Molti paesi asiatici, guidati da Russia e Cina, stanno mettendo a punto un processo di de-dollarizzazione per ridurre sempre più la dipendenza dalle economie occidentali
Nonostante i recenti timidi segnali di distensione tra la Russia di Vladimir Putin e i leader occidentali, al Cremlino sono in corso grandi manovre economico-finanziarie volte a ridurre la dipendenza di Mosca dal commercio e dalla finanza di Europa e Stati Uniti. Da quando sono state comminate pesanti sanzioni economiche alla Russia, a seguito dell’annessione unilaterale della penisola di Crimea e della politica estera sempre più aggressiva di Putin, a Mosca si sta cercando il modo migliore per uscire gradualmente dal meccanismo economico-finanziario internazionale imperniato sul dollaro americano. I segnali di “de-dollarizzazione” stanno arrivando anche da altri paesi orientali, in particolare dalla Cina che vorrebbe aumentare il peso dello yuan nel commercio e nella finanza globale.
Le banche russe stanno valutando una maggiore diversificazione valutaria per sganciarsi dalla dipendenza del dollaro, guardando con grande interesse verso lo yuan cinese e altre divise asiatiche. La Cina è senza dubbio il paese che si sta muovendo di più in un’ottica di “de-dolarization” della finanza mondiale. Entro fine mese sarà creata alla City di Londra una stanza di compensazione in yuan, ma a breve ce ne sarà un’altra anche a Francoforte. Senza contare che sarà possibile per la Cina aprire filiali delle sue banche a Londra, essendo caduti ormai i vincoli sulla creazione di sussidiarie internazionali nel Regno Unito.
La Cina potrà così aumentare sensibilmente la sua capacità di erogare credito nell’alta finanza londinese ed estendere il suo raggio d’azione nel Vecchio Continente. Non è un mistero che Londra sia sempre più propensa a diventare un polo di attrazione per i grandi capitali della finanza orientale, in particolare arabi e cinesi. Nel frattempo in molti paesi asiatici, e non solo in Russia e Cina, si moltiplicano i segnali di allontanamento dal biglietto verde. Basti pensare all’India e all’Iran, che hanno di recente firmato accordi bilaterali con Mosca e Pechino per aumentare l’interscambio nelle proprie valute senza passare necessariamente attraverso il dollaro.
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