L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha deciso di tagliare il giudizio sul merito di credito della Repubblica Italiana a “BBB” dalla precedente valutazione “BBB+”, assegnata l’ultima volta a inizio gennaio 2012. Confermato l’outlook a “negative”, per cui non sono esclusi nuovi declassamenti nei prossimi trimestri. Secondo gli esperti di S&P, i target di bilancio 2013 sarebbero a rischio per il modo in cui il governo Letta sta affrontando doversi dossier relativi allacopertura del deficit pubblico, in particolare con la sospensione dell’Imu sulla prima casa e con il rinvio dell’aumento dell’Iva.
Dopo l’annuncio del downgrade di S&P, il premier italiano Enrico Letta ha dichiarato che l’Italia resta un “vigilato speciale” ma il fatto che il declassamento sia avvenuto di martedì anziché, come di solito avviene, di venerdì rischia di creare problemi all’azionario domestico e ai titoli di stato in quanto ora ci saranno ben tre giorni di tempo a disposizione degli investitori per metabolizzare il downgrade. Secondo l’esecutivo, la decisione di S&P non tiene conto del programma di interventi economici già annunciati dal governo.
S&P ha una view ancora molto negativa sull’economia italiana, che secondo l’agenzia dovrebbe evidenziare una decrescita dell’1,9% quest’anno dopo la flessione del 2,4% dello scorso anno. Secondo S&P, la bassa crescita dell’Italia è dovuta soprattutto alla rigidità del mercato del lavoro e dei prodotti. Stamattina è tutta da verificare l’apertura di borsa e spread. Ieri a Piazza Affari l’indice azionario FTSE MIB ha chiuso con un calo dello 0,06% a 15.791 punti. Lo spread Btp-Bund ha chiuso a 275 punti base, per un rendimento del Btp decennale del 4,4%.
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