In un numero di qualche giorno fa del Business Insider, Joe Weisenthal riporta l’indice PMI europeo (indice che funge da segnale di preallarme per i dati economici ufficiali), che è veramente molto triste. Non c’è dubbio che il continente sta cadendo sempre più in profondità nella recessione, anche nei paesi centrali. E la lettura di questa notizia mi ricorda qualcosa che avevo intenzione di scrivere - e cioè, che le discussioni sui problemi in Europa, e il dibattito sull’austerità, spesso soffrono di una tendenza a confondere due questioni leggermente diverse.
Il discorso dell’austerità
Una questione - che è quella che ottiene maggiore attenzione - comporta il grado di austerità imposto ai paesi debitori. Chiaramente, le nazioni debitrici hanno ben poca scelta di fronte alle richieste della troika a meno che non siano disposti ad abbandonare l’euro - e questa è una linea che nessuno è stato ancora disposto ad attraversare, anche se Cipro e l’inizio dei controlli di capitale stanno avvicinando la possibilità. Per quanto riguarda la troika stessa, direi che per difendere i propri interessi da parte sua potrebbe imporre un’austerità più mite. Ma anche gli scettici dell’austerità sarebbero d’accordo nel dire che in alcuni paesi l’austerità sia inevitabile, questo è il prezzo di una politica monetaria “one-size-fits-all” (ossia, una taglia che va bene a tutti).
La situazione dell’Europa
Ma c’è un problema a parte - lo stato di tutta l’Europa. Quello che è successo in Europa è che i paesi periferici sono stati costretti ad un’estrema austerità, ma questo non è stato compensato nei paesi del centro- in effetti, i paesi centrali hanno avviato varie misure di austerità, anche se non così gravi. Così il risultato complessivo è stato una forte contrazione fiscale in Europa - il saldo corretto per il ciclo è molto più stretto di quanto non fosse prima della crisi, anche se la domanda del settore privato resta molto debole - senza essere compensato nemmeno da un allentamento della politica monetaria.
I responsabili politici europei sembrano sorpresi del fatto che questo mix abbia dato vita ad una doppia recessione, ma non hanno diritto di esserlo - è esattamente quello che la macroeconomia di base avrebbe suggerito loro di aspettarsi.
Euro, costruzione imperfetta
E questo, a sua volta ti dice che l’euro è una costruzione ancora più imperfetta di quanto avesse potuto prevedere la teoria dell’area valutaria ottimale. L’OCA ha sottolineato il problema della politica “taglia unica” di fronte a "shock asimmetrici" - il problema di come i paesi possono reggere se la loro economia sta crollando, mentre il resto dell’area valutaria è in pieno boom. Ma si scopre che in tempi di generale debolezza economica il problema è aggravato dalla asimmetria delle pressioni rivolte ai diversi paesi, per cui le economie in difficoltà sono costrette a fare politiche restrittive, mentre le economie meno in difficoltà non sentono alcun bisogno di allentare, in modo che l’orientamento generale della politica ha una forte tendenza deflazionistica.
Come dice Matt O’Brien, questo è lo stesso problema che i paesi hanno affrontato sotto il gold standard - un problema che hanno affrontato, alla fine, uscendo dall’oro.
Se i politici europei vogliono davvero salvare l’euro, una cosa che dovrebbero fare sarebbe quella di respingere con forza i pregiudizi deflazionistici del loro sistema. Purtroppo, per quanto ne so io, non sono nemmeno disposti a riconoscere che il problema esiste.
| Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: The Conscience of a Liberal |
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