Con la pandemia cambiano i rapporti di forza tra le due superpotenze: nel 2020 la Cina è stata la prima destinazione per gli investimenti stranieri, con gli USA che hanno registrato una contrazione del 49% rispetto all’anno precedente. Crolla anche l’attrattività dell’UE, -71%.
Nel 2020 il volume degli investimenti stranieri in Cina è cresciuto del 4%, consentendo al Dragone di superare gli Stati Uniti in termini di attrattività verso le aziende internazionali.
Un risultato, questo, che evidenzia ulteriormente l’impatto della pandemia sull’economia globale: gli Stati Uniti, a lungo al primo posto, hanno infatti registrato un calo del 49% degli investimenti stranieri nel territorio nazionale, a causa delle misure restrittive implementate dall’amministrazione Trump – e ora rafforzate da Joe Biden con i suoi primi ordini esecutivi – per contenere l’avanzata del virus.
Duro colpo anche per l’economia dell’Unione europea, con il flusso di investimenti stranieri che ha subito una contrazione del 71% durante gli ultimi dodici mesi: sul fondo della classifica Italia e Regno Unito, i due Stati continentali che più hanno sofferto le evoluzioni sul fronte pandemico.
Cina al primo posto per investimenti stranieri
Il sorpasso della Cina ai danni degli Stati Uniti è un evento epocale, ma non sorprendente: dopo aver subito l’avanzata del virus nei mesi primaverili, infatti, il Governo di Pechino – grazie anche alle misure draconiane imposte ai cittadini e a un sistema di tracciamento altamente efficace – è riuscito a defibrillare l’economia nazionale, come evidenziato dalla crescita del Pil nel 2020 (sebbene a livelli inferiori rispetto al trend pre-pandemia).
Gli investimenti stranieri in Cina, segnalati in crescita del 4% nel 2020 dalla United Nations Conference on Trade and Development, permettono ora al Dragone di collocarsi al primo posto, scalzando dal trono la prima economia del mondo: una rivoluzione, questa, che ora promette di accelerare lo spostamento del centro di gravità dell’economia globale verso Oriente.
Il sorpasso, ben inteso, è stato favorito anche dalla performance particolarmente negativa degli Stati Uniti, che nel 2020 hanno attirato un volume di investimenti stranieri inferiore del 49% rispetto all’anno precedente. Sul banco degli imputati, non solo la pandemia.
Nel 2016, infatti, gli investimenti delle aziende internazionali negli Stati Uniti ammontavano a 472 miliardi di dollari, contro i 124 miliardi che affluivano in Cina. Da lì, anno dopo anno, la distanza tra le due superpotenze si è assottigliata: le misure restrittive anti-Covid, a ben vedere, hanno solo accelerato un trend già favorito dal protezionismo trumpiano.
UE: nel 2020 crollo degli investimenti stranieri, -71%
A leccarsi le ferite, dopo un anno vissuto pericolosamente sul fronte pandemico, anche l’Unione europea: la prima, la seconda e infine la terza ondata hanno costretto le principali economie continentali ad implementare a più riprese lockdown nazionali, favorendo una contrazione del Pil senza precedenti.
In rosso soprattutto il volume degli investimenti stranieri: -71%, con la Germania – economia leader del continente – in grado di collocarsi al di sopra della media europea (-61%). Soffrono, invece, Italia e Regno Unito: tra pandemia e Brexit, le due economie non sono riuscite ad attrarre nuovi investimenti nel corso del 2020.
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