Torna a parlare Julian Assange e lo fa dalla prigione di vetro dell’ambasciata ecuadoregna di Londra. Da più di un anno è rinchiuso lì, se uscisse, verrebbe immediatamente arrestato dagli uomini di Scotland Yard che pattugliano ininterrottamente la zona in attesa di un suo passo falso. Ma lui non cede.
In una lunga intervista rilasciata a “L’Espresso” parla di tutto: dalla sua candidatura alle prossime elezioni australiane al ruolo svolto in passato da Wikileaks, dalla sorveglianza cui ogni cittadino viene sottoposto dallo stesso Stato a cui appartiene alla democrazia e alle trappole della Rete.
Lui, l’uomo che da solo ha messo in imbarazzo Nazioni su Nazioni, ha tolto il sonno ai più alti funzionari internazionali per i segreti che ha rivelato e che poteva rivelare, paga tutto quello che ha fatto con la segregazione, ma non sembra essersene pentito minimamente.
Non sorprende quindi che il suo sguardo negli ultimi anni si sia posato anche sull’Italia e sul “fenomeno Beppe Grillo”. Quello che è successo nelle passate elezioni non se l’aspettava neanche lui, il re della Rete, ma nonostante questo ammette: “è qualcosa che ha senso”.
Ma c’è di più, le prime parole che Assange pronuncia sul leader del Movimento 5 Stelle suonano quasi come una benedizione:
"Io non so come il suo movimento politico si sia formato esattamente, ma è il risultato di una nuova politica che prende forma molto rapidamente grazie a Internet, che fa breccia nella barriera delle comunicazioni eretta dai media tradizionali".
Assange e Grillo
Ammette di non conoscere a fondo la situazione italiana, ma la osserva con curiosità da tre anni, da quando il comico genovese ha deciso di formare un vero e proprio movimento e tentare una scalata al Parlamento. Ne è rimasto sorpreso anche lui, nonostante da anni non faccia altro che ripetere quanto sia importante il ruolo di internet nella costruzione della democrazia. I cittadini hanno il diritto di sapere, la Rete è il veicolo, nonostante i pro e i contro contenuti nella sua stessa natura:
“Lo osservo a intermittenza da tre anni. Il suo successo è innegabilmente impressionante sia dal punto di vista politico che logistico. E’ uno dei pochi politici italiani che ha supportato pubblicamente me e WikiLeaks durante la tempesta e questo va a suo credito”.
Ma nonostante questo, il suo giudizio non è totalmente positivo.
I dubbi di Assange
Ha qualche riserva Julian Assange e lo dice chiaramente. Internet è un megafono, è un modo di far conoscere all’opinione pubblica la verità, è uno strumento che aiuta a mantenere la democrazia, ma quando si eccede, il suo giudizio cambia, soprattutto quando si chiede ai cittadini di intervenire nelle decisioni politiche:
“Sebbene io sia convinto che la democrazia diretta sia molto importante per controllare gli eccessi dei leader politici, credo che le persone siano impegnate a vivere le proprie vite e non dovremmo aspettarci che si impegnino nelle questioni specifiche della politica o nell’avere a che fare con le burocrazie e gli affari esteri. Vogliono delegare queste funzioni a persone di cui si possono fidare, esattamente come quando si nomina un avvocato per andare in tribunale. Non si va in tribunale da soli, si nomina un avvocato di cui ci possa fidare e che sia competente e capace. E così in modo analogo in politica”.
Insomma chiedere ai cittadini di scegliere da soli tramite internet, è azzardato pure per uno come Julian Assange.
Il successo del M5S secondo Assange
Julian Assange ha cercato di trovare una spiegazione all’escalation del M5S e c’è riuscito. La sua spiegazione ha un nome: Beppe Grillo.
Secondo lui il successo del M5S non sta solamente nella forma di democrazia diretta che ha cercato e cerca di applicare attraverso la rete, ma nella figura del suo leader. Per spiegarlo, utilizza un paragone col famoso Partito Pirata di Berlino:
“Ho visto il Partito pirata di Berlino: le interazioni tra le piattaforme e le dinamiche politiche e sociali sono state un disastro totale. Il movimento di Beppe Grillo ha qualcosa di veramente importante che il Partito pirata di Berlino non ha: ha Beppe Grillo”.
È proprio nella figura di Grillo la chiave, nell’uomo che ha saputo prendersi la responsabilità delle sue azioni ed è stato premiato. Ha usato internet, ma ci ha messo anche la faccia. Ecco perché ha vinto.
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