La Francia si riprende la propria sovranità economica: basta austerità, deficit al 4,4%. Bruxelles furiosa

Vittoria Patanè

01/10/2014

02/10/2014 - 11:24

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La Francia rifiuta i diktat di Bruxelles e si riprende la propria sovranità nazionale. No all’austerità, deficit al 4,4% del PIL. Bruxelles furiosa

La Francia si riprende la propria sovranità economica: basta austerità, deficit al 4,4%. Bruxelles furiosa

Il Governo francese si ribella a Bruxelles. Non adotterà nuove misure di austerità per risanare i conti.

La legge di Bilancio per il 2015 prevede un deficit al 4,4% del PIL per il 2014, al 4,3% per il 2015, al 3,8% per il 2016, al 2,8% per il 2017.

Ci vorranno dunque ancora tre anni per rientrare sotto il tetto del 3% imposto dai parametri europei. Con buona pace dei burocrati e del Fiscal Compact, ma anche dei precedenti accordi che prevedevano che i cugini transalpini restassero sotto il 3% a partire dal’anno in corso.

L’esecutivo parigino non ha intenzione di vessare i cittadini con ulteriori tasse per rispettare dei criteri imposti dall’esterno. L’austerità non è una soluzione per i francesi che dimostrano di non temere l’ira dell’Unione:

«

Abbiamo preso la decisione di adattare il passo di riduzione del deficit. La nostra politica economica non sta cambiando, ma il deficit sarà ridotto più lentamente del previsto a causa delle circostanze economiche».

queste le parole di Michel Sapin, ministro delle Finanze, che aggiunge:

«nessun ulteriore sforzo sarà richiesto alla Francia, perché il governo - assumendosi la responsabilità di bilancio di rimettere sulla giusta strada il paese - respinge l’austerità».

Una presa di posizione forte con la quale i francesi rivendicano l’autonomia di poter decidere del loro futuro in quanto Nazione e non come pezzi del puzzle europeo.

Il ministro delle Finanze aveva già annunciato che i target di deficit previsti per il 2015 sarebbero stati irraggiungibili, tanto più se si tiene conto che l’anno prossimo il paese crescerà solo dell’1%. I tentativi dell’esecutivo di tagliare la spesa pubblica di 50 miliardi di euro entro il 2017 rappresentano già uno sforzo «senza precedenti», non si può chiedere di più. Sapin ha però riconosciuto che nello stesso periodo di riferimento il totale della spesa pubblica registrerà un rialzo dello 0,2%. Ciò comporterà un rialzo del debito pubblico per il 2016 al 98% del PIL. La discesa inizierà solo l’anno seguente.

Ricordiamo che la Francia, si trova attualmente con un debito pubblico superiore ai 2.000 miliardi (95,1% del PIL) e nel 2015 proseguirà con il programma di spending review, con 7,7 miliardi di risparmi sui costi dello Stato e dei suoi operatori.

La spesa pubblica transalpina scenderà dal 56,5% del Pil nel 2014 al 56,1% nel 2015, per poi proseguire con un calo graduale (55,5% nel 2016 e 54,5% nel 2017), fino a raggiungere nel 2019 il pareggio di bilancio.

Insomma la politica fiscale imposta dall’Unione Europea ai suoi Paesi membri viene totalmente messa da parte in nome della libertà decisionale della Nazione in materia economica. Una scelta precisa che Bruxelles non ha preso bene, ma che per il momento non è stata commentata dai vertici europei. E noi, in tutto ciò, come ci collochiamo?

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