Super zona rossa: cos’è e quali regole prevede?

Fiammetta Rubini

10 Marzo 2021 - 11:35

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Una super zona rossa nazionale di 3-4 settimane per la vaccinazione di massa o, in alternativa, un lockdown per weekend e giorni festivi, con coprifuoco anticipato alle 20. Le ipotesi in attesa della decisione del Governo.

Super zona rossa: cos’è e quali regole prevede?

Una super zona rossa nazionale di 3-4 settimane, con uscite consentite solo per motivi di lavoro, salute e necessità o per fare il vaccino. O ancora weekend blindati, zona gialla rafforzata e orario di coprifuoco anticipato. Queste le ipotetiche nuove misure in arrivo a ridosso dell’entrata in vigore del Dpcm 2 marzo, che potrebbe essere modificato d’urgenza poiché inadatto a fronteggiare la nuova ondata dell’epidemia.

La super zona rossa non sarebbe solo una misura di contenimento per abbassare la curva dei contagi, ma servirebbe anche per organizzare al meglio la vaccinazione di massa. Il piano del Governo prevede infatti di somministrare tutte le 26 milioni di dosi di vaccino in arrivo in Italia da qui a fine aprile. “Entro l’estate tutti gli italiani saranno vaccinati”, ha annunciato Speranza.

Il premier potrebbe varare il nuovo Dpcm entro venerdì con entrata in vigore già dal weekend, ma si attende conferma ufficiale. Intanto cerchiamo di capire cos’è la super zona rossa di cui si sta parlando in questi giorni, dove potrebbe scattare e perché.

Cos’è la super zona rossa

La super zona rossa è una delle ipotesi che il Governo starebbe vagliando per affrontare in modo più efficace l’ondata di casi spinta dalle varianti e per premere sull’acceleratore della campagna vaccinale.

Non è una misura annunciata da ministri o fonti vicine a Palazo Chigi, bensì una supposizione dei media che sarebbe fondata sulle indicazioni date dal Cts all’esecutivo in merito alla stretta ritenuta ormai necessaria. Non è chiaro se si tratterà di una maxi zona rossa nazionale che porterà chiusure generalizzate in tutta Italia, ma da quel che è emerso, il lockddown nazionale sarebbe l’ultima spiaggia per il Governo, e non fa parte delle indicazioni del Cts.

Il piano per contrastare l’aumento dei casi e abbassare la curva dei contagi prevedrebbe piuttosto l’instaurazione di un lockdown totale mirato, ossia nei territori più a rischio. Il Governo potrebbe infatti dare l’ok al nuovo criterio per far scattare automaticamente la zona rossa laddove si registrano almeno 250 casi ogni 100mila abitanti in 7 giorni.

La cosiddetta super zona rossa consisterebbe quindi o in zone rosse automatiche con un’incidenza di 250 casi/100mila abitanti, o in Italia in zona rossa solo nel weekend, per bloccare la mobilità delle persone e le occasioni di assembramento nei giorni più a rischio. Un’altra ipotesi al vaglio è l’introduzione di una zona rossa (o arancione rafforzato) nazionale per 3/4 settimane, per abbassare la curva e implementare l’immunizzazione.

Le regioni verso la zona rossa

Prima di arrivare alla drastica soluzione lockdown, però, l’esecutivo potrebbe optare per un inasprimento dei controlli e una stretta nel weekend. A dettare la linea da seguire sarebbe dunque la circolare del Viminale che invitava a prestare particolare attenzione ai luoghi della movida e alle zone più a rischio assembramento nel fine settimana

Stando alle fonti vicine al Governo, il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro avrebbe avanzato l’ipotesi di anticipare l’orario di coprifuoco alle 20 in tutte le regioni, tranne quelle della zona bianca. Ma questa misura sarebbe l’ennesima stangata sulle attività commerciali, che dovrebbero fare chiusura anticipata alle 19. Ragion per cui la decisione è stata rimandata.

Va evidenziato come ancora nessuna decisione sia stata presa, e ci muoviamo quindi nel campo delle ipotesi. Tutto dipenderà dall’evoluzione della curva epidemiologica nelle prossime settimane, come già confermato dal ministro della Salute Roberto Speranza martedì. In base a questo, il governo valuterà eventuali misure da adeguare.

Intanto, però, alcune Regioni esprimono forte preoccupazione in merito all’andamento della situazione epidemiologica e alla sempre più ampia circolazione della variante inglese: il Piemonte va verso la zona rossa. “Il rischio è piuttosto concreto”, ha detto l’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi in un’intervista a Radio Veronica One. “Ci avviciniamo ai 250 positivi ogni 100mila abitanti, che è la soglia che fa scattare la zona rossa”. Allarme anche in Emilia Romagna, dove “l’arancione non basta più”, ha detto il governatore Bonaccini, pronto a misure più aspre, e nelle Marche, arancione ma di fatto quasi rossa.

E poi c’è il Friuli Venezia Giulia, con il presidente Massimiliano Fedriga che vorrebbe alzare il livello delle restrizioni poiché non si sente tranquillo in zona arancione.

Le misure fino a dopo Pasqua

Intanto, le misure che resteranno in vigore per il prossimo mese prevedono coprifuoco dalle 22 alle 5 in zona gialla, arancione e rossa. In zona bianca sono le ordinanze regionali a stabilire l’orario di ritorno a casa.

Per quanto riguarda le scuole, lezioni in presenza sospese per ogni ordine e grado in zona rossa, mentre in fascia gialla e arancione sono i presidenti delle Regioni a decidere le modalità della didattica.

Spostamenti tra regioni vietati anche in fascia gialla e bianca fino al 27 marzo: si viaggia solo per motivi di lavoro, salute, necessità o rientro al proprio domicilio, abitazione o residenza. In zona arancione vige il divieto di uscire dal proprio Comune, e in zona rossa sono vietate le visite a casa di amici e parenti. Decade il divieto di asporto dopo le 18 in tutte le zone, ma solo per enoteche ed esercizi di commercio al dettaglio di bevande.

Nel weekend e nei giorni festivi e prefestivi i negozi all’interno dei centri commerciali restano chiusi fatta eccezione per tabacchi, edicole e librerie, farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, generi alimentari, prodotti agricoli e florovivaistici.

Dal 27 marzo solo in zona gialla riaprono i musei nel weekend e i teatri e i cinema, con capienza fino al 25%, massimo 400 spettatori all’aperto e 200 al chiuso per ogni sale, con posti a sedere preassegnati e obbligo di mascherina e distanziamento.

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