La Befana, origini e storia dalla calza a dolci e carbone: perché si festeggia il 6 gennaio

Matteo Novelli

05/01/2021

25/08/2021 - 11:47

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Qual è la storia della Befana e quali sono le origini di questa figura legata al giorno dell’Epifania? Perché porta dolci e carbone dentro una calza? Ecco perché si festeggia il 6 gennaio.

La Befana, origini e storia dalla calza a dolci e carbone: perché si festeggia il 6 gennaio

L’Epifania 2021 porta con sé non solo la fine delle feste ma anche la Befana: una figura importante quasi quanto quella di Babbo Natale in Italia, le cui origini hanno a che fare con la tradizione folcloristica italiana. Ma perché si festeggia con la calza e dolciumi e qual è la storia e le origini esatte della Befana?

Il giorno della Befana è il 6 gennaio, ovvero quello dell’Epifania: la figura della vecchietta che, a bordo di una scopa e ricoperta di stracci, sorvola i cieli della nostra penisola per portare dolci (o carbone) di casa in casa è una leggenda tipicamente italiana, non conosciuta all’estero (dove viene applicata secondo altre versioni).

Scopriamo insieme da dove arriva la befana e perché si lega al giorno dell’Epifania che, secondo la religione cattolica, è associata alla figura dei Re Magi.

La Befana: storia e origini della vecchietta protagonista dell’Epifania

L’origine del termine “Befana” è strettamente legato a “Epifania” essendone una sua corruzione lessicale: il termine greco originale ἐπιφάνεια (epifáneia) è andato evolvendosi nel corso dei secoli fino a portare a bifanìa e befanìa.

Il contenuto è poi radicalmente cambiato: la sua origine culturale è connessa a riti propiziatori pagani del X-VI secolo a.C, legati al raccolto dell’anno appena trascorso e quello nuovo (accompagnato da un rito propiziatorio addetto).

I Romani ereditarono questa tradizione rituale inserendola all’interno del proprio calendario festeggiando e rendendo omaggio alla fine dell’anno solare e all’inizio del solstizio solare. E la Befana dov’è in tutto questo? Nell’associazione che vedeva i Romani immaginare alcune donne sorvolare nei campi in 12 notti portando fertilità ai raccolti.

Si innesta per la prima volta la figura di una donna che vola e che porta con sé cibo e ricchezza: in principio per alcuni era Diana, dea associata alla Luna e alla caccia, mentre per altri Sàtia (dea della sazietà) e Abùndia (dea dell’abbondanza). Il mito è incerto ma per arrivare all’amorevole vecchietta “con le scarpe tutte rotte” bisogna proseguire fino al IV secolo d.C. quando la Chesa bandì e condannò diverse tradizioni associate ad antichi riti pagani.

Ed ecco che da divinità la Befana diventa quasi una strega, con tanto di scopa, e il suo aspetto anziano viene associato al vecchio anno che se ne va effettuando un ultimo passaggio sul mondo. Fu il Cattolicesimo a riammettere, per gradi, la figura della Befana conferendogli un significato diviso tra bene e male. Il 6 gennaio la vede tornare anche all’antica numerazione, separando il Natale e l’Epifania alla distanza esatta di 12 giorni.

La calza della Befana: da dove arriva la tradizione di dolci e carbone

Dolci e carbone: quest’ultimo non è sempre stato un simbolo negativo, fu la Chiesa a renderlo tale identificandolo come punizione per i bambini che non si erano comportati bene. Il carbone era invece in precedenza un dono gradito, ricordando il rinnovamento della stagione e dell’anno appena iniziato.

La calza, nella realtà contadina povera, aveva una doppia funzione: da una parte portare alcuni frutti del raccolto in vista del nuovo anno, dall’altra donare un indumento caldo utile a sopravvivere durante l’inverno appena iniziato.

Secondo la leggenda uni dei sette re di Roma, Numa Pompilio, aveva l’abitudine di appendere in una grotta durante il solstizio d’inverno proprio una calza, un rito propiziatorio che gli avrebbe poi portato doni e ricchezze da una ninfa. Un’altra tradizione contadina vedeva invece i bambini mettere in bella vista le loro scarpe migliori per la Befana che, come vuole la filastrocca, va in giro coperta di stracci e con calzature bucate e consumate. Se la Befana ne aveva bisogno, le prendeva ma solitamente i bambini che seguivano questa tradizione si ritrovavano la mattina seguente con le scarpe intatte e ripiene di dolciumi.

La Befana, l’Epifania e i Re Magi

Certo, come sappiamo l’Epifania ha di per sé un altro significato e vede protagonisti alcune delle figure più importanti della natività, i Re Magi.

Eppure anche la Befana si inserisce in questa liturgia grazie a una leggenda cristiana del XII secolo: i Re Magi, in viaggio verso Betlemme per incontrare e porre i loro omaggi a Gesù Bambino, si persero e nel tentativo di ritrovare la strada chiesero aiuto e indicazioni a una signora molto anziana.

La vecchietta indicò a Gaspare, Melchiorre e Baldassarre il percorso e fu invitata dai tre a seguirli, invitò che declinò con grande pentimento. Per porre rimedio, preparò una gran quantità di dolci e uscì di casa per raggiungerli. Non li trovò mai e da quella notte la leggenda vuole che la stessa anziana si ferma di notte in notte nelle case dei bambini il giorno dell’Epifania, regalando dolci a tutti nella speranza di ritrovare Gesù.

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