetticismo pubblico. Si sta spingendo a diventare il diciottesimo membro dell’euro a gennaio, seguendo le orme dell’Estonia, il suo vicino Baltico a nord, che ha aderito al culmine della crisi dell’euro nel 2011.
Le ragioni della Lettonia per l’adesione sono diverse ma sottolineano l’attrazione dell’euro per molti paesi piccoli. Si va dalla protezione percepita in quanto parte di una valuta più grande al desiderio di utilizzare l’euro per perdere lo status di paese povero d’Europa.
Eppure, l’ingresso è tutt’altro che assicurato perché aumentano le preoccupazioni sulla quantità di denaro russo che entra nel suo sistema bancario, preoccupazioni che si sono intensificate dopo la crisi di Cipro. Ma per la Lettonia, forse l’obiettivo primario di adesione all’euro è quello di consolidare la sua posizione in Europa due decenni dopo aver ottenuto l’indipendenza dall’Unione Sovietica.
"Ci troviamo in una posizione geopolitica molto fragile. Dovremmo essere integrati il più possibile nelle istituzioni europee", dice Andris Vilks, ministro delle finanze. Edgars RINKĒVIČS, ministro degli Esteri, aggiunge: "Il mio messaggio principale è che la Lettonia si unisce all’euro come scelta geopolitica".
La Lettonia è stato nell’UE e nella NATO per un decennio, ma i suoi leader vedono ora il centro di gravità in Europa muoversi verso la zona euro. Con la sua vasta popolazione di etnia russa e il suo ruolo come centro bancario per molti paesi ex sovietici, l’adesione all’euro è considerata politicamente vitale dall’elite.
"Quello che vediamo e quello che sta diventando sempre più evidente è che l’Unione europea si sta dirigendo verso un’Europa a due velocità, con il nucleo dell’Europa che è fondamentalmente la zona euro. Dobbiamo decidere noi: vogliamo appartenere al nucleo o alla periferia?" chiede Valdis Dombrovskis, primo ministro.
Si tratta di una domanda che molti dei paesi europei più piccoli al di fuori dell’euro stanno prendendo in considerazione. Il dibattito in paesi come l’Islanda, all’altro lato del continente, è se avere la propria moneta sia un aiuto o un ostacolo in tempi di crisi.
Situazione economica
La Lettonia rimane un paese impoverito, tra i più poveri in Europa, dopo la Romania e la Bulgaria, e il suo PIL è ancora al di sotto dei livelli pre-crisi. La disoccupazione è scesa da picchi di oltre il 20%, ma rimane alta al 10,9%.
I leader del paese sperano che l’euro possa fornire una spinta per l’economia e per la qualità della vita. Il signor Dombrovskis dice che dovrebbe aumentare gli investimenti nel paese, migliorando la sua stabilità finanziaria. Eliminare i costi di conversione di valuta e tassi di interesse più bassi avrebbero anche un effetto positivo.
Daniels Pavluts, il ministro dell’economia, dice che l’adesione all’euro aiuterà la Lettonia a riprendersi, ma non la renderà magicamente ricca: "L’euro è un mezzo, non il fine. Si tratta di uno degli strumenti in grado di assicurare che l’economia della Lettonia converga nel tempo senza creare squilibri sociali o politici", ha detto.
Dubbi
I dubbi sono tanti. La maggioranza dei lettoni rimane contraria, con un recente sondaggio che mostra che il 33% vede la possibile introduzione dell’euro come qualcosa di positivo e il 63% come qualcosa di negativo. Parte di ciò potrebbe essere collegato al passato sovietico della Lettonia, quando il rublo era tutt’altro che stabile. Nicolas Albana, responsabile locale per Atea Global Services, una società di servizi IT, ricorda che sua suocera portò i suoi risparmi di una vita ad un mercato locale, dopo una svalutazione Sovietica solo per scoprire che tutto quello che poteva acquistare era una barretta di cioccolato.
"Forse questa è una delle ragioni per cui le persone sono scettiche in questo momento perché, in particolare le generazioni più anziane sono scettiche sui soldi e sui cambi. Si sentono come se li stessero per derubare".
| Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: Financial Times |
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